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Francesco Lodi re dei calci di punizione, così nasce la magia: “Ho un solo segreto”

Francesco Lodi è stato il faro per il Catania che ha conquistato la promozione in Serie C: il forte centrocampista rossazzurro a Fanpage.it ha parlato del suo rapporto speciale con il club etneo, del nuovo progetto calcistico targato Ross Pelligra e del suo futuro.
A cura di Vito Lamorte
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Posiziona la palla, prende la rincorsa e poi l'attesa. Nessuno quel giorno di febbraio del 2011 si immaginava che Francesco Lodi sarebbe diventato uno degli uomini più importanti della storia del Catania. Ogni volta che mette la palla a terra allo stadio Massimino per battere una punizione è sempre come la prima volta. Attesa e consapevolezza che qualcosa sta per accadere. Quel piede sinistro può piazzarla dove vuole, ora lo sanno tutti, ma in quel caso tra i presenti regnò lo stupore perché questo ragazzo appena arrivato ne segnò due in pochi minuti e consentì alla squadra di vincere un prezioso scontro salvezza. Adesso è diventata abitudine. Una bella abitudine.

Ciccio, per gli amici, è tornato sotto l'Etna per quattro volte e ormai è diventato un simbolo di questo club. ‘Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano', direbbe un noto cantautore. Quando ha ricevuto la chiamata per riportare i rossazzurri in Serie C non ci ha pensato due volte: "Ho sperato in una chiamata avendo fatto parte della storia di questo club".

Le cose sono andate come tutti speravamo e il Catania è tornato tra i professionisti stravincendo il suo girone e Lodi è stato anche quest'anno il faro in mezzo al campo che tutti noi abbiamo ammirato nel corso degli anni scorsi: palla lunga, palla corta, piazzati e tanta personalità per un gruppo che aveva un solo obiettivo ed è riuscito a raggiungerlo. Il bilancio del classe '84 di questa stagione è di 33 presenze, 4 gol e 7 assist per i compagni.

A Fanpage.it Francesco Lodi ha raccontato il suo rapporto speciale con Catania e il Catania, del nuovo progetto calcistico del club etneo e del suo futuro. Sì, perché nonostante i 39 anni non ha nessuna intenzione di mollare e vuole accompagnare il club nelle categorie che gli competono.

Cosa si prova ad aver riportato il Catania tra i professionisti dopo aver fatto parte di uno dei momenti più importanti della storia del club?
“È stato fatto un grande risultato con l’aiuto di tutti, perché siamo partiti in ritardo e tutto è stato fatto molto velocemente. Ogni giorno arrivavano giocatori nuovi e si è creato un gruppo, all’interno del quale chi già era qui ha provato a far capire ai nuovi cosa vuol dire indossare la maglia del Catania. Una città che vive di calcio e che negli anni ha passato momenti brutti ed eravamo stati scelti per un solo obiettivo, non c’erano altre strade. Catania merita il calcio che conta. Dovevamo riportare il Catania in Serie C e ci siamo riusciti. Sono stati importanti tutti, chi ha giocato di più e chi meno, la società e l’ambiente. Le nostre motivazioni non sono mai venute a mancare e abbiamo raggiunto l'obiettivo".

Ci svela cosa c’è dietro le quinte di questo nuovo Catania targato Ross Pelligra che vuole puntare in grande?
“C’è un grande lavoro quotidiano perché è una società rinata da zero e all’interno ci sono anche figure come ex calciatori che hanno vissuto il calcio in maniera diversa. C’è un lavoro enorme e si prova sempre a fare qualcosa in più per cercare di colmare il gap perso negli anni. Ora il Catania è tornato nelle categorie che gli competono e bisogna solo continuare su questa strada”.

Cosa l’ha spinta a tornare a Catania per giocare in Serie D?
"Io la Serie D l’avevo fatta a Messina e l’avevo vinta, ma dopo non c’è stata l’iscrizione. Quando ho visto cosa era accaduto al Catania, ho sperato in una chiamata avendo fatto parte della storia di questo club. È un cerchio che si chiude".

Alla fine è tornato quattro volte a Catania, è vero amore.
"Quando uno lascia bei ricordi si dice che non si dovrebbe ritornare ma quando senti qualcosa dentro e l’adrenalina è diversa che in altri posti, allora non c’è paragone. Qui vivo, ho una scuola calcio e sto bene. Per me è stato naturale perché è casa mia. Quest’anno era molto importante perché mi sono state date molte responsabilità ma io non sono mai scappato e me le sono sempre prese, mi sono sempre piaciute. Ho visto questa opportunità perché sapevo che dietro alla squadra c’è qualcosa di importante".

Si ricorda quale fu il suo primo impatto con Catania: il primo giorno, le prime impressioni o il modo in cui è entrato nell’ambiente rossazzurro.
"Certo, era un lunedì sera. Io giocavo nel Frosinone e dopo essere atterrato a Catania sono andato direttamente in albergo. Il martedì mi hanno presentato a Simeone e ai compagni di squadra, poi subito in ritiro a Cesena che l’indomani c’era un importante scontro salvezza. All’inizio facevo fatica perché erano tutti argentini ma ricordo tutto“.

È al quarto posto, dietro Messi, Ronaldo e Pjanic, per numero di reti realizzate su punizione nel decennio 2010-2019: ci racconta il suo segreto o se ha studiato qualcuno per il modo di calciare?
"Erano tempi belli. Non c’è segreto, anzi ce n'è uno: mi è sempre piaciuto batterle e mi sono sempre allenato in maniera costante. È impossibile che la domenica arrivi e piazzi la palla all’incrocio dei pali. Bisogna provare, riprovare, altrimenti sarebbero in grado di farlo tutti. Tanto allenamento soprattutto nel fine settimana, calciando da tutte le posizioni: a me piaceva calciare da più lontano perché così la palla si abbassava meglio. Riferimento? Io sono un tifoso del Napoli e ho sempre avuto come ispirazione Maradona, ma lui è inarrivabile".

Lei nasce come esterno alto ma proprio a Catania arrivò il cambio di ruolo e spostò il suo raggio d’azione qualche metro più indietro: le va di raccontarci come andò?
"Io ero stato preso per giocare a centrocampo ma Simeone non mi vedeva come un vero e proprio regista e mi faceva giocare nel 4-4-2 con compiti di costruzione oppure da mezz’ala nel 4-3-3 per l’ultimo passaggio. Poi con Montella è arrivata la svolta e dopo una partita da mezz’ala sono stato spostato in mezzo al campo. Dopo sono rimasto lì. Giocare da esterno mi piaceva ma mi è sempre piaciuta avere la visuale completa del campo. A me, ad esempio, piace di più fare assist che fare gol: se un mio compagno fa gol con un mio assist sono contento lo stesso“.

Ciccio Lodi nel decennio 2010-2019 è al quarto posto per numero di reti realizzate su punizione dietro a Messi, Ronaldo e Pjanic.
Ciccio Lodi nel decennio 2010-2019 è al quarto posto per numero di reti realizzate su punizione dietro a Messi, Ronaldo e Pjanic.

 Fece parte della squadra che sfiorò l’Europa con Maran in panchina: che squadra era quel Catania?
"Lui capì che quella squadra dopo Montella e Simeone andava col pilota automatico. Non modificò molto ma provo a variare delle cose nel caso in cui le squadre avversarie non ci facevano esprimere al meglio: solo allora passavamo al 4-2-3-1 visto che in mediana io avevo giocato anche a due. Con questa variante abbiamo portato a casa diverse vittorie. Noi abbiamo lottato fino a marzo per un qualcosa di importante ma rispetto ad oggi non avevamo una panchina profonda. Siamo crollati in casa con l’Inter dopo essere stati in vantaggio per 2-0. Ci sono tante componenti per arrivare a certi traguardi ma ci siamo tolti tante soddisfazioni. Auguro al Catania attuale di battere quel record, vorrebbe dire che è stato fatto un lavoro incredibile".

Ha segnato tanti gol con questa maglia, dal derby fino a quello a Torino in casa della Juve: ce n’è uno che ricorda in modo particolare?
"In realtà ogni gol mi ricorda qualcosa. Io sono arrivato qua dalla Serie B, sapevano chi ero, ma ero un mezzo sconosciuto: quando sono sceso in campo alla prima partita in casa col Lecce e ho fatto due gol in tre minuti su punizione, per me quelli sono stati gol importanti per farmi conoscere. Lì è iniziata la mia storia d'amore col Catania. È normale che quello alla Juve, con i risultati del pomeriggio che erano andati tutti a nostro sfavore, è stato un momento incredibile ma lo stesso vale per i gol al Palermo fatto in casa e per tanti altri. Io me li ricordo tutti e ognuno ha un significato preciso nella mia mente".

Lodi e il Catania: un legame nato in una notte di gennaio del 2011 e mai più spezzato.
Lodi e il Catania: un legame nato in una notte di gennaio del 2011 e mai più spezzato.

È un grande tifoso del Napoli, cosa pensa di questo Scudetto stravinto…
"Hanno fatto qualcosa di straordinario. Tanti dicono che c’è stato il Mondiale ma non sarebbe cambiato nulla. Il Napoli ha giocato un calcio spettacolare su ogni campo. Un pizzico di amarezza per la Champions ma è stato davvero bello vedere la città festeggiare così. Se anche un allenatore come Guardiola dice che il Napoli gioca il calcio migliore d’Europa deve essere un motivo d’orgoglio. Molti giocatori non sanno cosa hanno fatto, se ne renderanno conto piano piano".

È pronto per il prossimo campionato di Serie C?
"Io finché avrò voglia di correre dietro ai ragazzini, di arrivare per primo agli allenamenti e andar via per ultimo, oppure di stare davanti al gruppo durante le esercitazioni non vedo perché debba tirare i remi in barca. Vedremo cosa fare con la società. Io vorrei continuare ancora un anno, ma ci sarà tempo per decidere".

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