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Scudetto Serie A 2025

Cosa bisogna dire su Simone Inzaghi, capace di perdere 3 scudetti su 4 con la squadra più forte

Tre scudetti mancati in tre modi diversi sono un aggravio alle credenziali di Simone Inzaghi o una via d’uscita di fronte a chi te ne da le colpe principali?
A cura di Jvan Sica
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Con lo scudetto del Napoli, il secondo in tre anni, i discorsi che vogliono toccare i “grandi temi” della stagione si scindono nettamente in due: da una parte si parla della gestione De Laurentiis, capace di rivincere a due anni di distanza con un mercato e un’impostazione generale della squadra completamente differente rispetto alla prima. L’altro grande tema sul tavolo è l’Inter, l’avversaria fino all’ultima giornata del Napoli, che ha vinto un solo scudetto in quattro anni di gestione tecnica guidata da Simone Inzaghi. È poco? È tanto? È giusto?

Per rispondere a questa domanda le variabili da considerare sono davvero molte e potrebbero dare la risposta che poi serve davvero alla dirigenza e ai tifosi dell’Inter, ovvero quella che riguarda il valore dell’allenatore dei nerazzurri.

Nella stagione 2021-2022 l’Inter ha una rosa nettamente superiore a quella del Milan campione, i rossoneri conquistano il tricolore grazie a una sgasata finale e i nerazzurri recriminano su un errore individuale per la sconfitta di Bologna. Non è una grande annata per Inzaghi, anche se la squadra vince Supercoppa italiana e Coppa Italia, non solo perché non riesce a vincere il campionato ed esce agli ottavi di Champions League contro il Liverpool, ma perché alcuni elementi della rosa potevano dare qualcosa di più nel momento in cui i titolarissimi avevano avuto una calo di forma e l’allenatore non è riuscito a tirarglielo fuori.

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L’anno successivo è la stagione del grande exploit del Napoli di Spalletti. Anche in questo caso all’inizio dell’anno l’Inter era la favorita numero uno e per questa stagione si può guardare incattiviti in direzione del tecnico piacentino perché venire battuti da una squadra con una rosa ancora una volta inferiore, anche solo per esperienza ad alto livello, ti viene sicuramente rinfacciato da tutti i padroni del vapore calcistico. In parte l’annata è stata comunque luminosa per aver raggiunto la finale di Champions League, anche se con un cammino nella fase di scontri diretti abbastanza agevole.

Lo scorso anno vittoria netta e secca, poco da aggiungere. Quest’anno altro campionato perso non per errori individuali o exploit di un avversario non atteso, ma per i troppi teatri di gioco aperti, con una rosa che nelle riserve non riesce a dare la stessa qualità dei titolari (ricordiamo che altre società comprano Federico Chiesa come sesto attaccante in rosa e Inzaghi aveva Arnautovic come terza punta).

Tre sconfitte in tre modi diversi sono un aggravio alle credenziali inzaghiane o una via d’uscita di fronte a chi te ne da le colpe principali?
Quando in questa stagione Inzaghi e il suo staff hanno capito che non si doveva davvero lottare contro Real Madrid e Manchester City, un pensiero in più sulla Champions League lo hanno fatto, riuscendo poi comunque a sconfiggere le due squadre più attrezzate dopo le prime fra le pronosticate, Bayern Monaco e Barcellona.

La Serie A è stata giocata con un orecchio sempre ad altri campi infrasettimanali e questo ha contato tanto nella quantità dei punti persi per strada. Inzaghi sconta quindi la “tara italiana”, che ha accorciato la coperta nostrana in maniera evidente. Prima compravamo tanto, anche il superfluo, oggi lo fanno gli altri (vedi Chiesa di cui sopra) e noi dobbiamo pensare a tanti obiettivi con limiti di budget molto stringenti. Certo che avere un terzo attaccante di valore in questa Inter avrebbe fatto tutta la differenza del mondo, ma accettare di non averlo senza fare casini anche pubblici è o non è anche colpa dell’allenatore?

A questo poi si aggiunge un altro piccolo peso che molti butteranno sulle spalle di Simone Inzaghi. L’allenatore con cui ha perso la Serie A si è visto salutare a gennaio dal suo migliore giocatore in rosa e nonostante questo, ha vinto il tricolore.

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In sintesi e per finire, cosa ha detto questa stagione di Simone Inzaghi? Ha detto che è un grande allenatore, capace davvero di portare verso le cime più alte le proprie squadre. Ha un modulo di base ma si sa adattare a ogni avversario, prima di tutto spegnendo i punti di forza altrui. Ha fatto fare ancora una volta una stagione straordinaria a Lautaro, Dimarco, Çalhanoğlu, Mkhitaryan, portando al livello massimo Thuram e Bastoni. Nonostante questo però ha perso tutti i trofei per adesso conclusi e potrebbe rischiare di cadere nella trappola dialettica di un altro allenatore interista usata qualche anno fa, quella degli “zero tituli”.

Un Inzaghi capace di gestire così bene la squadra e farla giocare in maniera sempre giusta è un allenatore top in questo momento al mondo. Allo stesso tempo adeguarsi sempre alle scelte al risparmio della società senza mai alzare almeno il sopracciglio pubblicamente ne fa un bersaglio troppo facile. Giusto è essere sempre grati a chi ti ha dato la possibilità di guidare sulle più belle strade del mondo, ma sottolineare la poca benzina che ti hanno messo nel serbatoio è un passo che bisogna iniziare a fare.

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