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Chicago Bulls più forti delle assenze: sono loro la rivelazione della NBA

Più forti delle assenze, più compatti di ogni altra squadra NBA. La versione 2021/22 dei Chicago Bulls continua a sorprendere e regalare gioie ai tifosi.
A cura di Luca Mazzella
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DeMar DeRozan è il miglior marcatore della squadra a 26.4 punti di media, Alex Caruso tra i migliori difensori dell'intera lega, Coby White un uomo essenziale in uscita dalla panchina, Javonte Green il giocatore che ha preso gran parte dei minuti che erano di Patrick Williams, e appunto Patrick Williams, ancora difensiva del team e giocatore per fisicità capace di marcare l'ala più talentuosa degli avversari. Un discreto quintetto, nulla da dire. Non fosse altro che stiamo parlando degli assenti dei Chicago Bulls nella partita di ieri contro i Denver Nuggets sorprendentemente vinta per 109-97.

Una squadra che oltre ogni defezione e infortunio ha ormai un'identità così forte da riuscire, sera dopo sera, a superare ogni tipo di avversità. I Bulls infatti, oggi secondi nella Eastern Conference con un record di 17-8 e reduci da 4 vittorie consecutive e 7 delle ultime 10, hanno praticamente visto sempre in campo la sola coppia Lonzo Ball-Zach LaVine per tutte le 25 partite giocate finora, rinunciando da inizio stagione a Pat Williams e per circa due settimane anche al centro titolare Nikola Vucevic, entrato nel protocollo covid-19, dove attualmente si trova anche DeMar DeRozan.

Anziché rimuginare per le assenze, coach Billy Donovan ha costantemente rivisto e ricostruito le sue rotazioni, prima di tutto trovando energie in alcuni uomini non da copertina come Ayo Dosunmu, rookie partito ieri notte in quintetto per la prima volta in carriera, o come Derrick Jones Jr, ex Blazers e Heat che sembra aver trovato il contesto ideale nella città del vento, fino ad arrivare alle seconde linee Troy Brown Jr, Tony Bradley e Matt Thomas, tutti utili alla causa con il loro rendimento di contorno a supporto dei titolari. Una soddisfazione che va oltre i risultati ma che nella classifica sorride a un progetto profondamente rinnovato dallo scorso febbraio (quando nella diffidenza generale il neo GM Karnisovas decise di spingere per acquisire il centro Nikola Vucevic dagli Orlando Magic) ad oggi, con acquisizioni di giocatori vogliosi di mettere alle spalle un passato fatto di discontinuità o più semplicemente desiderosi di archiviare la scarsa fiducia ricevuta dalle squadre di appartenenza che senza troppi rimpianti li hanno lasciati partire verso altri lidi.

Un roster con più leader e senza egoismi

Quando in estate i New Orleans Pelicans, alle prese con le ambizioni di Zion Williamson e alla ricerca del giusto supporting cast per esplodere definitivamente, hanno deciso di lasciar andare Lonzo Ball non rinnovandogli il contratto in scadenza, la sensazione che la mossa potesse in qualche modo risultare un clamoroso autogol c'era. Un giocatore capace di far viaggiare la palla, alzare il ritmo, in evidente miglioramento al tiro e sempre più forte in difesa sembrava il complemento ideale per un team che proprio sul binomio metà campo difensiva-transizione doveva costruire le proprie fortune.

Tuttavia, nessuno immaginava che il più grande dei fratelli Ball potesse salire di rendimento fino a diventare a tutti gli effetti un tiratore da 3, il miglior in squadra su un volume importante di tentativi, ben 7 a partita, e l'addizione più importante per mettere il sigillo sugli attacchi avversari in coppia con Alex Caruso, altro snobbato di lusso in questo caso dai Los Angeles Lakers. Alla presenza e leadership difensiva dei due si è poi aggiunta la classe di DeMar DeRozan.

DeRozan (26.4 punti a partita), reduce dal triennio texano alla corte di Gregg Popovich che ne ha ampliato il bagaglio tecnico non tanto nei fondamentali quanto proprio nella comprensione del gioco, ha preso assieme a Zach LaVine (25.9 punti a partita) le redini della metà campo offensiva di questi nuovi Chicago Bulls, senza egoismi e riuscendo perfettamente a incastrarsi nel basket a più bocche da fuoco pensato da Donovan, che oggi si gode una squadra quinta per rendimento difensivo e sesta per rendimento offensivo pur senza mai aver potuto schierare, se non nelle primissime gare, il suo quintetto-tipo.

Una difficoltà nella quale però il gruppo ha trovato però nuove risorse e una compattezza che da anni non si vedeva in città raccogliendo a tempo di record i frutti di un progetto partito tra qualche perplessità per le tante scommesse incamerate ma che oggi, dopo aver vinto praticamente ognuna di queste, sembra prossimo a esplodere. Con all'orizzonte la scelta di LaVine che quasi certamente legherà il suo nome alla squadra per i prossimi anni rinnovando il contratto in scadenza nel prossimo luglio (max da 210 milioni per i prossimi 5 anni?), Arturas Karnisovas è pronto a schiacciare sull'acceleratore e aggiungere l'ultimo tassello per non fermarsi alla solidità da regular season finora mostrata e nemmeno al solo potenziale titolo di sorpresa dell'anno. I Chicago Bulls, dopo anni di mediocrità, stanno studiando come diventare vincenti e sono sulla migliore strada possibile.

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