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Crisi Milan: le ragioni del Gruppo Elliott, le colpe di Boban e Maldini

La sconfitta rimediata a Bergamo di un 2019 da cancellare, ha aperto il classico Vaso di Pandora in seno al Milan. Scoperchiati malumori, divergenze, tensioni. Alla ricerca dei colpevoli più che delle colpe, tra accuse reciproche. Mentre il Milan e i suoi tifosi pretenderebbo maggior rispetto. Da tutti.
A cura di Alessio Pediglieri
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La storia, e non solo del calcio, lo insegna: dietro ad una sconfitta c'è sempre un colpevole. E il 5-0 di Bergamo con cui l'Atalanta ha umiliato ciò che resta del Milan non può rimanere impunito, e non lo sarà. Perché in società il tempo, di "stringersi a coorte" sotto i colori rossoneri, è scaduto davanti allo show del Papu e compagni; davanti all'esultanza dei tifosi orobici; davanti all'imbarazzo in tribuna della dirigenza presente; davanti alle parole disarmanti nel post-partita di Stefano Pioli; davanti alle lacrime di Gigio Donnarumma.

Proprio questa è l'immagine finale, del portiere che è stato eretto a vessillo di un progetto tecnico ambizioso, giovane, di prospettiva. Studiato e condiviso da tutte le parti in gioco, ora naufragato tra flutti e scogli. E' questa la fotografia attuale del Milan: una società alla deriva, incapace di risollevarsi, non più in grado di reggere il peso della propria storia, a rischio dignità. Si diceva del colpevole, oggi sembra avere trovato un nome e un volto: Paolo Maldini.

L'attuale direttore tecnico è ad un passo dalla sfiducia della presidenza, umiliata due volte: la prima, con i 5 gol dell'Atalanta e una figuraccia lontana più di vent'anni (ultima sciagurata sconfitta simile, con Berlusconi in sella, nel 1998); la seconda, dalle parole di Boban che ha lanciato il classico sasso nello stagno rossonero in vista del mercato di gennaio (‘faremo il possibile per quanto ci permetteranno di farlo‘).

La posizione del Gruppo Elliott

Giusto. Il Fondo Elliott ha fatto bene ad alzare la voce per una situazione di classifica e di immagini ai limiti dell'imbarazzo. Corretto anche ricordare a Boban che già in estate i soldi sono stati spesi (una cifra attorno ai 160 milioni di euro), così come evidenziare il cambio tecnico in panchina (con Pioli che non è messo in dubbio) e il monte ingaggi della rosa che è da top club (il 4° in tutta la Serie A). Ed è corretto che la proprietà si senta offesa e tradita da chi rappresentava il Milan proiettato verso il futuro facendo da filo conduttore col passato glorioso: capitan Maldini, scudiero di mille successi, oggi considerato primo (e principale) colpevole

La realtà da affrontare

L'attuale ‘tutti contro tutti‘ con cui si chiude il 2019, pone però altri quesiti sepolti sotto il tappeto, che dovrebbero essere spiegati al tifoso milanista. Se è vero che il dt rossonero ha l'incarico di costruire la squadra è pur vero che ciò si debba considerare un inizio, non la fine. Poi c'è da lavorare sulla guida tecnica, sulla gestione, sulle priorità, sul classico ‘piano B‘ che ogni azienda conserva (pur celandolo), far fronte alle contingenze, saper (e dover) confrontarsi con la quotidianità della settimana, non solo dei 90 minuti di partita.

Colpe e colpevoli

Si sa da sempre che la proprietà rossonera è tutto fuorché una proprietà che conosce i meccanismi di una società calcistica. Si sa anche che è una dirigenza ‘lontana', arrivata per motivi avulsi da logiche sportive. Non le si nega l'impegno,m gli investimenti, anche i tentativi (e il coraggio) di cambiare. Ma è priva d'esperienza, tanto quanto l'attuale Maldini direttore tecnico, alla sua prima, vera, esperienza di livello. Che, al contrario, non rivendica l'inestimabile glorioso passato rossonero mentre Elliott sventola al mondo l'assegno firmato per il mercato d'estate. Ed è qui che la proprietà evidenzia la propria inadeguatezza: "Mai visto un sacco di soldi vincere una partita", ha detto Cruijff. Ma Paolo Maldini sì, lo si è visto vincere partite anche impossibili. E la strada non è il ‘tutti contro tutti‘ ma il tornare a stringersi a coorte. Perché il Milan chiamò.

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