Eleonora Goldoni: “Lo stipendio di una calciatrice in Italia è nulla. Col primo ho pagato l’affitto”

Eleonora Goldoni ha 29 ed è una delle calciatrici della nostra Nazionale Italiana di calcio protagonista negli ultimi europei. Gioca principalmente come centravanti ma può svariare su tutto il fronte offensivo e nella sua carriera vanta già diverse esperienze rilevati in massima serie tra le fila di Inter, Napoli, Sassuolo e oggi alla Lazio. Nel corso di un'intervista a DoppioPasso Podcast la Goldoni si è raccontata. Un percorso iniziato dalla provincia italiana ai campi universitari degli Stati Uniti, fino a vestire la maglia della Nazionale Italiana Femminile.
Il suo è stato un viaggio nel calcio, fatto di sacrifici, sogni e coraggio, che oggi l'ha portata ad essere una delle calciatrici di spicco della selezione azzurra. Nel corso dell'intervista l'attaccante della Lazio ha parlato anche della soddisfazione di aver potuto finalmente guadagnare, anni fa, il suo primo stipendio da calciatrice. "Ci ho pagato l'affitto di casa che poi lo stipendio di una calciatrice non è nulla paragonabile a quello di un calciatore". Una soddisfazione enorme per lei dopo tanti sacrifici e il riconoscimento del professionismo per il movimento calcistico femminile.

"Qualche anno fa si è passati da un rimborso spese a poterti poi permettere a malapena di sopravvivere fino a metterti qualcosa da parte – spiega Eleonora Goldoni nel corso della sua intervista, e aggiunge -. Oggi è diverso". Inevitabile però parlare del dislivello economico che ancora c'è tra calcio maschile e femminile. "È la nostra lotta continua quella della parità di genere – spiega -. Noi ci vogliamo far conoscere, l'interesse economico manca perché c'è poco seguito, molti non conoscono la materia, poi ad esempio nel post europeo qualcuno si è accorto di noi".
A questo punto la Goldoni parla anche delle differenze del passaggio al professionismo del calcio femminile. "Finalmente, perché sono stati anni in cui la calciatrice faceva la stessa vita di un collega maschio ma veniva considerata una dilettante con zero tutele, zero stipendi, solo un rimborso spese – ha concluso per poi aggiungere ancora -. Le ragazze prima di me ci hanno spianato la strada e dobbiamo solo essere grate a loro che hanno inseguito una passione. Loro non potevano vivere di calcio, facevano un secondo lavoro".