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Fernando Llorente: “Volevo Napoli e la Champions, per questo ho aspettato 3 mesi”

Fernando Llorente si presenta così nel giorno della conferenza stampa ufficiale. Mostra con orgoglio la maglia numero 9 e sorride dall’alto dei 196 cm. Sorride dietro quegli occhi azzurri e il viso da bel tenebroso che ha fatto innamorare le tifose azzurre. Il rinforzo migliore che potesse arrivare alla corte di Ancelotti considerando il rapporto qualità/prezzo (parametro zero, ingaggio biennale da 2.5 milioni netti ammortizzati dai benefici del decreto crescita).
A cura di Maurizio De Santis
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Il Napoli è una grandissima squadra, ha un grande allenatore come Ancelotti ed è questo il motivo che mi ha spinto ad attendere 3 mesi prima di arrivare qua. E poi volevo giocare ancora la Champions… se potessi, la baratterei con lo scudetto.

Fernando Llorente si presenta così nel giorno della conferenza stampa ufficiale. Mostra con orgoglio la maglia numero 9 e sorride dall'alto dei 196 cm. Sorride dietro quegli occhi azzurri e il viso da bel tenebroso che ha fatto innamorare le tifose azzurre. Sorride e ha le idee chiare: ha la ‘forza tranquilla' della carriera che in Italia lo ha portato a vincere con la Juventus di Conte mentre in Europa ha sfiorato la conquista della Coppa con Pochettino e il Tottenham. Ha 34 anni e un know-how alimentato dall'esperienza in nazionale. Il rinforzo migliore che potesse arrivare alla corte di Ancelotti considerando il rapporto qualità/prezzo (parametro zero, ingaggio biennale da 2.5 milioni netti ammortizzati dai benefici del decreto crescita).

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"Non vedo l'ora di giocare", dice il basco che torna in Serie A dopo quattro anni e aver indossato le maglie di Siviglia, Swansea e Spurs. A Torino disputò 92 partite segnando 27 gol (di cui 23 in campionato su 66 presenze) e servendo 10 assist. L'ultima rete in Italia risale al 30 maggio 2015 nel 2-2 contro il Verona, la prossima sarà contro la Sampdoria? Ce la farà a essere in campo dall'inizio oppure per Llorente ci sarà spazio a gara in corso? Il basco risponde così.

Allenarsi da solo non è mai lo stesso, c'è bisogno di prendere ritmo nelle partite – ha aggiunto -. Ma non sono arrivato neanche malissimo e sono pronto per le decisioni del mister. Come sto? Sono lo stesso giocatore ma con più esperienza accumulata in un campionato molto bello come la Premier

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Si può vincere a Napoli? Classica domanda dalle cento pistole. Gli azzurri ci sono andati molto vicino sfiorando lo scudetto con Sarri, confermando il secondo posto con Ancelotti. Il duello è sempre lo stesso, quest'anno con l'aggiunta dell'Inter che s'è rinforzato prendendo Conte in panchina e facendo una buona campagna acquisti.

Vincere? Si può fare. Da fuori io vedevo una squadra incredibile. C'è tanta qualità, bisogna solo credere che si può fare. E' questa la differenza, la Juve è abituata, noi dobbiamo avere fiducia e credere che si può fare senza mollare mai. La pressione è tutta su di loro.

Martedì arriva il Liverpool a Napoli, l'anno scorso un gol di Insigne piegò i Reds al 90°. L'atmosfera sarà calda come allora: al San Paolo si alzerà il sipario sul primo match della Coppa coi campioni in carica protagonisti. Liverpool… ricordo agrodolce per Llorente che in finale ha conosciuto l'amarezza della sconfitta proprio contro la formazione di Klopp.

Perdere la finale fa malissimo, è la seconda volta che mi succede. Con lo Swansea feci due gol ad Anfield, ora capita qui, proveremo a far bene. Scudetto o Champions? Se dovessi decidere, preferirei la Champions. Ho perso due finali e qualcosa ti rimane…

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