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Eterno LeBron James: raggiunta quota 36.000 punti, a 37 anni è ancora al top

Alla 19esima stagione in NBA e dopo aver messo alle spalle i problemi fisici di inizio anno, il Re è tornato al meglio della sua forma. E domina ancora.
A cura di Luca Mazzella
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Altro che viale del tramonto, The King è ancora sul trono. Gli ultimi 10 giorni di LeBron James e dei suoi Los Angeles Lakers sono stati praticamente un incubo: 31.6 punti di media, 9.8 rimbalzi, 5.2 assist, 1.6 palle recuperate, 1.4 stoppate e 56% dal campo, valsi la bellezza di 0 vittorie e una serie di brutte figure a vanificare gli sforzi del nativo di Akron. Estendendo il range alle 14 partite prima di stanotte, le medie erano sempre impressionanti (31 punti, 8 rimbalzi e 7 assist) ma il record del team di 6 vittorie e 8 sconfitte aveva contribuito a rendere ogni prodezza un boccone amaro.

Questa volta però almeno contro Houston, nella partita giocata e vinta per 132-123 dai giallo-viola, una grande prestazione di LeBron è coincisa, seppur a fatica, con un successo dei Lakers che hanno quantomeno spezzato la striscia di insuccessi consecutivi. Per farlo, il "Re" ha dovuto mostrare ancora una volta i muscoli, restando in campo per quasi 40 minuti e chiudendo in tripla doppia da 32 punti, 11 rimbalzi e 11 assist nelle insolite vesti di "starter 5" nel quintetto con Malik Monk (25 punti), Russell Westbrook (tripla doppia da 24-12-10 con 7 palle perse), Avery Bradley e Stanley Johnson, ultima firma per via delle defezioni causate dal covid-19 ma inserito alla grande nei meccanismi difensivi del team. Per LeBron si tratta della terza tripla-doppia dell'anno, la quinta dopo i 35 anni di età: un numero incredibile se si pensa che tutti gli over 35 della storia NBA, messi assieme, ne hanno totalizzate appena 2.

36.000 and counting

Con i 32 punti segnati, inoltre, James è diventato il terzo giocatore della storia NBA a superare quota 36.000 punti, il più veloce di sempre a farlo (come è stato dal traguardo dei 1.000 punti all'ultimo dei 35.000) proseguendo la sua rincorsa al secondo posto di Karl Malone (36.928) e soprattutto al primo Kareem Abdul-Jabbar (38.387). Rincorsa che sembrava quasi a rischio fino a un paio di settimane fa ma che oggi ha ripreso il suo impeto, grazie anche alla quinta media punti più alta della sua carriera (27.6 punti a partita), alla sesta miglior percentuale dal campo dei suoi 19 anni di NBA (52%) e anche a una ritrovata vena dalla lunetta, dove a fronte dei soli 5.4 tentativi a partita figli di una ridotta aggressività al ferro della prima parte di stagione (trend abbondantemente invertito dall'assenza di AD), l'attuale 77.6% è inferiore solo al 78% della stagione 2008-09. Come il vino, LeBron invecchia, migliora e…attenta al record dei record.

Versatilità

Se si pensa al LeBron James dei primissimi anni NBA viene in mente il giocatore molto meno realizzatore, tiratore e scorer a tutto tondo di oggi. Il Re, ai primi albori, sembrava un novello Magic Johnson dotato però di atletismo insensato e capacità di puntare sempre il ferro che sopperivano alla dimensione perimetrale tutta da costruire. Negli anni, dopo le prime Finals perse brutalmente contro i San Antonio Spurs per 4-0 in una serie in cui coach Gregg Popovich lo espose a tutti i suoi limiti nel tiro da fuori, LeBron è diventato non solo un attaccante di primissimo livello, ma anche un tiratore da 3 affidabile.

E del "pass-first player" degli esordi sono rimasti nella loro totalità i flash da playmaker puro, abbinati però a uno skillset offensivo secondo a nessuno. Nella sua continua evoluzione e maturazione atta anche ad assecondare un fisico cambiato negli anni e, dopo un'eternità passato lontano da infortuni, scalfito da problemi fisici seri nell'arco delle ultime 3 stagioni, LeBron si è trasformato anche in un centro.

E se si pensa ai Lakers versione bolla, che nel 2020 a Orlando si consacravano campioni NBA con lui da point-guard, paragonandoli a quelli che stanotte hanno battuto gli Houston Rockets con lo stesso giocatore schierato questa volta da "5", ci si rende conto della straordinaria duttilità di una macchina da pallacanestro senza precedenti. Che negli ultimi possessi della partita di stanotte contro Houston ha accettato di buon grado il ruolo di bloccante nel pick and roll con Russell Westbrook, che si è rivelato impossibile da fermare per la comunque modesta difesa avversaria.

L'utilizzo di James da centro non è una novità dell'ultima ora ma, per momenti più o meno prolungati nelle ultime 2 settimane cioè dall'infortunio di Anthony Davis, sta diventando un'arma a cui coach Vogel (in questo momento sostituto dal vice Fizdale causa covid-19) ricorre sempre più spesso. Un ruolo solo nominale, dal momento che il 6 in campo si concede licenza di fare praticamente tutto nella metà campo offensiva, dal portatore di palla primario a quello secondario, dal bloccante al tiratore. Come è stato sostanzialmente per tutta la carriera, sempre con gli stessi risultati: il Re è ancora il centro di gravità della lega.

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