Borini racconta un gustoso aneddoto su Carlo Ancelotti: “So tutto, perché non mi avete invitato?”

Se state pensando di organizzare una serata fuori e conoscete Ancelotti, non dimenticatevi di invitarlo, parola di Fabio Borini. Intervistato da Natalie Pike e Sam Allardyce, suo ex allenatore ai tempi del Sunderland, l'ex giocatore ha ricordato con grande affetto cosa volesse dire lavorare con Don Carlo. I due si sono incontrati proprio in Inghilterra, quando Borini era un giovane e promettente attaccante appena arrivato alla corte del Chelsea. Per lui quello è stato l'inizio di un lungo giro per l'Europa: dalla prima esperienza con i Blues al passaggio in Turchia, fino all'ultima in Serie B con la Sampdoria.
L'esterno non ha solo diversificato le sue esperienze calcistiche, ma ha avuto la possibilità di lavorare con alcuni nomi importanti del panorama calcistico. Oltre ad Ancelotti, non dimentica Andrea Pirlo, Gattuso e perfino Luis Enrique, ai tempi della Roma. L'ex giocatore si è raccontato nel video-podcast No Tippy Tappy Football, ricordando con grande affetto e simpatia l'attuale ct. del Brasile.

Borini racconta: il mancato invito di Ancelotti
Nel corso dell'intervista Borini ha catturato l'attenzione dei due host non appena ha pronunciato il nome di Ancelotti. Allardyce stesso ha ammesso di esserne un grande fan, ed è solo grazie all'entusiasmo e l'insistenza dell'allenatore inglese se ha raccontato la storia del mancato invito. Borini ha così ricordato di una serata organizzata da Terry, allora capitano del Chelsea, a cui hanno partecipato tutti i ragazzi, tutti tranne uno: il mister.
Il giorno dopo i Blues si sarebbero dovuti allenare, ma prima di scendere in campo Carletto ha voluto tenere una riunione di spogliatoio: "Eravamo tutti spaventati, pensavamo sapesse della sera prima. Quando ha chiesto a Terry cosa avesse fatto, lui gliel'ha detto promettendo di essere comunque in grado di allenarsi e fare tutto a modo", ha raccontato Borini. A quanto pare però, Ancelotti non era dubbioso per le loro condizioni, nemmeno arrabbiato, e l'unica cosa che ha detto è stata: "So tutto e non sono preoccupato, però perché non mi avete invitato?". Da quel momento, ha confessato l'ex giocatore, tutti hanno capito di che pasta fosse fatto l'allenatore italiano e che, nonostante sulla carta i ruoli diversi li separassero, lui era comunque uno di loro, faceva parte del gruppo.
Il rapporto con Ancelotti: "L'unico a rendere tutti felici"
Impossibile non voler bene ad Ancelotti, questo traspare dal racconto del suo ex giocatore. Per l'attaccante, il tecnico è dotato di una personalità quasi magica, che lo rende onnipresente: "Sa tutto quello che succede nello spogliatoio, conosce l'umore di tutti, anche quando non c'è fisicamente". La grande differenza la fa proprio il modo di approcciarsi alla squadra, non solo da allenatore, ma da vero e proprio gestore. Un uomo in grado di comprendere sensazioni e stati d'animo e capace di risolvere problemi con una breve chiacchierata: "Gli bastavano 30 secondi, non ore, per prendersi cura di tutti".

Un legame forte tra i due italiani che anche a distanza di anni resta vivo nei ricordi. Come racconta Borini, ai tempi del Chelsea: "Eravamo tutti felici. Nonostante ci fosse un organico ampio, con 24 giocatori, erano tutti sereni. Anche chi giocava solo un minuto a partita, lo faceva di buon umore. Tutto questo grazie a lui che amministrava tutto e tutti e si prendeva cura dello spogliatoio. Un'ottima persona, quasi magica".