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Gianni Vio, lo specialista delle palle inattive: “Per ogni partita basta preparare un solo schema”

Gianni Vio, specialista nella preparazione dei calci piazzati, racconta a Fanpage.it racconta come le palle inattive possano cambiare il destino di una partita: “Non servono cento schemi, ma idee chiare e mente libera”.
A cura di Vito Lamorte
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Nel calcio moderno ogni dettaglio fa la differenza. Gianni Vio, considerato uno dei massimi esperti mondiali di calci piazzati, lo sa bene: da Catania con Walter Zenga alla Nazionale Italiana di Roberto Mancini, passando per Tottenham e Fiorentina, ha costruito una carriera sull’arte delle palle inattive. Oggi lavora con il Celta Vigo, in Spagna, dove sta rivoluzionando anche il settore giovanile. A Fanpage.it Gianni Vio ha parlato dell'importanza dei calci piazzati nel calcio moderno, di metodo e di psicologia; raccontando anche le sue esperienze con Zenga, Montella, Conte e Mancini.

Mister Vio, come sta andando la sua collaborazione con il Celta Vigo?
"Bene, sto impostando un lavoro specifico sulle palle inattive, soprattutto nel settore giovanile".

Il suo lavoro in Spagna ha fruttato 50 gol in sei settimane nel vivaio, un risultato enorme…
"Sì, soprattutto considerando che l’anno prima erano stati dieci. Lavoriamo sull’organizzazione, ma anche sulla mentalità. Ogni categoria ha schemi pensati su misura: il gol nasce da un’idea, non solo da un tiro".

Come nasce la sua specializzazione?
"È una passione che ho da sempre. Ho allenato per 27 anni nei dilettanti, poi nel 1980 ho preso il patentino. Mi ha sempre affascinato studiare come una palla ferma potesse cambiare il destino di una partita. Ho sviluppato il mio metodo attraverso anni di osservazione e sperimentazione".

Gianni Vio in allenamento con la nazionale statunitense.
Gianni Vio in allenamento con la nazionale statunitense.

Nel suo libro ‘Palla inattiva. Un attaccante da 15 reti' parla di metodo e psicologia: quanto conta la componente mentale nell’efficacia di un calcio piazzato?
"È fondamentale. Al novantesimo, quando hai un’ultima punizione o un corner, tutto passa per la testa: concentrazione, fiducia, convinzione. La mente decide più dei piedi".

Lei è stato il primo in Italia a occuparsi solo di calci piazzati. Com’è nata l’avventura a Catania con Zenga?
"Un’esperienza incredibile. Walter è stato un visionario: mi ha portato in Serie A dopo anni di dilettantismo. Alla prima partita segnammo due gol su palla inattiva: fu la prova che anche in pochi giorni si può costruire qualcosa di efficace, se c’è metodo".

In Italia si parla tanto di palle inattive, ma sembra che ci si lavori poco…
"È così. Tutti gli allenatori dicono che sono decisive, ma pochi dedicano tempo sufficiente in allenamento. Eppure, il 30% dei gol nasce da situazioni da fermo. Serve una figura specifica nello staff, non si può delegare tutto al preparatore dei portieri".

Allora, mister Vio, ci dica come si costruisce uno schema vincente?
"Si parte dall’analisi: i tuoi punti forti, quelli dell’avversario, i rischi e le opportunità. Gli inglesi usano l’acronimo SWOT (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats) per indicare l'analisi egli avversari e delle proprie squadre (es. punti deboli avversari, pericoli di contropiede). Il processo include: obiettivo: Definire dove attaccare (es. primo o secondo palo); Strategia: Creare spazio (contro la marcatura a uomo) o superiorità numerica (contro la marcatura a zona): tattica: movimenti, contromovimenti e compiti specifici per ogni giocatore. Poi si decide dove attaccare – primo o secondo palo – e si lavora per creare spazi e superiorità. Ogni movimento deve avere uno scopo".

Gianni Vio al Palermo con Walter Zenga.
Gianni Vio al Palermo con Walter Zenga.

E la creatività quanto conta?
"Molto. Non esiste schema senza libertà. Io credo nella ‘libertà organizzata': ogni giocatore deve sapere cosa fare, ma anche interpretarlo. Più il livello è alto, più serve responsabilità, non rigidità".

Ha lavorato con allenatori molto diversi: Zenga, Montella, Conte, Mancini…
"Da ognuno ho imparato qualcosa. Conte cura ogni dettaglio e mi ha insegnato l’importanza della seconda palla dopo il corner. Mancini è un genio creativo, con lui nascono idee sorprendenti. Zenga è pura fantasia: a volte facevo fatica a stargli dietro! Con Montella, invece, alla Fiorentina segnammo 23 gol su palla inattiva in una stagione: un record europeo".

L’esperienza in Nazionale con Mancini è stata speciale…
"Indimenticabile. Quando arrivai a Coverciano e mi accolse Luca Vialli, fu un’emozione enorme. Con quello staff – Mancini, Salsano, Evani, Lombardo – si lavorava su ogni dettaglio. In Nazionale hai poco tempo: servono idee chiare e schemi semplici, da assimilare in 20 minuti".

C’è un gol che ricorda con più piacere?
"Ce ne sono tanti, ma quello del 93° contro il Chelsea col Tottenham resta indimenticabile. Pareggiammo al fotofinish su corner: un mix di emozione e precisione. Al Tottenham segnammo 19 gol, 16 da palla inattiva. Anche a Lugano, in otto partite, 12 reti su schema. I numeri parlano da soli".

Il trionfo agli Europei 2021 per Gianni Vio.
Il trionfo agli Europei 2021 per Gianni Vio.

C'è una squadra che sta facendo scuola in Europa: cosa pensa dell'Arsenal e del lavoro di Nicolas Jover?
"Jover è bravissimo. Lavora da anni su questi principi, prima al Brentford, poi al City e ora all’Arsenal. Si vede che hanno un piano chiaro e che dedicano tempo. L’attacco sul primo palo, i movimenti ciechi, la sorpresa: tutto studiato. E quando ci lavori ogni settimana, i risultati arrivano".

Tra i giocatori che ha allenato, chi ha mostrato più sensibilità e intelligenza nell’interpretare gli schemi da fermo?
"Giorgio Chiellini, senza dubbio. È un enciclopedico del calcio. Mi aiutava tantissimo anche nell’analisi, nella disposizione, nei duelli aerei. È uno che il campo lo vede prima".

Mister, quanti schemi prepara per una partita?
"Uno solo. Corner e punizione laterale. Se in media hai 5-6 corner, non serve prepararne dieci. Meglio un’idea chiara, con piccole varianti, ma eseguita bene".

Ultima curiosità: qual è l'errore più comune nelle squadre sui calci piazzati?
"Pensare che basti un buon tiratore o un colpitore di testa. No: serve metodo, studio e allenamento. Solo così una palla ferma diventa un’arma".

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