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De Sciglio confessa quello sfogo represso in campo: “Perché ca**o mi stai cambiando?”

A distanza di diversi anni il centrale difensivo oggi alla Juventus torna su uno dei momenti più cupi della sua carriera. Era il 2017 e vestiva per l’ultimo anno la maglia del Milan.
A cura di Alessio Pediglieri
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Mattia De Sciglio oggi ha 30 anni e per le prossime tre stagioni almeno, giocherà ancora nella Juventus con cui ha un contratto i scadenza a giugno 2025. Quando di anni ne avrà 33 e probabilmente inizierà a decidere come proseguire la propria avventura nel calcio, che gli ha reso onori e glorie soprattutto con tre maglie in particolari: Milan, Juventus e Nazionale. Con l'Italia non vincerà nulla ma avrà il vanto di rientrare nel giro azzurro dopo un'assenza durata due anni e mezzo (per merito di Roberto Mancini, ad inizio 2022) mentre con i colori rossoneri e bianconeri conquista scudetti e coppe, sin da giovanissimo. Ma proprio nella sua avventura milanista vivrà uno dei momenti più terribili a livello personale e professionale.

A raccontarlo, a distanza di anni, è lo stesso De Sciglio in una lunga intervista a cuore aperto, in cui rivive l'anno orribile, datato 2017: l'ultimo al Milan, prima del trasferimento alla Juventus che lo trasformerà per i tifosi del Diavolo in un traditore, incapace di essere grato al club che lo ha visto diventare un professionista. Lo strappo tra De Sciglio, società e tifoseria ha una data, un luogo e un momento ben precisi: il 23 aprile 2017, il giorno di Milan-Empoli, nel momento in cui Vincenzo Montella, allora sulla panchina rossonera, lo sostituisce al 70′ mentre i toscani vincono 2-0. "Quella è stata l’inizio della fine. La situazione era già compromessa, ma in quel preciso istante l’acqua ha traboccato dal vaso ed è diventata benzina sul fuoco" ricorda De Sicglio a Cronache di Spogliatoio. "I fischi sono talmente forti che non riesco a pensare. Mi siedo in panchina e vengo sopraffatto da vampate di calore, di rabbia. Ribollo". Per poi esplodere: "Non capisco: sono stato dato in pasto ai leoni. «Perché cazzo mi sta cambiando?», non riesco a chiedermi altro".

Vincenzo Montella e Mattia De Sciglio al Milan, nella stagione 2016-2017, la stessa di Milan-Empoli
Vincenzo Montella e Mattia De Sciglio al Milan, nella stagione 2016-2017, la stessa di Milan-Empoli

Una domanda cui non vi è risposta, ma in quell'istante esatto a De Sciglio crolla il mondo attorno, iniziando a essere di mira senza un reale motivo: "Non mi sono mai sentito come in quei secondi. Ero stato gettato nel vortice, messo nel mezzo e dato in pasto ai tifosi per lavarsene le mani. Ero incazzato" ricorda ancora. "E poi i fischi: stiamo giocando tutti male, perché per l’ennesima volta sono io il capro espiatorio?". Sono i giorni più tesi e difficili della sua carriera. Poco tempo prima aveva avvisato il Milan che non avrebbe rinnovato e subito erano iniziate illazioni sul suo trasferimento alla Juve (che avverrà) ma che non era minimamente alla finestra: "Il mio presunto accordo era diventato l’ennesimo pretesto per attaccarmi e criticarmi con ancora più cattiveria".

Fino alla classica goccia che fece traboccare il vaso, sempre in quel giorno di Milan-Empoli, all'uscita dallo stadio quando l'auto guidata dal padre con Mattia a bordo, venne circondata da un gruppo di tifosi milanisti inviperiti: "Sono sceso dall'auto e ho fatto l’errore di reagire. Non sono riuscito a tenermi dentro tutte le emozioni negative che vivevo. Ho sbagliato, ma avevo visto i miei genitori tirati in mezzo in un drappello di tifosi. Fu terribile". Ma anche liberatorio, perché da quel Milan-Empoli De Sciglio è riuscito a riprendersi prima la propria vita e poi, la propria carriera.

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