Guardiola attacca la Federcalcio: “Magari un giorno mi chiederanno scusa. Ma so che non succederà”

Pep Guardiola, alla vigilia della partita che il Manchester City giocherà contro il Napoli, non ha dimenticato la controversia che ha segnato la sua prima stagione in Serie A quando indossava la maglia del Brescia. A distanza di anni, l’attuale manager catalano ha rinfocolato la polemica, puntando il dito contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio per le accuse che lo coinvolsero nel 2001/2002.
Intervistato da Sky Sport nelle ore precedenti all'esordio dei Citizens in Champions League contro i campioni d'Italia in carica, Guardiola ha affermato: "Magari la FIGC un giorno si scuserà per il mio caso doping a Brescia, ma so che non succederà". Parole decise, che svelano non solo amarezza ma anche una richiesta di riconoscimento pubblico che non è mai arrivato, nonostante l’assoluzione.

Guardiola lancia una frecciata alla FIGC: "Magari si scuserà per il mio caso doping a Brescia"
Rispondendo ad una domanda su Carlo Mazzone, suo allenatore a Brescia, Guardiola ha affermato: "È stato un privilegio conoscerlo in vita, imparare da lui. Mi ha anche sostenuto in un momento di difficoltà, quando tutti gli stranieri arrivati quell’anno in Italia sono stati accusati di doping".
Sullo stesso tema l'ex centrocampista delle Rondinelle ha rincarato la dose e si è tolto un sassolino dalla scarpa che probabilmente voleva togliersi da parecchio tempo: "Ma il problema era a Milano, un centro sportivo che ha truffato: noi eravamo lì e siamo stati beccati. Sette anni dopo mi hanno assolto, magari un giorno la Figc mi chiederà scusa, ma so che non succederà…”.

La squalifica di Guardiola per doping a Brescia: tutta la vicenda
L'episodio controverso si sviluppò nella stagione 2001/2002, durante il periodo a Brescia di Pep Guardiola: il centrocampista catalano venne coinvolto in un caso di doping che fece molto rumore. Nel novembre 2001, dopo un controllo antidoping successivo a una gara di campionato, il calciatore risultò positivo alla nandrolone, una sostanza proibita. L’esito dei test portò alla sua squalifica di quattro mesi e a una multa, provvedimento che colpì uno dei giocatori più rispettati e tecnici del calcio europeo. Guardiola, noto per la sua integrità e per lo stile di gioco pulito, respinse con decisione ogni accusa, sostenendo la propria innocenza e dichiarando di non aver mai assunto sostanze dopanti.
Il caso non si chiuse rapidamente: seguirono anni di ricorsi e procedimenti legali. Nel frattempo, Guardiola continuò a giocare, trasferendosi anche alla Roma e poi all’Al Ahly in Qatar, pur rimanendo sotto l’ombra di quella vicenda. Solo nel 2007, dopo un lungo iter giudiziario, il Tribunale di Brescia e successivamente la Corte d’Appello di Brescia lo assolsero definitivamente, stabilendo che non vi erano prove sufficienti per confermare l’accusa e che il calciatore non aveva commesso alcuna violazione intenzionale.
La vicenda è oggi ricordata come un episodio controverso ma superato. Guardiola stesso ha più volte sottolineato quanto quel periodo sia stato difficile, spiegando che l’assoluzione ha rappresentato una liberazione personale e professionale.