Adriano: “Le persone non capiscono cosa sia la depressione. Sembravo uguale a tutti ma non era così”

Adriano uomo e non solo calciatore. È questo quello che viene fuori dall'intervista esclusiva di DAZN "Família – Vita di un Imperatore" al fortissimo attaccante brasiliano dell’Inter dei primi anni 2000, che in Italia ha vestito anche le maglie di Fiorentina, Parma e Roma.
Il suo impatto sul calcio italiano fu dirompente in virtù delle sue grandi doti fisiche e tecniche: Adriano Leite Ribeiro è stato soprannome "Imperatore" per il modo in cui si era imposto nel nostro campionato senza bisogno di tempi di adattamento o apprendimento. Da imperatore, appunto. Segnò più di 100 gol con i club italiani ma con la morte di suo padre tutto cambiò.

La vita di Adriano ha vissuto difficoltà e cadute, che un poco alla volta lo hanno allontanato dal calcio che conta e da quello di cui lui era protagonista assoluto: l'ex calciatore brasiliano, però, prima ha nascosto ogni tipo di problema e poi ne ha parlato apertamente.
Adriano: "Me ne sono andato dall’Inter e sono tronato in Brasile perché mi mancava la mia famiglia"
Adriano ha parlato così delle sue difficoltà personali dopo la morte del padre, figura centrale nella sua vita e quella della sua famiglia: "Le persone non capiscono cosa sia la depressione, sembravo uguale a tutti, ma non era così. Ognuno ha il suo modo di gestire questa cosa, io ho avuto il mio. Ho fatto quello che sentivo nel cuore e nella testa. Non mi interessa di quello che pensa la gente, i miei amici e la mia famiglia erano con me in questa scelta".
L'ex attaccante ha parlato così del ritorno a casa in Brasile e l’addio all’Inter: "Me ne sono andato dall’Inter e sono tronato in Brasile perché mi mancava la mia famiglia. Dopo la morte di mio padre non avevo più la testa per poter giocare all’Inter. È un avvenimento che mi ha ferito tanto, ho scelto di tornare in Brasile perché non avevo più la testa e, così, avrei danneggiato la squadra e i miei compagni. Mio padre ha sempre fatto tutto per la mia famiglia e non c’era più, sono rimasto io e, come uomo, dovevo aiutare i miei familiari perché loro avevano bisogno di me".

In merito alle tante critiche ricevute per il fatto di aver aperto la sua favelas al mondo e fatto vedere dove vive, Adriano ha parlato dell'importanza che può avere il calcio in alcuni luoghi: "Il calcio serve nelle Favelas. Lì la vita è difficile. I bambini sono abituati a vedere le persone con la pistola o con il fucile. Lo sport è importante per loro, per cercare di far pensare loro un’altra cosa".
Adriano: "Sarebbe stato bello giocare con Conte"
Alla domanda su un calciatore in cui si rivede Adriano risponde così: "Non posso compararmi a Ronaldo o Ronaldinho perché sono ruoli diversi, quindi dico sicuramente Lukaku, gioca come me. Sarebbe stato bellissimo giocare con Conte!".
Infine, in merito alla scelta di Chivu come nuovo allenatore dell'Inter non ha dubbi: "È il profilo giusto, gli auguro il meglio. Non è facile da gestire una grande squadra come l’Inter, gli auguro di fare bene. Quando arriva un allenatore giovane il gruppo lo accoglie bene, anche perché nel caso di Chivu, lui stesso è stato un giocatore dell’Inter. Quando c’è il gruppo, c’è tutto".