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Stagione finita per LaMelo Ball: come cambia la corsa al Rookie dell’Anno in NBA

Nessun giocatore ha vinto il premio di Rookie dell’Anno giocando meno del 60% delle partite a disposizione. Ecco perché l’infortunio di LaMelo Ball potrebbe prepotentemente riaprire una corsa che oggi vede 3 candidati su tutti. L’esplosione di Anthony Edwards, la maturità di Tyrese Haliburton o il ruolo di Immanuel Quickley in una squadra da Playoffs: chi premiare?
A cura di Luca Mazzella
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Rookie del mese a gennaio, rookie del mese a febbraio, probabile rookie dell'anno a fine stagione. Il percorso di LaMelo Ball, unito al rendimento dei sorprendenti Charlotte Hornets stabilmente in zona Playoffs, sembrava una lenta e inesorabile marcia verso il premio di miglior esordiente della NBA 2020-21. Sembrava, appunto, perché nella notte il fratello di Lonzo, dopo una penetrazione nel traffico nella sfida contro i Los Angeles Clippers, è caduto male poggiando male il polso sul parquet e riportando, questo l'esito degli esami, una frattura che lo terrà fuori per tutta la stagione. Una tegola tremenda per il ragazzo, che partita dopo partita stava incantando la lega con una pallacanestro sempre più matura, e per la franchigia, che ora teme ripercussioni sull'entusiasmo generale del roster. In più, l'infortunio di LaMelo riapre una corsa al titolo di Rookie dell'Anno per molti già scritta fino a poche ore fa e che oggi torna ad essere avvincente. Sempre che la lega non intenda comunque premiare il numero 2 di Charlotte, che avrebbe all'attivo il 56.9% delle partite giocate finora dalla squadra. La minor percentuale di gare giocate per un giocatore poi premiato col ROY è il 60.9% di Pat Ewing, ai Knicks, nel 1985-86.

Nel frattempo però, 3 giocatori su tutti iniziano a sognare il grande colpo.

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1) Anthony Edwards – Minnesota Timberwolves

10 partite consecutive in doppia cifra dal 24 febbraio, tra le quali spiccano i 42 ai Phoenix Suns (terzo più giovane di sempre a segnare almeno 40 punti) e i 34 ai Portland Trail Blazers. Dopo le tante difficoltà iniziali e una riluttanza a calarsi del tutto in un ambiente, quello di Minnesota, dove si fatica a intravedere un progetto tecnico, la prima scelta si è definitivamente sbloccata inanellando una serie di prestazioni di livello dal punto di vista realizzativo, tutte condite da giocate di puro atletismo e da un sorprendente controllo di un corpo dai mezzi fisici illimitati. A voler trovare un difetto, le letture sono ancora modeste e spesso e volentieri il ragazzo sembra peccare nella comprensione di alcune situazioni tattiche. Come detto, il contesto non aiuta, ma questo a maggior ragione rende ulteriormente pesanti i suoi numeri e la prepotente risalita nelle preferenze per esordiente dell'anno. Quando decide di puntare il ferro, il ragazzo è letteralmente una furia.

2) Immanuel Quickley – New York Knicks

Fa certamente effetto leggere di un giocatore dei Knicks tra i candidati ad un premio, ma la stagione che la squadra della Grande Mela sta giocando sotto la sapiente gestione di Tom Thibodeau sta regalando diverse sorprese e oltre al nome di Julius Randle, candidato al Most Improved Player e fresco di All-Star, l'altra perla emersa in questa prima metà di stagione è proprio il prodotto di Kentucky che la dirigenza di New York ha pescato nei bassifondi del draft (scelta numero 25). Il 22enne sta mostrando una capacità innata di fare canestro e un bagaglio di soluzioni invidiabili per un rookie. Su tutte, il floater, la sua preferita. Si sprecano già tanti paragoni ma di certo quello con Lou Williams è il suo preferito, essendo il suo riferimento sin dagli inizi. Le sue doti sono state recentemente premiate anche con la promozione in quintetto contro i Brooklyn Nets (21 punti) e nelle due sfide contro i Philadelphia 76ers. I Knicks potrebbero aver trovato la point-guard del futuro.

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3) Tyrese Haliburton – Sacramento Kings

Dopo una super partenza e i 2 premi di Rookie del Mese della Western Conference di gennaio e febbraio, la guardia dei Kings ha avuto, in concomitanza con il crollo verticale della squadra, un periodo di grandi difficoltà al tiro, complice anche un infortunio al polpaccio che l'ha tenuto fuori per due settimane e costretto poi a giocare con una limitazione di minutaggio. Come nel caso di Edwards, il rendimento di Sacramento potrebbe penalizzare e di molto il prodotto di Iowa State, anche se il ragazzo, nella sua genuina frustrazione per le recenti sconfitte e lo scarso apporto offerto, sembra tenere particolarmente al premio ed è probabile che userà la parte finale di stagione per scalare posizioni e approfittare del ko di LaMelo.

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L'NBA dovrà a questo punto scegliere se valorizzare esclusivamente l'impatto statistico, e in quel caso il nome di Edwards sarebbe evidentemente il più papabile, la maturità, che premierebbe senza dubbio un Haliburton decisamente più avanti di tutti i pari età, o il record di squadra. In quest'ultimo caso, l'unico giocatore all'altezza di LaMelo sarebbe Quickley, che coi Knicks sta giocando una stagione praticamente speculare a quella degli Hornets (non a caso hanno lo stesso record).

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