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La notte da sogno di Danilo Gallinari, finalmente protagonista con gli Atlanta Hawks

38 punti, 10 triple messe a segno, appena 3 errori totali dal campo. Con un minutaggio via via maggiore dopo l’infortunio subito e il progressivo recupero imposto dallo staff medico di Atlanta, Danilo Gallinari sta finalmente iniziando a fare quello per cui gli Hawks hanno investito 60 milioni su di lui in estate: uscire dalla panchina e segnare a ripetizione.
A cura di Luca Mazzella
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Per inquadrare al meglio l'eccezionalità della partita giocata da Danilo Gallinari nella notte bisogna partire da una data: 10 aprile 2015, Dallas Mavericks contro Denver Nuggets. Danilo terminò la gara con 47 punti a segno, suo record personale. Da allora, in 6 anni, non è mai più stato capace di issarsi oltre i 35 punti. Fino a stanotte, appunto. Quando sui Boston Celtics si è abbattuto un ciclone fatto di triple e di una straordinaria efficienza al tiro che entrano di diritto nella storia recente NBA.

I record del Gallo

Partito dalla panchina, nel tanto discusso ruolo da sesto uomo che coach Lloyd Pierce e la dirigenza Hawks hanno sin da subito prospettato per lui, come veterano alla guida della second-unit, Danilo è stato in campo per "soli" 33 minuti. Il motivo è semplice: di ritorno da un infortunio le squadre NBA hanno delle regole ben precise per riabituare lentamente e progressivamente i giocatori al ritmo-partita. Prima 15 minuti, poi 20, poi 25, di settimana in settimana. Poco conta se giochi bene o male, il programma di recupero viene rispettato in modo rigoroso. Ecco perché la prestazione di Gallinari è ancora più degna di nota: meno di tre quarti di partita in campo sono stati sufficienti per mettere a segno 38 punti con 10 triple su 12 mandate a segno e 3 tiri complessivi sbagliati dal campo.  A fine primo tempo era già a quota 24 punti con 7/7 dall'arco. È la quinta volta in carriera in cui segna almeno 35 punti, il suo massimo in NBA per triple totali segnate, la settima partita con almeno 7 tiri oltre l'arco a bersaglio. Inoltre, si tratta della quarta volta nella storia NBA in cui un giocatore riesce a segnare 10 o più triple in uscita dalla panchina (gli altri capaci di farlo sono stati Jr Smith e Donyell Marshall).

Sempre a proposito di storia, il Gallo è il secondo giocatore più anziano di sempre a segnare così tante triple dopo Steph Curry. La cosa più importante è che non si tratta di numeri fini a se stessi, ma cruciali ai fini della vittoria di Atlanta sulla più quotata Boston, da stanotte ufficialmente nel mirino e distinti appena una partita. Un'iniezione di fiducia importantissima sia per la squadra che per la sua autostima, precipitata dopo un inizio di stagione condizionato da un infortunio che ne ha frenato l'ambientamento e limitato in modo evidente le prestazioni,  scese fino agli attuali 11.8 punti a partita, il minimo dall'anno da rookie ai New York Knicks.

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Le ambizioni degli Atlanta Hawks

Il nuovo compito di giocatore immediatamente produttivo alle spalle dei titolari è una novità nell'avventura americana del Gallo, da anni nel limbo tra star in una squadra di medio livello e terzo-quarto violino in una squadra da titolo, ipotesi paventata in più occasioni ma mai realizzatasi. Ecco perché, in estate, dopo non aver ricevuto offerte dalle cosiddette contender, il prodotto di Sant'Angelo Lodigiano ha accettato la corte di una delle squadre più ambiziose della Eastern Conference, all'inizio di un percorso che nel giro di un paio di stagioni si spera possa diventare stabilmente da Playoffs. Purtroppo i problemi fisici non solo di Gallinari ma anche dell'altra super-firma estiva, il serbo Bogdan Bogdnanovic, uniti al pessimo rendimento del veterano e fresco di titolo NBA Rajon Rondo e ai dissidi interni tra John Collins e il resto del gruppo hanno frenato e di molto le ambizioni della squadra, che dopo un inizio mediocre sta lentamente risalendo anche dopo aver ritrovato il numero 8, fondamentale negli equilibri offensivi e pedina chiave in un pick and roll con Trae Young che può diventare letale per le difese avversarie.

La difesa, appunto, è invece una delle note dolenti sia di Danilo che della squadra (gli Hawks sono 22esimi in NBA per defensive rating), sebbene non si tratti di una pecca addebitale solo al Gallo ma più in generale a un roster con pessimi difensori individuali (Trae Young su tutti) e spiccata propensione offensiva. Utile per dare spettacolo ma, si sa, non sempre la chiave per vincere le partite.

Il problema numero uno di Atlanta, oggi, si chiama discontinuità: gli Hawks hanno perso 2 volte in stagione contro Knicks e Hornets, squadra abbondantemente alla loro portata, e qualche giorno fa contro dei modestissimi Cavaliers, in striscia perdente di 10 sconfitte. Il tutto mostrando, soprattutto una volta andati in svantaggio, problemi di personalità e leadership. Quella che sperano, da stanotte, di aver ritrovato con Danilo Gallinari. Il cui giusto atteggiamento e aggressività possono cambiare il trend della franchigia e regalare tante soddisfazioni ai tanti tifosi italiani oltreoceano.

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