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Caso scommesse nel calcio

Così vengono scoperte le partite truccate nel calcio: un algoritmo arriva fino ai centri scommesse

L’avvocato Marcello Presilla di Sportradar, l’agenzia internazionale che scova le possibili frodi sportive, in esclusiva per Fanpage.it, ha spiegato i meccanismi e le dinamiche che si celano dietro le scommesse illegali da parte dei calciatori e l’escalation che porta poi questi, così come dirigenti e arbitri, a provare a truccare le partite.
A cura di Michele Mazzeo
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Il caso delle scommesse illegali costato, dopo il patteggiamento con la procura della FIGC, una lunga squalifica al calciatore della Juventus Nicolò Fagioli e al centrocampista ex Milan della Nazionale italiana, oggi al Newcastle, Sandro Tonali ha riportato in auge un problema che più volte in passato ha attanagliato lo sport e il calcio italiano. Per capire meglio tutti i meccanismi e le dinamiche che si celano dietro questo fenomeno che, in altri casi, è sfociato anche in partite truccate, Fanpage.it si è rivolta a Sportradar, l'agenzia internazionale che si occupa di monitorare i flussi di scommesse a livello mondiale e individuare e segnalare eventuali partite su cui c'è il sospetto di una manipolazione.

E a spiegarci tutto ciò che c'è da sapere sulle frodi e gli illeciti sportivi legati al mondo delle scommesse è stato l'avvocato Marcello Presilla, responsabile integrity per l'Italia di Sportradar AG, che da oltre 10 anni inoltre incontra gli atleti italiani per metterli in guardia sulle conseguenze delle scommesse illegali e del match fixing e che conosce bene le dinamiche con le quali dirigenti, arbitri e calciatori finiscono per travalicare il confine della legalità.

L'avvocato Marcello Presilla, responsabile integrity per l'Italia di Sportradar AG
L'avvocato Marcello Presilla, responsabile integrity per l'Italia di Sportradar AG

Avvocato, cosa fa Sportradar?
"Sportradar è un'agenzia internazionale che si occupa di proteggere l'integrità sportiva in tutte le competizioni, in particolar modo in quelle calcistiche ma anche di basket, volley e tennis. Da oltre 15 anni monitoriamo 24 ore al giorno per 365 giorni l'anno i mercati nazionali e internazionali del betting. Il ruolo di Sportradar è quello di individuare eventuali anomalie nel flusso di scommesse che potrebbero indicare la possibilità che il match sia stato oggetto di qualche forma di manipolazione. Quando ciò avviene scattano le segnalazioni".

Come fate a monitorare materialmente migliaia di eventi ogni giorno?
"Nel corso degli anni il numero di match monitorati è cresciuto a dismisura arrivando a centinaia di migliaia all'anno. Oggi nella divisione Integrity di Sportradar lavorano oltre 100 persone dislocate in vari Paesi del mondo (Uruguay, Brasile, Stati Uniti, Gran Bretagna e altre sedi) che grazie ad un sistema tecnologico avanzato monitorano 24 ore al giorno per 365 giorni l'anno i mercati nazionali e internazionali del betting".

Come avviene la procedura di segnalazione in tempo reale?
"Nel momento in cui le anomalie riscontrate dal sistema vengono confermate dall'analisi dell'analista, di concerto con un team, e se c'è il sospetto che la partita sia stata manipolata, a quel punto viene predisposto un report dettagliato contenente tutte le informazioni di ordine tecnico legate all'andamento dei mercati del betting e scatta la segnalazione".

Una volta che da parte vostra scatta la segnalazione cosa succede poi?
"Per quanto riguarda la manipolazione delle partite noi segnaliamo alla FIFA, alla UEFA o, se si tratta di competizioni nazionali, alle istituzioni sportive del Paese di riferimento che poi segnalano alle Procure Sportive interessate o, in quei Paesi dove non esistono delle norme sportive a riguardo, alle autorità".

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In base a quali parametri un flusso di denaro viene ritenuto anomalo o meno?
"La procedura di segnalazione scatta nel momento in cui il sistema, costruito su algoritmi matematici molto sofisticati implementati con l'ausilio dell'intelligenza artificiale, evidenzia una serie di alert, che possono essere di vario livello, all'analista deputato a seguire quello specifico match. Tra i parametri ci sono le informazioni che forniscono direttamente i bookmakers che ci indicano dati relativi alla quantità di denaro giocato, al momento in cui questo denaro è stato giocato, alle modalità con cui le scommesse sono state piazzate (se online o in specifici centri scommesse fisici) o l'area geografica in cui si è scommesso maggiormente su quel match".

È capitato che vostre segnalazioni cadessero nel vuoto?
"In oltre 15 anni di attività Sportradar ha segnalato circa 8mila partite di sport diversi in differenti Paesi di tutti i continenti sospette riguardo alla regolarità. Non tutte queste segnalazioni sono state lavorate dall'autorità sportiva di riferimento, in Italia come in altri Paesi, e hanno portato ad una sentenza di condanna. Questo rientra però nella norma in quanto Sportradar segnala solo in caso di comprovate evidenze ma è plausibile che alcune volte nel corso di un procedimento giudiziario poi le anomalie che ci hanno portato a segnalare quel match trovino delle giustificazioni".

Riguardo ai flussi anomali: sono più frequenti su partite dei massimi campionati o delle serie minori?
"Il rischio zero non esiste e tutte le competizioni sono potenzialmente manipolabili, ma è vero che il rischio di match fixing cresce, e anche in maniera significativa, più si riduce il livello della competizione. Questo perché gli atleti ricevono meno denaro e spesso non sono pagati con regolarità e questi sono fattori che inevitabilmente aumentano il rischio che si cada in tentazione guadagnare attraverso le combine. Anche se voglio ricordare che la gran parte dei match manipolati in questi ultimi anni sono stati ‘truccati' per finalità prettamente sportive, cioè per conseguire un vantaggio sul campo e di conseguenza anche economico (per esempio la qualificazione ad una competizione europea)".

Quali sono le tipologie di scommesse su cui si punta maggiormente nel caso di partite truccate?
"L'universo delle frodi sportive è complesso e molto variegato. Un match infatti può essere manipolato in vario modo, ma le modalità di scommesse su cui si punta di più in casi di match fixing restano l'esito finale e, ancora di più, il numero minimo dei gol realizzati durante la gara. Pensiamo a quando sono gli arbitri a truccare le partite delle categorie in cui non c'è il VAR: è più facile per loro favorire un minimo di marcature nel match (concedendo penalty o convalidando gol irregolari per esempio) piuttosto che dover per forza favorire una o l'altra squadra per ottenere un determinato risultato. E queste sono anche le modalità più utilizzate perché consentono di guadagnare cifre più importanti dato che nei cosiddetti mercati secondari (scommesse su cartellini, su marcatore, su calci d'angolo, ecc…) i bookmakers impostano dei limiti di accettazione della scommessa molto più bassi".

Nel recente scandalo si è parlato di scommesse illegali: riuscite a monitorare anche quei flussi?
"Il bookmaker illegale qui in Italia non è illegale ovunque. La normativa italiana in materia è tra le più avanzate del mondo e dunque sul territorio italiano possono offrire scommesse soltanto i soggetti italiani ed esteri che, dopo aver superato una serie di controlli e aver ottenuto le certificazioni previste dalla legge, hanno acquisito una concessione da parte dello Stato. Tutti quei soggetti esteri che non hanno tali concessioni sono considerati illegali ma offrono il betting sui mercati internazionali per cui sono assolutamente monitorabili".

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Perché pur conoscendo le conseguenze alcuni calciatori scommettono sul proprio sport?
"Sono comportamenti umani. La formazione, l'informazione e la prevenzione sui rischi che si corrono in caso di match fixing o di violazioni in materia di betting è essenziale pur essendo consapevoli del fatto che il rischio zero non esiste mai. Se è vero che in questi giorni sono venuti fuori i nomi di due atleti che hanno violato la normativa, è vero anche che ce ne sono centinaia che grazie al lavoro di formazione, informazione e prevenzione hanno evitato di trovarsi in queste situazioni. Poi ci sono stati anche situazioni in cui gli atleti sono stati minacciati da gruppi criminali che gli hanno sostanzialmente imposto di andare in campo e farsi ammonire per guadagnarci attraverso le scommesse".

Durante gli incontri di informazione e prevenzione che voi tenete annualmente è mai capitato che qualche calciatore confessasse di scommettere sul calcio?
"È capitato, più di una volta, che qualche atleta proveniente da altri Paesi ammettesse in totale onestà al termine dell'incontro di aver scommesso ripetutamente su altre partite di calcio, non del campionato italiano, per mero divertimento, magari per prendere in giro i vecchi compagni di squadra (pubblicando poi anche la scommessa sui propri profili social). Questo è accaduto perché la normativa del suo Paese d'origine o del Paese in cui ha giocato prima di arrivare in Italia lo consentiva, perché non in tutti i Paesi scommettere sul proprio sport è considerato un illecito sportivo. Arrivati in Italia, non sono stati informati della normativa vigente, e dunque hanno continuato a fare ciò che, lecitamente, facevano nel Paese da cui provenivano. Per quanto riguarda invece il giocatore avvezzo alle scommesse durante i nostri incontri abbiamo avuto meno confessioni ma molte ‘conferme visive'. Abbiamo visto molte volte atleti che mentre si parlava della normativa sulle scommesse assumevano dei comportamenti o facevano delle espressioni che lasciavano intendere che erano avvezzi alle scommesse sul calcio".

Ci sono figure di ‘collegamento' tra il mondo dei calciatori e quello del betting?
"Spesso questi ragazzi frequentano persone sbagliate che favoriscono la contaminazione con ambienti non salubri e li spingono a tenere comportamenti che per un professionista strapagato non sono accettabili. Questi soggetti a volte si prestano a fare da intermediari facendoli scommettere con il loro conto gioco oppure, ci sono casi, in cui a fare da intermediari sono soggetti che hanno legami o fanno parte della criminalità che hanno stretto in precedenza un rapporto con i calciatori. E questi hanno un modus operandi ben preciso perché per arrivare a combinare un match ci vuole un'escalation, non è che un calciatore si alza una mattina e dice: ‘Oggi trucco la partita'".

Come avviene questo processo?
"Tutto inizia sempre con una vicinanza a determinati soggetti passando loro informazioni riservate, dalle informazioni riservate si passa poi a qualche scommessa, all'inizio più leggera, magari su eventi lontani, per non dare all'atleta la sensazione di trovarsi a contatto con una situazione pericolosa. L'atleta va rassicurato, gli va fatto credere che la situazione è normale, è scherzosa, non è seria, perché nel momento in cui il giocatore dovesse rendersi conto della gravità potrebbe irrigidirsi e non essere più collaborativo. Ci sono stati poi casi in cui gli atleti sono stati minacciati da gruppi criminali o singoli criminali che gli hanno sostanzialmente imposto di andare in campo e farsi ammonire perché questo avrebbe consentito loro di guadagnare attraverso le scommesse. E lì chiaramente entriamo in un altro ambito dato che il calciatore riceve minacce a sé o alla sua famiglia e quindi deve scegliere che cosa deve fare. E queste situazioni poi vengono utilizzate per ricattare l'atleta: oggi il gruppo criminale gli chiede un'ammonizione in modo non troppo gentile ma chiara ed efficace, e se lo fa poi in futuro sarà comunque nelle mani di quel gruppo criminale esposto ad un'escalation di ricatti".

Dalla vostra esperienza quanto è radicato il problema betting tra i calciatori delle serie minori dove girano meno soldi?
"Da questo punto di vista non credo vi sia differenza di categoria. Poi va detto che solo una volta che il calciatore arriva al professionismo ha il divieto di scommettere sul proprio sport, fino a quando è tra i dilettanti infatti può tranquillamente scommettere sul calcio fatta eccezione per le partite del proprio campionato. E poi in Italia la normativa è molto più severa rispetto agli altri Paesi: un calciatore della Liga spagnola può tranquillamente scommettere su partite di Champions League, Europa League e Conference League, non della propria squadra, o su match del campionato di Serie A senza commettere nessun illecito".

Cosa dovrebbe fare una società calcistica nel momento in cui viene a sapere che un proprio calciatore è entrato in questo sistema?
"C'è un'unica cosa che deve fare: deve immediatamente informare senza indugio la procura federale. Anche perché il dirigente che viene a sapere di ciò ha l'obbligo di denuncia presso la procura della FIGC altrimenti anche lui e il club saranno puniti con delle sanzioni".

Secondo lei quelli di Fagioli e Tonali sono due casi isolati?
"Essendo pragmatici e realisti è ipotizzabile che nelle varie discipline sportive vi siano diversi dirigenti, atleti e arbitri che scommettono. Ed è altrettanto ipotizzabile che una parte di questi lo faccia anche sul proprio sport. Poi abbiamo già degli esempi in passato di casi anche più gravi in altri Paesi: ci sono stati per esempio episodi in cui degli atleti hanno dato mandato a familiari e amici di scommettere su una loro ammonizione cercandola poi volontariamente sul campo".

Crede che il lavoro di prevenzione che fa il sistema calcio in Italia oggi riguardo a questo problema sia adeguato?
"Tutto è sicuramente perfettibile ma credo che il sistema italiano sia all'avanguardia sotto questo aspetto. Lo confermano anche i numeri: le attività di prevenzione, di informazione, di confronto e di controllo su questi temi hanno efficacia. I numeri in altri Paesi sono sicuramente maggiori mentre in altri non emergono proprio, ma non perché non vi sia il problema ma perché manca addirittura una normativa con i giocatori che, se beccati, vengono sanzionati, non con mesi di squalifica, ma con una multa di qualche migliaio di euro che spesso pio tra l'altro viene pagata dal club stesso".

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