Cosa rischiava l’Italia se avesse davvero rifiutato di giocare contro Israele: regole severissime

Perché la Federazione italiana non ha bloccato la Nazionale rifiutandosi di giocare contro Israele? È la domanda che molti si sono posti in questa fase socio-politica che a livello internazionale è caratterizzata dalle forti proteste nei confronti dello Stato ebraico per la Guerra a Gaza e le conseguenze devastanti dell'operazione militare nei territori palestinesi. La risposta è nei regolamenti FIFA e UEFA che, al riguardo, sono molto stringenti: una decisione del genere comporterebbe sanzioni estremamente severe nei confronti della FIGC, a cominciare da quelle sportive fino ad altre ben più gravi che toccherebbero la sfera dei rapporti commerciali e diplomatici. Ancora: Israele fa parte dell'UEFA e, a differenza della Russia, non è mai stata ufficialmente sospesa per ragioni che travalicano l'aspetto sportivo.
Perché l'Italia non può rifiutarsi di giocare contro Israele: cosa rischia in base ai regolamenti
Le federazioni sportive internazionali come la FIFA e la UEFA per il calcio o anche il CIO (Comitato Olimpico Internazionale), hanno regole molto rigide contro i boicottaggi legati a ragioni politiche. Cosa sarebbe accaduto se l'Italia avesse deciso di non giocare contro Israele? La soluzione al quesito è in una serie di voci:
- Sconfitta a tavolino. La prima conseguenza di un no della Nazionale alla sfida con Israele avrebbe ricadute anzitutto a livello sportivo. L'Italia sarebbe punita con la sconfitta a tavolino (0-3) e potrebbe vedersi gravata anche di penalizzazione in classifica e una multa cospicua.
- Esclusione da ogni competizione FIFA e UEFA. Nel ventaglio delle sanzioni a cui l'Italia va incontro ce ne sono anche altre ancora più dure: la cancellazione dal girone di qualificazione (e da qualsiasi altra competizione FIFA e UEFA) sarebbe la diretta conseguenza di quelle precedenti trattandosi di rifiuto volontario e non di impossibilità a giocare per cause di forza maggiore oppure per comprovati motivi di sicurezza.
- La sospensione della Federazione italiana da FIFA e UEFA. Le sanzioni sportive, però, sono solo una parte delle ricadute previste dai regolamenti in situazioni del genere perché è molto alto anche il rischio che la stessa Federcalcio sia sospesa se l'atto contestato viene riconosciuto come palese interferenza politica. I regolamenti, infatti, vietano esplicitamente ingerenze governative nello sport.
- La posizione del CIO e le conseguenze per lo sport italiano. Le parole del neo presidente del CONI, Luciano Buonfiglio, tracciano bene la cornice del caso: "L'Italia fa parte dell'UEFAe il CONI appartiene al CIO. In occasione della guerra tra Russia e Ucraina il CIO ha preso delle decisioni, in questo caso no. Anche UEFA e FIFA non hanno preso decisioni, quindi se l'Italia non giocasse saremmo sanzionati". Allargando il campo degli esempi e delle considerazioni, nel contesto olimpico un boicottaggio violerebbe la regola 50 della Carta Olimpica, che promuove la neutralità politica. L'Italia potrebbe essere esclusa da eventi futuri o multata. Un esempio al riguardo è il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca 1980 da parte di alcuni Paesi occidentali: ci furono ritorsioni politiche ma non sanzioni sportive dirette poiché fu una decisione governativa e non delle federazioni sportive.
- Gli accordi commerciali e i rapporti diplomatici. Il riferimento alle relazioni internazionali calcistiche e a tutto ciò che riguarda la sfera degli accordi commerciali e dei diritti televisivi è una voce importante che attiene alla sfera legale e delle eventuali contestazioni sollevate in tribunale per i contratti siglati a livello di diritti tv, sponsorizzazioni e altre partnership economiche. Quanto alla questione diplomatica, una presa di posizione così clamorosa da parte dell’Italia sarebbe interpretata come atto politico, provocando reazioni da parte di Israele e degli alleati occidentali oltre alle istituzioni sportive.

In buona sostanza, non scendere in campo aprirebbe a scenari disastrosi sia per la nostra Nazionale sia per la Federazione sia di riflesso, considerata la portata della questione, per il nostro governo. La spia ulteriore di quanto sia diffuso il malcontento è dato anche da quanto accaduto nelle ultime ore: lo striscione che il ct, Gennaro Gattuso, ha trovato sotto casa spiega bene qual è il contesto nel quale l'Italia affronta Israele. "Non si gioca contro chi uccide i bambini", recita il messaggio in occasione della partita che oggi sarà disputata a Debrecen in Ungheria e che il 14 ottobre è prevista a Udine, con tutto quel che ne consegue in termini di polemiche, proteste e questioni di sicurezza.