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Caos tamponi Lazio: rinviata la prima udienza del processo al Tribunale Federale

Rinviata al 26 marzo la prima udienza del processo per le presunte violazioni del protocollo anti-Covid da parte della Lazio. Il procedimento nato in seguito al caos tamponi vede imputati davanti al Tribunale Figc il club biancoceleste, il presidente Claudio Lotito medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia accusati di aver violato tra fine ottobre e inizio novembre 2020 il protocollo sanitario, di non dare notizia alla Asl dei casi di positività e di non predisporre l’isolamento e la quarantena dei contatti stretti di alcuni calciatori presenti a Formello.
A cura di Michele Mazzeo
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Rinviata al 26 marzo la prima udienza del processo per il caos tamponi che ha visto protagonista la Lazio lo scorso novembre. L'avvocato difensore della società capitolina Gian Michele Gentile, affronta dunque il procedimento al Tribunale Federale sulle presunte violazioni al protocollo anti-Covid costate il deferimento del club biancoceleste, del presidente Claudio Lotito e dei medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia, accusati dalla Procura Figc di aver violato in sei occasioni il protocollo.

Diversi i punti oscuri su cui il presidente del Tribunale Cesare Mastrocola e il collegio composto da altri quattro giudici dovranno far luce nel processo. Sotto la lente degli inquirenti sono infatti finiti sei distinti momenti compresi tra fine ottobre e inizio novembre e la mancata comunicazione di 8 casi di positività sia alla vigilia delle trasferte di Champions League contro il Bruges e contro lo Zenit.  Bisognerà inoltre decidere se la Lazio ha violato il protocollo anti-Covid nelle gare di Serie A con Torino (1° novembre) e Juventus (8 novembre). Secondo l'accusa infatti in entrambe le occasioni i biancocelesti avrebbero inserito in distinta calciatori che in quel momento avrebbero invece dovuto rispettare un periodo di isolamento di almeno 10 giorni come previsto dal regolamento in materia.

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In questo periodo, secondo la tesi della Procura, inoltre il club avrebbe commesso anche altre irregolarità come non dare notizia per iscritto alla Asl dei casi di positività, non predisporre quale forma di prevenzione sanitaria l'isolamento e la quarantena dei contatti stretti di alcuni calciatori (Ciro Immobile, Thomas Strakosha e Lucas Leiva) presenti a Formello (il centro sportivo della squadra) prima delle partite di Champions League contro il Club Brugge (28 ottobre) e Zenit San Pietroburgo (4 novembre) e del campionato di Serie A con Torino (1 novembre) e Juventus (8 novembre). Violazioni aggravate dagli allenamenti che i calciatori risultati positivi avrebbero svolto regolarmente (salvo non aggregarsi alla rosa per la partenza) dopo essersi recati nel quartier generale dei biancocelesti.

Da dove nasce questo processo? Il deferimento della Lazio arriva anche a corredo di quel caos sull'esito dei tamponi processati che spinse la Procura di Avellino a disporre l'acquisizione dei reperti RNA virali sugli esami già sequestrati, eseguiti sui tre calciatori e su quattro membri dello staff della Lazio e riesaminati dal laboratorio Merigen di Napoli per avere una perizia sui test effettuati alla vigilia della partita con la Juventus. Perché si era resa necessaria? Per verificare utilizzo dei reagenti e rispetto del protocollo sanitario a causa della discrepanza dei risultati dei tamponi risultati negativi ad Avellino ma positivi al Biocampus di Roma.

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Cosa rischia la Lazio? Ammenda, punti di penalizzazione, retrocessione o addirittura l'esclusione dal campionato sono le sanzioni che potrebbero essere emesse per punire le falle (presunte), le irregolarità (dolose o meno) nella condotta dei biancocelesti oppure una superficialità tali da mettere a repentaglio la salute pubblica (non solo dei singoli calciatori) in momenti così delicati da quando è iniziata la pandemia di coronavirus.

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