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Fabio Gallo: “Andai all’Inter e non al Milan per un giorno di differenza. Lucescu era un visionario”

Fabio Gallo a Fanpage.it parla dell’inizio di stagione travolgente a Vicenza, raccontando alcuni aneddoti e storie meno conosciute della sua sua vita da calciatore e da allenatore.
A cura di Vito Lamorte
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Fabio Gallo parla con calma e sa misurare ogni parola perché non vuole mollare un centimetro. Il suo Vicenza corre, vince e convince. Il Lane è partito fortissimo nel girone A di Serie C, con 8 vittorie e un pareggio (18 gol fatti e 3 subiti), ma lui tiene tutti con i piedi per terra: "Sull’ottovolante non ci salgo", dice sorridendo. Perché sa che l’entusiasmo può diventare un’arma a doppio taglio.

Gallo ha respirato calcio fin da ragazzo, tra i campi delle giovanili dell’Inter e le trasferte con la Nazionale Under 16, di cui fu capitano. La sua carriera da centrocampista lo ha portato a vestire maglie storiche come Brescia, Atalanta, Treviso e Torino, collezionando promozioni e imprese che pochi riescono a dimenticare. Quando ha appeso gli scarpini al chiodo, il passaggio alla panchina è stato naturale: con pazienza, determinazione e la stessa visione tattica che lo caratterizzava in campo. Lo scorso anno ha vinto un campionato fantastico con la Virtus Entella e vuole riprovarci anche al Romeo Menti. A Fanpage.it Fabio Gallo parla dell'inizio di stagione travolgente a Vicenza, raccontando alcuni aneddoti e storie meno conosciute della sua sua vita da calciatore e da allenatore.

Mister, la stagione del Vicenza è partita alla grande: si aspettava questo inizio?
"Sinceramente non così positivo. Con quindici giocatori nuovi, uno staff completamente rinnovato e tante incognite era difficile immaginare una crescita così rapida. Abbiamo lavorato tanto e bene, ma non mi aspettavo un’avvio così convincente".

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Il lavoro è evidente in una squadra che è cambiata molto rispetto all'anno scorso. Quali sono, secondo lei, le qualità che vi hanno portato a mantenere uno standard così alto?
"Penso che la chiave sia la consapevolezza. Bisogna sapere in che categoria si gioca e capire che vestire la maglia del Vicenza è un privilegio, non una cosa scontata. Lo dico sempre ai ragazzi: Vicenza non è per tutti. Chi ha la fortuna di essere qui deve viverlo come un punto d’arrivo e avere fame ogni giorno".

Gallo ha allenato in tutti e tre i gironi della Serie C: si dice che il Girone C sia il più difficile ma è davvero così?
"Finché non li vivi, non puoi capirlo. Ogni girone ha le sue difficoltà. Nel girone C pesa molto l’aspetto ambientale: stadi caldi, piazze passionali. Il girone B è una via di mezzo, con piazze importanti e un livello tecnico alto. Nel girone A, invece, ci sono club magari meno blasonati, ma ogni partita è complicata. Alla fine, il girone più difficile è sempre quello che stai affrontando".

Entriamo nello specifico del suo lavoro: la tecnologia fa parte del lavoro dell’allenatore a 360°, lei e il suo staff come lavorate su questo fronte?
"In modo quotidiano. Riprendiamo ogni allenamento, analizziamo tutto con GPS e parametri di recupero. Questo ci permette di adattare i carichi al singolo giocatore. Usiamo anche piattaforme per studiare gli avversari e preparare le partite nel dettaglio. È un aiuto fondamentale per migliorare e per comunicare in modo chiaro con i ragazzi".

Fabio Gallo in un contrasto aereo con la maglia del Brescia contro la Roma.
Fabio Gallo in un contrasto aereo con la maglia del Brescia contro la Roma.

Gallo da calciatore ha lavorato con tanti allenatori importanti: ma è vero che, a Brescia, Mircea Lucescu chiamava i giovani durante il giorno libero e faceva rivedere la partita registrata sul VHS a velocità aumentata?
"Assolutamente sì, tutto vero. Lui già negli anni ’90 era avanti anni luce: faceva vedere le partite a velocità aumentata su VHS! Era un visionario. Ho avuto la fortuna di averlo come allenatore e a Brescia abbiamo vinto il campionato, il Torneo Anglo-Italiano e mi ha fatto esordire in Serie B e Serie A. Sto parlando dei primi anni '90 ma lui era già avanti per mentalità, per idee, per concetti e per cultura. L'ho rivisto prima della partita di Coppa Italia con Genoa ed erano anni che non ci incontravamo, mi ha fatto un enorme piacere".

Siamo tornati indietro di qualche anno. Abbiamo parlato del Brescia ma lei all’Atalanta ha vissuto forse gli anni più belli da calciatore, diventando un punto fermo e uno degli ‘architetti' del centrocampo. Cosa significano per lei Bergamo e quella squadra?
"Sono stati fondamentali. A Bergamo sono cresciuto come calciatore e come uomo. Quegli anni mi hanno segnato, mi hanno insegnato la disciplina, il lavoro, il rispetto. È stato un periodo fondamentale che mi ha consolidato come calciatore di Serie A e come uomo"

Segnò un gol alla Juventus in Coppa Italia nel ’95 che per lei, probabilmente, ha un significato particolare…
"Quel gol alla Juve mi lega ancora oggi alla storia dell’Atalanta: ogni tifoso sopra i trent’anni se lo ricorda. Nel secondo tempo supplementare, ad un minuto dalla fine che ci ha dato la possibilità di passare il turno. Tanti significati nella stessa partita. Quando sono a Bergamo e mi riconoscono, non mancano di ricordarmi quel gol".

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Fabio Gallo è cresciuto nel vivaio dell’Inter, è stato capitano delle giovanili e campione d’Europa con l’Italia Under 16: che ricordo ha di quegli anni?
"Io sono arrivato all'Inter a otto anni, giocavo nella Bollatese e l'allenatore era il mio papà. Sono stato segnalato dall'Inter e dal Milan e per un giorno sono andato all'Inter invece che al Milan: mi chiamarono prima per il provino e andai il mercoledì, mi presero subito. Il Milan arrivò il giorno dopo ma era tutto fatto".

Non ha mai esordito in prima squadra? 
"No, nel poster dell'Inter di Trapattoni a fianco di Ramon Diaz c'è un giovane Fabio Gallo ma non ho mai fatto l'esordio. Era un Inter straordinaria ed era un calcio diverso: per poter giocare in Serie A dovevi sudartela davvero. Adesso mi sembra un po' più semplice. Magari rimanerci è molto difficile, ma arrivarci è molto più semplice".

Prima di tornare al Vicenza devo chiederle di quello spiacevole episodio delle dimissioni forzate da vice allenatore del Brescia per il suo passato all’Atalanta: cosa accadde davvero?
"È una cosa di cui non parlo volentieri. Semplicemente, non mi fu data la possibilità di lavorare. Dopo quell’esperienza ho vissuto un anno di stop totale, in cui non ho voluto nemmeno guardare partite. È stato un periodo duro, ma anche utile per ritrovare motivazioni e ripartire".

Gallo in panchina in occasione del match di Coppa Italia tra Vicenza e Genoa.
Gallo in panchina in occasione del match di Coppa Italia tra Vicenza e Genoa.

Però oggi Fabio Gallo è di nuovo protagonista con il Vicenza. Cosa chiederà ai suoi ragazzi per continuare su questa strada?
"Io questo passaggio l'ho già fatto alla ripresa martedì e ho detto ai ragazzi che non dobbiamo pensare che sia tutto facile. È un rischio quando vinci anche partite difficili e che si mettono male. Pensi che poi in un modo o nell'altro riesci a risolverla. Io dico sempre: ‘Quello che annoia, determina'. Cioè, sono i dettagli, anche quelli che ti sembrano ripetitivi, a fare la differenza. Voglio che restino umili, concentrati e affamati".

E lei, mister, come vive questo entusiasmo della piazza vicentina?
"Con equilibrio. È giusto che ci sia entusiasmo, ma io sull’ottovolante non ci salgo. Ho esperienza, conosco le dinamiche di un campionato lungo e difficile. Bisogna restare con i piedi per terra, sempre".

Ultima domanda: che impressione ha del girone A di quest’anno?
"Mi sembra un girone molto equilibrato, con un buon mix tra intensità e qualità. Ci sono squadre ben allenate, come l’Alcione o la Virtus Verona, che hanno un’identità chiara e giovani di valore. Ogni partita è una battaglia, e questo rende il campionato stimolante".

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