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Playoff NBA: i 76ers guadagnano gara 7. I Clippers in rimonta chiudono la serie

Per la prima volta nella loro storia, i Los Angeles Clippers si qualificano alla finale di Conference battendo i Jazz in rimonta dopo essere stati sotto 2-0 nella serie e di 25 punti nella decisiva gara 6, grazie a uno straordinario Terance Mann. Philadelphia passa a Atlanta e avrà la bella davanti al suo pubblico grazie ai 48 punti della coppia Harris-Curry.
A cura di Luca Mazzella
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Due partite nella notte di Playoffs NBA, coi 76ers che nella prima gara da "win or go home" della stagione battono gli Hawks a domicilio e si guadagnano l'opportunità di chiudere la serie al Wells Fargo Center di Philadelphia. I Los Angeles Clippers fanno ancora meglio, chiudendo in rimonta contro i Jazz dopo essere stati sotto anche di 25 punti e segnandone 81 nel secondo tempo.

Atlanta Hawks – Philadelphia 76ers 99-104

Dopo la rimonta leggendaria di gara 5 gli Hawks avevano, sul parquet amico, la chance di chiudere la serie e avanzare in finale di Conference per la seconda volta nella storia dal trasferimento da St. Louis. La partenza sembrava andare esattamente in questa direzione, con un 10-2 di parziale per aprire la partita diventato 20-8 a metà quarto, con Trae Young a guidare i suoi con 3 canestri sui primi 3 tentativi. I primi 12 minuti, con il folletto di Atlanta assoluto protagonista con 11 punti, si sono chiusi sul 29-22 per i padroni di casa. In quel momento però sono ufficialmente entrati in partita i Sixers, che con un 7-0 in apertura di secondo quarto ha pareggiato a quota 29 salvo vedere una nuova sfuriata sempre in concomitanza con la presenza in campo di Young, che ha propiziato il controbreak di 10-0 che ha rimesso gli Hawks a distanza di sicurezza consentendo di chiudere il primo tempo sul 51-47, con 20 punti e 7 assist che portano la sua firma, supportati dai 15 punti di Kevin Huerter.

Dopo il riposo negli spogliatoi però i Sixers sono rientrati con un altro atteggiamento, segnando i primi 14 punti del quarto con 3 triple di Seth Curry nel mezzo, e portandosi avanti 61-51. Non è bastato nemmeno questo a far sventolare bandiera bianca ad Atlanta, che ha reagito sull’onda emotiva di una super schiacciata di John Collins contro Joel Embiid e grazie a 7 punti fondamentali del nostro Danilo Gallinari, ancora una volta concreto dalla panchina.

L’ultimo quarto, dopo un faccia a faccia proprio tra il centro camerunese e il numero 20 degli Hawks e l’annuncio dello speaker del mancato rientro di Bogdan Bogdanovic per un problema al ginocchio, vede Atlanta riagganciare l’ennesimo tentativo di fuga degli ospiti fino al 94-93 con due minuti da giocare, grazie a una tripla pazzesca ancora di Trae Young. Da lì in poi però Embiid, i viaggi in lunetta di tutti i Sixers e qualche errore di troppo degli uomini di McMillan hanno consegnato la vittoria ai 76ers, che avranno ora la chance di chiudere la faticosa serie al Wells Fargo Center.

Decisivi i 48 punti della coppia Curry-Harris, mentre Embiid ha bisogno di 24 tiri per segnare 22 punti, ma finchè il ginocchio tiene c’è speranza per Doc Rivers e questo conta. Buon impatto di Maxey dalla panchina (16 punti), mentre Ben Simmons delude ancora prendendo appena 6 tiri dal campo per altrettanti punti. Gara 7 sarà uno spartiacque anche per lui e per il suo futuro nella franchigia. Atlanta può solo recriminare con se stessa per una partita da 13/24 ai liberi, 41% dal campo e 32% da tre. Con queste percentuali era davvero dura fare di meglio, ma la loro stagione sarà da applausi a prescindere dall'esito di gara 7.

Los Angeles Clippers – Utah Jazz 131-119

"We can be heroes, just for one day", diceva David Bowie. E l'eroe della notte nella già di suo eroica vittoria dei Clippers in rimonta sui Jazz si chiama Terance Mann. Usato col contagocce lo scorso anno, quello da rookie (8.8 minuti a partita con 2.4 punti) e maggiormente valorizzato questa stagione da coach Lue (18.9 minuti e 7.0 punti), il giovane playamaker dei los-angelini è letteralmente esploso, e non è la prima volta vista la gara 7 contro i Mavs, con 39 punti totali (15 su 21 dal campo e 7/10 da tre) che rappresentano il suo career-high. Mai ne aveva segnati così tanti nemmeno prima di approdare in NBA. Merito anche dell'intuizione del suo coach di abbassare il quintetto e costringere Rudy Gobert a inseguire giocatori negli angoli, uscendo dalla sua area di usuale dominio e finendo per la seconda gara di fila (mai era successo in carriera) a 0 stoppate.

Eppure, dopo i 72 punti subiti da dei Jazz assolutamente in palla nel primo tempo, diventati poi un +25 a inizio terzo quarto, la serie sembrava viaggiare spedita verso gara 7. I secondi 24 minuti della squadra di Lue si sono trasformati però in uno show con 81 punti totali (contro i 47 dei Jazz) e una storica vittoria che vale la prima finale di Conference nella storia della franchigia. Oltre al sorprendente Mann, arrivano le solide prestazioni di Paul George (28-9-7) e dell'ormai certezza Reggie Jackson (27 punti), vero fattore nei Playoff.

I Jazz escono tra mille rimpianti dopo essere stati sopra 2-0 nella serie, con un'altra prestazione eroica di Donovan Mitchell, ultimo ad arrendersi (39 punti, 9 assist e 9 rimbalzi) seguita dai 21 di Royce O'Neale e dai coraggiosi 26 minuti di Mike Conley, che ha stretto i denti per una gara decisiva ma, evidentemente in difficoltà fisica dopo il lungo stop, ha chiuso ad appena 5 punti con 1/8 al tiro e 6 palle perse.

Dovessimo comunque riassumere la serie in poche parole, diremmo che l'ha stravinta Tyronn Lue, e i suoi aggiustamenti, contro un Quin Snyder che non ha mai trovato alternative ai 5 esterni messi in campo dagli avversari proprio per mettere in difficoltà (sarebbe il caso di dire in imbarazzo, ma Gobert non merita queste parole) il centro francese dei Jazz. I Clippers affronteranno i Phoenix Suns in una finale di Conference che almeno per il primo episodio non vedrà in campo Chris Paul, alle prese col protocollo covid-19. Stesso dicasi per Kawhi, infortunatosi al ginocchio. Un vero peccato, per dei Playoffs pazzi ma con troppe defezioni, che invoglieranno di certo il commisioner Silver a rivedere i calendari sin dal prossimo anno.

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