La notizia della positività di Aurelio De Laurentiis al coronavirus ha scosso il mondo del calcio italiano a circa dieci giorni dall'inizio del campionato di Serie A. Il presidente del Napoli, che mercoledì ha partecipato all'assemblea di Lega sulla questione dei diritti tv, adesso è nella sua dimora di Capri. Non è in perfette condizioni fisiche e come lui risulta contagiata anche la moglie, Jacqueline: avverte un senso di spossatezza, ha la febbre e i medici non escludono la possibilità che venga trasferito all'Ospedale "Gemelli" di Roma.

Com'è possibile che abbia preso parte alla riunione con gli altri dirigenti? Fonti interne alla società hanno chiarito sia che non aveva febbre né al momento della partenza da Napoli né all'arrivo a Milano; sia che la sintomatologia (mal di stomaco seguente a una cena a base di pesce) non fosse quella tipica del Covid-19; sia che il monitoraggio sullo stato di salute del patron è sempre stato costante (attraverso i controlli medici previsti dal protocollo per tutti i tesserati).

Una comunicazione urgente della Lega di Serie A ha allertato tutti gli esponenti dei club che erano presenti nell'Hotel Hilton. Il numero uno della Lazio, Claudio Lotito, ha spiegato anche qual è la prassi indicata dal regolamento e quali sono le prescrizioni a cui sono sottoposti anche i presidenti delle squadre.

In qualità di presidente di una squadra professionista, la Lazio, sono sempre sottoposto al protocollo del calcio – ha ammesso Lotito nell'intervista all'Adnkronos -. Ogni 4 giorni faccio il tampone e ogni 14 il sierologico. Sono super controllato, anche in ritiro ad Auronzo con la squadra ho adottato queste misure previste dal protocollo calcistico. Domani farò il tampone, avendo fatto l'ultimo 3 giorni fa. Nessun problema dunque. Ieri non ho parlato con De Laurentis, era a 30 metri da me e indossavo la mascherina", conclude il presidente della Lazio.

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