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Cataldi definisce “contestazione minima” i calci di un ultrà a sua moglie: giudici attoniti

Danilo Cataldi è tornato a Genova per testimoniare nel processo contro alcuni ultrà del Genoa che avrebbero aggredito anche sua moglie per un motivo surreale nel 2017.
A cura di Marco Beltrami
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Danilo Cataldi oggi è uno dei senatori della Lazio, ma nel 2017 ha vissuto una parentesi professionale al Genoa. Nei sei mesi in terra ligure il centrocampista e sua moglie sono stati protagonisti di una brutta vicenda tornata d'attualità. Il calciatore infatti è tornato a Genova nelle vesti di testimone in un processo che vede come imputati alcuni ultras della formazione rossoblu, con l'accusa di associazione per delinquere, estorsione, violenza privata e altro. Cataldi ha risposto alle domande sull'aggressione a sua moglie nel 2017.

Secondo quanto dichiarato infatti da Elisa Liberati durante le indagini, dopo un Genoa-Inter del l 7 maggio 2017 la stessa signora Cataldi avrebbe ricevuto un calcio e graffi da parte di due esponenti della tifoseria organizzata del Genoa. Tutto per aver acconsentito ad alcune foto con altri sostenitori della squadra genovese con il calciatore aggredito per un motivo surreale: si sarebbe infatti dovuto astenere dagli scatti, in quanto considerato indegno dagli ultrà. In quell'occasione fu necessario l'intervento della polizia per riportare la situazione alla normalità dopo che la compagna, che sarà sentita nelle prossime settimane, era intervenuta per cercare di difendere il giocatore.

Intervenuto dunque in tribunale per rispondere alle domande della pm su quell'episodio, Cataldi ha minimizzato parlando di "una contestazione minima dei tifosi" senza riferimenti dunque a contatti fisici ma solo ad insulti e parole pesanti. Dichiarazioni che hanno lasciato attoniti i giudici presenti e a cui l'accusa ha risposto: "Se a lei questo comportamento pare una contestazione minima…". I magistrati hanno voluto sottolineare poi il luogo in cui sono state rese le dichiarazioni, ovvero l'aula di giustizia, con l'obbligo quindi di dire la verità. A processo ci sono 15 tifosi, indagati in primis sulle estorsioni alla società dal 2010 al 2017. In carcere erano finiti già Massimo Leopizzi, Artur Marashi e Fabrizio Fileni con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'estorsione e violenza privata per aver estorto al Genoa circa 327 mila euro.

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Cataldi ha voluto comunque chiarire la posizione sua e di sua moglie, attraverso una nota divulgata sul suo profilo social. Il giocatore ha spiegato il senso delle sue parole: "Gli articoli e le notizie pubblicate in serata sul mio conto riportano ricostruzioni parziali, strumentali e sensazionalistiche, oltre che lesive della mia persona, relativamente ad una vicenda, accaduta nel 2017 dopo una partita di calcio e che oggi mi vede come testimone di un processo penale. Per chiarezza: non ho minimizzato l’episodio in cui è stata coinvolta mia moglie, la persona che amo e stimo di più al mondo. Far passare un messaggio diverso è quanto di più offensivo e diffamatorio nei miei confronti, soprattutto in una vicenda del genere. Credo fermamente nella giustizia e anche per questo mi riservo di agire in ogni sede per tutelare la nostra famiglia".

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