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Cosa ha detto Acerbi su Juan Jesus davanti alla Procura FIGC e quando arriva la sentenza

Nella deposizione dinanzi agli uomini della procura federale il difensore dell’Inter ha ribadito la propria innocenza e non aver mai pronunciato espressioni razziste contro il brasiliano del Napoli. La decisione è attesa entro l’inizio della prossima settimana.
A cura di Maurizio De Santis
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La linea difensiva di Francesco Acerbi è chiara: ha negato di aver rivolto a Juan Jesus insulti razziali e ammesso che il difensore del Napoli ha interpretato male le sue parole. Si era espresso in questo già quando, al rientro dal ritiro della Nazionale (da cui era stato escluso), avvicinato dai giornalisti nella Stazione Centrale di Milano, aveva dimensionato la vicenda a un equivoco. "Ha capito male…", il riferimento all'avversario che ne aveva denunciato la condotta al direttore di gara e poi sui social, in risposta alla sua smentita.

Il difensore dell'Inter lo ha ribadito anche nell'udienza che si svolta questa mattina dinanzi allo staff del procuratore federale, Chiné: si è trattata solo di un'incomprensione di campo e null'altro. Accanto a lui, durante il colloquio avvenuto in video-conferenza da Appiano Gentile (centro sportivo del club) c'erano l'ad, Marotta e l'avvocato del club, Capellini.

Non "vai via nero, sei solo un negro" ma "ti faccio nero", ecco cosa avrebbe detto Acerbi a Juan Jesus. Una versione che aveva sostenuto anche in precedenza, durante il colloquio con la dirigenza nerazzurra, e suscitato perplessità alla luce della reazione da parte del brasiliano. "Avrei preferito non tornare su una cosa così ignobile che ho dovuto subire", disse il brasiliano nel post condiviso su Instagram con il quale censurava l'atteggiamento dell'ex laziale a San Siro e anche dopo. Una posizione netta, la stessa fornita agli uomini della Procura ai quali ha raccontato la sua narrazione dei fatti chiedendo, però, massimo riserbo sulla deposizione.

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Cosa accadrà adesso? Raccolte le testimonianze delle parti in causa (non quelle preminenti dei calciatori ma anche altre, eventuali, a corredo per far luce sul caso), valutati anche ulteriori riscontri probatori (quali supporti audio/video), la Procura modulerà l'entità della sanzione disciplinare da infliggere (o meno) ad Acerbi. La sentenza arriverà entro l'inizio della prossima settimana. E anche se nel diritto sportivo per avere la certezza del reato è sufficiente un grado "superiore alla semplice valutazione di probabilità" serve almeno avere in mano delle prove tangibili per emettere un verdetto di condanna, altrimenti potrebbe essere scagionato per insufficienza di prove. Ma ci sono ancora un paio di scenari. In sintesi:

  • se la Procura dà pieno credito alla versione dell'insulto razzista allora Acerbi incorre nell'articolo 28 ("comportamenti discriminatori") e può essere punito con almeno dieci turni di squalifica oppure con uno stop a tempo determinato (oltre a un'ammenda).
  • se la Procura non ritiene vi siano estremi tali da emettere una sanzione sulla base di un livello "superiore alla semplice valutazione di probabilità" allora Acerbi non sarà punito. Come si dice in gergo: verrà prosciolto per insufficienza di prove oppure per non aver commesso il fatto (in tal caso sarebbe del tutto smentita la narrazione di Juan Jesus).
  • se prevale la linea del ‘malinteso' (davvero difficile dare seguito all'ipotesi che abbia detto certe cose senza pensarle), il difensore dell'Inter se la cava con una punizione leggera (due, anche tre giornate di squalifica).
  • l'ultima ipotesi è che si prefiguri il comportamento gravemente antisportivo che, per effetto dell'articolo 39, porterebbe a un minimo di due giornate di stop.

Il primo scenario assesterebbe un brutto colpo alla carriera e all'immagine di Acerbi: oltre a comprometterne (di nuovo) la convocazione in nazionale in vista degli Europei 2024 in Germania, renderebbe più difficile la sua permanenza all'Inter, che potrebbe anche decidere di separarsi dal calciatore prima della scadenza naturale del contratto (2025). Il silenzio della società sull'intera vicenda (finora alcun comunicato ufficiale è stato emesso) tiene in bilico decisione future.

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