Disastro Lakers in NBA: con questo calendario sono a rischio anche i Play-in
In principio era una stagione solo potenzialmente complessa, con una nuova chimica da ricercare, un roster integralmente rivoluzionato e una timeline che suggeriva di dover attendere qualche mese prima di vedere la versione migliore di questa squadra, naturalmente partita con il titolo NBA come unico epilogo. Strada facendo si sono iniziate ad intravedere però le falle nella costruzione del gruppo e dall'obiettivo dichiarato dell'anello si è passati a un mirino spostato in maniera più saggia verso la qualificazione ai Playoffs, per poi verificare lo stato di salute di un Anthony Davis nuovamente infortunato e capire le prospettive del team. Infine, il crollo verticale dell'ultimo mese (3-7 nelle ultime 10), i record di LeBron James (37.000 punti da stanotte) collezionati nella più totale anarchia tecnica e tattica, e il realismo ulteriormente ricalibrato verso il torneo play-in tra settima, ottava, nona e decima squadra della Western Conference, provando in qualche modo ad aggrapparsi a una delle due ultime posizioni per poi confidare nel ritorno in grande stile di Davis a dare manforte al Re, predicatore nel deserto. La sconfitta che ieri però i Los Angeles Lakers sono riusciti a portare a casa dopo un vantaggio di addirittura 23 punti, dilapidando i 25 punti (con 6/9 da tre) di James nel primo tempo contro la più immediata concorrente per la nona piazza, ovvero i New Orleans Pelicans, ha definitivamente messo i gialloviola nella peggior situazione possibile. I redivivi San Antonio Spurs delle ultime settimane, pur senza dichiarata ambizione di post-season, sono infatti ormai risaliti fino a una sola partita di distanza da (31-43 il record di L.A. contro il 30-44 dei texani) e per scippare anche il decimo posto alla squadra di Vogel, relegandola a spettatrice da aprile in poi, agli uomini di Popovich basterebbe solo pareggiare il record Lakers al termine delle 82 partite. Un quadro apocalittico viste le aspettative riposte sulla squadra in estate dopo l'annuncio in pompa magna di Russell Westbrook, ma oggi tremendamente vicino a realizzarsi.
Il calendario fa paura
Basta infatti studiare il calendario di LeBron e soci delle ultime due settimane di stagione regolare per capire quanto una clamorosa esclusione dalle prime 10, Spurs permettendo ovviamente, sia possibile. I Lakers affronteranno nell'ordine i Dallas Mavericks e gli Utah Jazz, quarta e quinta forza della Western Conference, entrambe in trasferta. Le due gare successive saranno invece in casa, la prima in un rematch da dentro-fuori proprio contro i Pelicans, la seconda contro i Denver Nuggets dell'MVP in carica Nikola Jokic a loro volta impegnati nella corsa al sesto posto che vale la qualificazione diretta. Le altre due trasferte che seguono gli impegni alla Crypto.com Arena vedranno Los Angeles volare a casa della miglior squadra NBA, i Phoenix Suns, che peraltro avranno tutto l'interesse del mondo a vincere una sfida che potrebbe evitargli proprio di trovarsi di fronte l'accoppiata James-Davis in un potenziale scontro tra prima e ottava, e subito dopo a San Francisco dai Golden State Warriors. Per chiudere, l'ultima sfida casalinga sarà contro gli Oklahoma City Thunder che viaggiano spensieratamente verso la lottery – e questa sulla carta sembra l'unica sfida alla portata – ad anticipare l'ultima gara di stagione in Colorado, di nuovo contro Denver, che a quel punto potrebbe già aver conquistato il sesto posto o essersi rassegnata al settimo. Visto il trend delle ultime settimane e considerato l'infortunio alla caviglia di James (che lui stesso ha definito durissimo nel post-partita) ognuna di queste sfide fatta eccezione per quella sul parquet di casa contro OKC sembra già segnata in partenza.
Solo la salute del Re, unita a un ritorno di Davis di cui si vocifera da giorni, potrebbe clamorosamente sovvertire ogni pronostico. Il tutto, ovviamente, immaginando una San Antonio rinvigorita dalle nuove chance di qualificazione e senza troppe pressioni in un'annata che si preannunciava interlocutoria e che un gruppo giovane e senza pressioni sta vivendo in totale spensieratezza. La disfatta di Los Angeles ha tuttavia riacceso speranze riposte in cantina fino a inizio marzo, e pensare che in quella che potrebbe essere l'ultima stagione in carriera da head coach Gregg Popovich non voglia regalarsi quantomeno la chance di provarci fino in fondo, è utopia.
Le ipotesi di arrivo alla pari
Vincere almeno la metà delle sfide in calendario potrebbe tuttavia non bastare, anche perché nella corsa tra i Lakers, i Pelicans e gli Spurs la franchigia los-angelina ha un ulteriore ostacolo: in caso di arrivo alla pari contro i primi infatti il tie-breaker vede James e compagni, a prescindere dalla sfida casalinga, in svantaggio negli scontri diretti e quindi sotto. Contro i nero-argento invece, il miglior record di San Antonio nella Western Conference (oltre agli scontri diretti comunque a favore) vedrebbe la squadra di Popovich in vantaggio. Cosa c'è di ancor più preoccupante? Che entrambe le rivali dei Lakers giocheranno due volte contro i derelitti Portland Trail Blazers, ormai già proiettati al prossimo anno, portando quindi a casa almeno due vittorie. Insomma, servirà molto più di un miracolo per raggiungere un obiettivo minimo come i Play-in.