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Paola Egonu a Fanpage: “Sono diversa, come tante. A volte mi chiedo da dove arrivi questo odio”

Paola Egonu non vede l’ora di disputare la sua seconda Olimpiade ma prima vuole prendersi tutto con la Imoco Volley di Conegliano: la più forte giocatrice del mondo ai microfoni di Fanpage.it ha parlato dei suoi obiettivi in campo ma si è soffermata anche su vicende personali e su tematiche sociali a lei molto vicine. Il suo mondo a 360°.
A cura di Vito Lamorte
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Paola Egonu vuole prendersi tutto e lo dice con il sorriso sulle labbra. Nessun proclama, niente parole forti, ma solo lo sguardo verso il futuro e una serie di obiettivi da provare a raggiungere. Quella che viene considerata, non a torto, la più forte giocatrice di volley del mondo parla del suo mondo a 360° e lo fa a modo suo. Poco più di 15 giorni fa è stata premiata come MVP della Coppa Italia A1 2021 ma i suoi obiettivi per questa stagione sono ancora tanti.

Ai microfoni di Fanpage.it Paola Egonu ha parlato del suo percorso nel mondo della pallavolo, delle Olimpiadi di Tokyo, di Conegliano e della Champions League ma si è soffermata ad analizzare alcune vicende personali e problematiche sociali che l’hanno coinvolta emotivamente negli ultimi tempi.

Da qui ad un mese la finale di Champions League con VakıfBank: come stai vivendo tu e tutto il gruppo questa attesa?
"Stiamo bene, siamo molto felici di essere arrivate fino alla fine perché era uno dei nostri obiettivi. In questo momento siamo concentrate sullo Scudetto ma penso che lavorare bene per il primo obiettivo ci aiuti ad essere pronte anche per il primo maggio. Siamo cariche, sappiamo che mancano pochi giorni e quindi questi ultimi allenamenti valgono tanto. Quando è così tendi a innervosirti di più perché vuoi che tutto sia perfetto. C’è un bel clima perché tutte stanno spingendo, tutte ci tengono, dalle atlete allo staff".

Con Conegliano l’anno scorso avete vinto praticamente tutto: che annata è stata?
"Stupenda sotto tutti i punti di vista, sia di squadra che personale. È stato un dispiacere non poterci giocare lo Scudetto e la Champions perché era incredibile il nostro stato di forma: stavamo vincendo tutto, credevamo molto in noi stesse e l’idea è sempre la stessa, ovvero dare il 100% e crederci sempre. Tutte noi cerchiamo di dare sempre il massimo perché siamo coscienti che solo così possiamo raggiugnere gli obiettivi. La compattezza di questo gruppo, lo spirito e l’unità ha prevalso in tante situazioni e sono davvero fiera quando ci penso".

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Cosa lascia dentro di te quest’anno senza il pubblico?
"Sembra un po’ impossibile che mi sia abituata a giocare in questo modo. Manca tanto il pubblico, quando torneremo a giocare con i tifosi sarà come la prima volta e il cuore andrà a mille. Adesso siamo solo noi atlete in campo e si sente tutto quello che ci diciamo".

Come ti sei avvicinata alla pallavolo e come guardi adesso ai tuoi inizi?
"Non ero la giocatrice che sono adesso. Ero inguardabile, facevo fatica a prendere il tempo su una palla alta. C’è stato molto lavoro in tutto, e in tutti i fondamentali, però è stato divertente e quando guardo indietro penso alla mia determinazione per arrivare fin qui".

Tu sei giovanissima e hai già vinto tanti trofei: come fai ad essere sempre al top?
"Mi pongo degli obiettivi. Anche nei giorni in cui vorrei stare a casa, magari sul divano a guardare una serie tv, io lavoro per questo e penso a quello che vorrei. È difficile, perché qualsiasi tipo di lavoro è complicato e non tutti i giorni ci sentiamo allo stesso modo, ma fissando degli obiettivi cerco di raggiungerli e questo fa la differenza. Mi fanno tener botta (ride, ndr)".

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Sei ‘la giocatrice più forte al mondo’ ma in campo hai mai paura di qualcosa?
"In campo no, ma prima sì. Se ripenso a tutte le partite importanti c’è sempre quella tensione che rispecchia quanto ci tieni a quella gara. Non c’è paura perché ogni giorno in palestra cerco di allenarmi e di arrivare pronta. C’è paura prima, quando studi le avversarie e vedi le loro qualità, in quel momento c’è un po’ di tensione. Appena entri in campo c’è tranquillità. I primi due punti sei tesa e pensi che deve andare bene, devi essere in grado di uscire dalle difficoltà, ma in campo non sei sola perché ci sono le compagne, l'allenatore e tutti gli altri che sono lì per sostenerti".

Tra circa 100 giorni le Olimpiadi. Con quali sensazioni ci arrivi?
"Tendo a pensare periodo per periodo. Mi focalizzo molto sul presente e quello che sto vivendo adesso ma ogni tanto il pensiero vola lì. Sono tutte sensazioni positive ma non potrò avere risposte valide perché non abbiamo iniziato il collegiale, ormai sono due anni dall’ultima volta che abbiamo lavorato insieme e ognuna di noi ha avuto un percorso di crescita diverso per migliorarsi e arrivare più pronta possibile a questo momento. Per quanto mi riguarda sono convinta di aver fatto tutto il possibile per essere pronta. Ho due obiettivi importanti da raggiungere in questi 100 giorni ma sono pronta. Mi sudano già le mani perché l’abbiamo aspettata tanto e penso che potremmo fare belle cose".

La Serbia ha battuto l'Italia nella finale dei Mondiali 2018 e nella semifinale europea del 2019: è arrivato il momento di prenderci la rivincita?
"Vi racconto una cosa molto buffa, che è successa dopo la gara persa all’Europeo contro la Serbia. Ero devastata, non riuscivo a ritrovarmi anche nelle cose semplici, e ricordo di aver ricevuto questa chiamata da mio padre. Mi ha detto ‘Ok, vi hanno messo in difficoltà ma immagina di poterle battere alle Olimpiadi. Non è ancora finita. Siete forti come sono forti loro e con il tempo voi imparerete ad essere più lucide e ad arrivare pronte’. Questa chiamata mi ha tirato su di morale e più ci penso e più sono convinta che deve essere così".

Siamo nel 2021 ma il razzismo è ancora un problema sociale: come hai vissuto quello che è accaduto negli USA dopo la morte di Floyd e l’esplosione del movimento Black Lives Matters?
"Tante emozioni. La prima domanda è ‘perché siamo ancora a questo punto?’. Mi chiedo da cosa parte quest’odio, perché abbiamo voluto dividerci per razze e perché non si tenta di capire l’altro. Io sono una persona molta emotiva e fa male. Fa male sia per quello che accade in America e sia perché ora si punta il dito contro gli asiatici per il virus. Come se lo avessero creato loro. Faccio fatica ad aiutare come vorrei ma sono con tutti loro spiritualmente. Non capisco perché un essere umano debba creare dolore ad un altro, non capisco cosa c’è alla base".

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Sei stata al centro di un dibattito al limite del surreale per la tua relazione: perché la sessualità di una persona continua ad influire nel giudizio? 
"Parlando di me,  non mi sono messa nessun etichetta addosso, è una cosa che hanno fatto gli altri. E ci tengo a precisare che non vorrei nessun tipo di etichetta. Le persone cambiano e non sai mai cosa può succederti nella vita. In questo momento la sessualità di una persona è giudicata perché non tutti hanno il coraggio di parlarne per come sono cresciuti, per quante poche persone si esprimono e parlano di come si sentono realmente. È un peccato. Io dico sempre ‘sii te stesso’ ma nello stesso momento devi avere il coraggio di renderti libero perché potresti essere te stesso a mettere dei paletti perché non vuoi deludere la società o la tua famiglia. Inizi a pensare ai cambiamenti che potrebbero esserci, al modo in cui ti guardano gli altri. Credo che piano piano più persone stanno iniziando a parlarne e questo mi rende felice. Con l’andare avanti nel tempo questo discorso diventerà normale e ci sarà l’accettazione di chi si è veramente. Deve partire prime di tutto da se stessi, accettarsi".

Nelle ultime settimane c'è stata una discussione animata tra tanti personaggi dello spettacolo e l’esponente della Lega Pillon sulla legge Zan: perché secondo te in Italia è così difficile lavorare per contrastare le discriminazioni e si gioca con la vita delle persone?
"Perché si è egoisti, perché si pensa solo a se stessi e non ci si mette mai nei panni degli altri. Lo stesso discorso vale anche per i migranti: ci si pone mai la domanda sul perché lasciano il loro paese non avendo nemmeno la certezza di sopravvivere? Una volta che si proverà a capire perché lo fanno allora si potrà trovare una soluzione".

Hai detto che se tu fossi scelta come portabandiera a Tokyo sarebbe un grande messaggio. Perché?
"Perché sono diversa. Dal colore della pelle, che è la prima cosa che noti; al mio modo di pensare e per come affronto determinati temi. Sono consapevole che ci sono un sacco di ragazze che si trovano nella mia stessa situazione e si sentono sole, non vedono quella luce, e non fanno mai quel primo passo. Potrei dare tanti bei messaggi. Sarebbe un onore e sarebbe qualcosa di diverso. Accettare tutte le diversità che questo mondo offre".

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