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Oscar Pistorius oggi pulisce chiese, abbandonato da tutti: “Troppo tossico, non c’è nulla per lui”

Oscar Pistorius è stato scarcerato a gennaio 2024, ma dopo soli 3 mesi di libertà condizionata la sua vita appare già inesistente: non può utilizzare i social, pubblicare o rilasciare interviste, né apparire in TV. E’ sottoposto a controlli a sorpresa con test anti droga e alcol e monitorato a distanza. Ha cercato anche di ritornare nel mondo paralimpico che lo ha rifiutato: “Ancora troppo tossico”
A cura di Alessio Pediglieri
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Che fine ha fatto Oscar Pistorius? L'ex campione paralimpico è stato scarcerato a inizio anno ma di lui ben presto si sono perse tutte le tracce. Si sa solamente che è a Pretoria, città che non può abbandonare, monitorato a vista e obbligato a sottoporsi a rigidi controlli. Ha provato a rientrare nel mondo dello sport che però lo ha respinto, considerandolo ancora "troppo tossico" per un reinserimento. E così vive nell'ombra, senza poter avere una vita pubblica, utilizzare i social o apparire in TV, trascorrendo i suoi giorni a pulire e riordinare una chiesa.

Per l'omicidio della sua ex ragazza, Reeva Stenkamp, avvenuto nel 2014, l'ex paralimpico è stato condannato inizialmente a cinque anni di carcere, per poi vedersi raddoppiare la pena a 13 anni e cinque mesi a seguito di un appello dei pubblici ministeri. Pistorius si è visto rigettare diverse volte la richiesta per gli arresti domiciliari e ha scontato più della metà della pena dietro le sbarre prima di essere rilasciato, lo scorso gennaio.

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Per lui, però, l'uscita di prigione si è trasformata in una situazione ancor peggiore di prima, in cui la libertà è rimasta una parola scritta sulle pagine dei libri dei tribunali ma mai divenuta reale. A tre mesi dalla sentenza che gli ha permesso l'uscita dal carcere, di lui si sono perese quasi le tracce. Si sa che è controllato a vista in quasi ogni suo movimento e che si deve sottoporre a improvvisi controlli con test anti alcool e droga. Non può lasciare il Paese ma nemmeno Pretoria, dove si è rifugiato nella villa del ricco zio Arnold, circondata da guardie, fili spinati e cani da guardia.

Di Pistorius non si sa quasi più nulla, solo che ha anche provato un approccio verso il suo vecchio mondo olimpico che però l'ha rifiutato. Non appena uscito di carcere, avrebbe contattato un paio di membri del Comitato Paralimpico Internazionale per chiedere di ritornare a lavorare in qualche modo. Tutto vano: "È ancora troppo tossico per poter lavorare con lui, adesso" avrebbe detto uno dei due membri, "Non c'è niente per lui qui." Così, ha trovato rifugio presso una chiesa olandese, dove presta servizio sociale, secondo le direttive del tribunale.

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A Pistorius non è permesso di avere una vita pubblica come chiunque altro: non gli è permesso avere social network, pubblicare post o chattare. Non può pubblicare alcunché riguardi la sua persona né per iscritto né partecipando come ospite in tv e radio, né rilasciare interviste. Ovviamente è stato sottoposto anche a restrizioni nei confronti dei familiari della vittima, che non può né contattare né avvicinare. Così, è finito a consumare i suoi giorni in servizi sociali presso una chiesa di Pretoria.

Si tratta della medesima chiesa frequentata dallo zio Arnold, in "fascia protetta", dove trascorre le sue giornate nel quasi più assoluto anonimato, rendendo nota al Tribunale come da accordi per la libertà condizionata. "Ha i capelli incolti, la barba lunga, quasi non lo si riconosce più", dicono le persone che lo hanno incontrato durante le funzioni. "Non penseresti mai che era stato un atleta, semplicemente oggi non è più lui" ha riferito un altro fedele: "Una persona anonima, né amichevole né estroverso: l'ombra di quello che era una volta".

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