Rugbista smette di respirare: compagni e avversari intonano un canto antico per tenerlo in vita

Dramma in campo durante una partita di rugby giocatasi sabato scorso allo Shadbolt Park di Auckland, in Nuova Zelanda. Un giocatore del Suburbs, impegnato nel match contro il Manukau Rovers, ha subìto un attacco epilettico e ha messo di respirare, facendo calare la disperazione sul terreno di gioco e sugli spalti.
A quel punto è stato fondamentale l'intervento di alcuni spettatori che assistevano al match, che prontamente si sono precipitati in campo e hanno praticato il massaggio cardiaco al giocatore esanime, raggiunti poco dopo dal personale paramedico. In quel momento è avvenuta una scena commovente, in cui si sono mischiati sport e umanità, amicizia e compassione, nel senso più pieno del condividere la sofferenza di qualcuno.
I giocatori di entrambe le squadre si sono disposti in cerchio intorno allo sfortunato rugbista e hanno iniziato a intonare un canto antico per spingerlo con tutto quello che avevano dentro a restare attaccato alla vita. "Ho dovuto trattenere le lacrime – ha detto il genitore di un altro giocatore del Suburbs – Non sapevo chi fosse o cosa fosse successo o quanto grave fosse il problema, all'improvviso un piccolo gruppo di noi ha notato che veniva eseguita la rianimazione cardiopolmonare su qualcuno".

"Sembrava che ci fossero circa 50-60 giocatori intorno a quello che era a terra, si sono messi in cerchio. Poi hanno iniziato a cantare", ha continuato l'uomo. I giocatori hanno cantato un inno tradizionale delle Fiji chiamato Noqu Masu, che viene spesso intonato in chiesa e durante gli eventi sportivi. "È stata una scena terribile", ha detto ancora il testimone, spiegando di essere rimasto impressionato dal fatto che tutti i giocatori del club avversario avevano partecipato in maniera così emotiva alla vicenda.

Il giocatore poi è stato trasportato all'ospedale di Auckland per ricevere le cure del caso. Una fonte ha detto: "È piuttosto scosso e confuso perché si è appena svegliato in un letto d'ospedale, senza sapere cosa sia successo".