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Perchè l’Italia gioca ancora il Sei Nazioni nonostante gli innumerevoli “cucchiai di legno”

Il Sei Nazioni 2023 di rugby inizia ufficialmente oggi 4 febbraio e vede in gara Inghilterra, Irlanda, Galles, Scozia, Francia e Italia. La Nazionale azzurra, che partecipa dal 2000, ha chiuso per ben 17 volte all’ultimo posto. Ma la sua presenza è stata confermata anche per le prossime edizioni.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Sei Nazioni 2023 è iniziato ufficialmente ieri, sabato 4 febbraio, con la vittoria della Scozia sull'Inghilterra e dell'Irlanda sul Galles. Anche gli Azzurri sono pronti all'esordio nel torne di rugby con l'Italia che oggi, domenica 5 febbraio,  scenderà in campo per affrontare i campioni in carica della Francia all'Olimpico. Il torneo più famoso e importante dell’emisfero nord proseguirà per cinque fine settimana fino al "super saturday" del 18 marzo, quando si giocheranno le partite dell'ultimo turno.

La sfida contro la Francia rappresenta un'interessante preview di quanto accadrà più avanti, in Coppa del Mondo, con le due squadre che sono state inserite nello stesso girone. Ma perchè l'Italia del rugby gioca il Sei Nazioni nonostante le innumerevoli sconfitte? E quest'anno gli azzurri potranno davvero essere gli outsiders?

Perché l'Italia di rugby gioca il Sei Nazioni

La Nazionale azzurra è stata inserita nel torneo nel 2000 dopo che nel 1998 era stata accettata la domanda di adesione. L'allora "Cinque Nazioni" prese ufficialmente nome in "Sei Nazioni", continuando la tradizione annuale del più antico torneo internazionale a XV che si disputa dal lontano 1883 – con le sole interruzioni dovute ai conflitti mondiali. Inizialmente era stato concepito come un torneo interbritannico cui partecipavano quattro nazionali: Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda. Poi venne ampliato a inizio 900 con l'inserimento della Francia e, infine, dell'Italia. La Nazionale azzurra è sempre stata considerata la più debole tra le sei anche se in alcune edizioni è riuscita a prendersi qualche soddisfazione e ad evitare il famoso "Cucchiaio di legno", un riconoscimento goliardico ideato dagli studenti dell'Università di Oxford a fine XIX secolo, riservato all'ultima in classifica. In questa particolare classifica, l'Italia in 22 edizioni ha chiuso all'ultima posizione in ben 17 occasioni (con un "filotto" che perdura nelle ultime 7 edizioni, dal 2016), dove per 11 volte ha perso anche tutte le partite.

Cosa succederà con l'edizione del 2024 del torneo

Sul futuro del Sei Nazioni si discute da tempo, con il tentativo di provare ad allargare ancora una volta il numero delle nazionali partecipanti o con la sostituzione di una tra quelle già presenti. A fare pressione in particolar modo sarebbe la federazione sudafricana che da sempre vanta una straordinaria tradizione nel rugby. Ma proprio qualche giorno fa, sulla questione è intervenuto direttamente il CEO del Sei Nazioni, Ben Morel, che ha definitivamente chiuso la proposta di cambiamenti radicali e immediati: "L'espansione del Sei Nazioni in questo momento non è in discussione, non c'è nessuna conversazione a riguardo e non c'è mai stata", smentendo le voci che avevano parlato di una serie di contatti proprio con il Sudafrica. A farne le spese si vociferava fosse proprio la Nazionale Italiana, candidata eventualmente anche all'esclusione senza aumentare il numero delle squadre partecipanti. Ma già a seguito dei risultati più confortanti dell'Italia nel 2022 si era affievolita l'idea di un cambio a favore degli Springboks.

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