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L’ultramaratona più estrema in Italia, vince l’ultimo che resta in piedi: “36 ore senza dormire”

Vito Intini da Putignano, è il vincitore di una delle ultramaratone più estreme ovvero “L’ultimo sopravvissuto”. Impresa eccezionale a Castellaneta per il corridore che ha già all’attivo diversi record del mondo.
A cura di Marco Beltrami
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Ne resterà solo uno. Non poteva esseri slogan migliore per definire "L'Ultimo sopravvissuto Backyard – Last man standing", ovvero una gara che ha letteralmente rivoluzionato il mondo delle ultramaratone. Una prova estrema, in cui oltre alle doti fisiche bisogna avere una tenuta mentale eccezionale. Ne ha da vendere Vito Intini, atleta pugliese che ha trionfato arrivando da solo al traguardo. Un'ennesima impresa, per questo 55enne che è abituato a stupire.

Che cos'è e come funziona L'Ultimo sopravvissuto, ultramaratona estrema

"Backyard – Last man standing", è un'ultramaratona (categoria che comprende le gare di corsa a piedi che hanno una distanza superiore a 42,195 chilometri) molto particolare, ideata negli Stati Uniti circa 10 anni fa. La sua formula è davvero unica, come spiegato dallo stesso Vito Intini sui social. Si tratta della prova più "democratica del mondo", dove a vincere non è chi è più veloce, ma chi è più resistente e bravo nella gestione delle forze fisiche e mentali.

Si svolge su un circuito di 6.7 chilometri che va percorso in un'ora. Nella seconda ora, c'è poi una nuova partenza, sulla stessa distanza, solo per chi ovviamente si presenta al via. Poi si prosegue ad oltranza: terza ora, quarta ora e ancora fino a quando a restare in corsa non è un solo corridore, che è così il vincitore.

Vito Intini, il vincitore italiano de L'ultimo sopravvissuto

E il trionfatore è stato proprio Vito Intini che in quel di Castellaneta, in provincia di Taranto, ha superato se stesso sabato 6 aprile. L'atleta pugliese è risultato così "l'ultimo sopravvissuto" dopo la bellezza di 36 ore di corsa. Una soddisfazione enorme per questo appassionato che in passato ha collezionato altri record prestigiosi come quello mondiale di corsa su tapis roulant di 12 ore (152.2 km), di 24 ore (265.2 km), e poi di 48 ore (superati 410.4 km).

Una prova capace di mettere a dura prova corpo e mente, con Vito che ha infatti raccontato: "Impossibile dare indicazioni serve solamente un ossessione per l’obiettivo. La cura quasi maniacale della ripetitività della precisione della fermezza. Non la velocità e non la forza, nessuna dote genetica è richiesta. Bisogna essere umano per vincerla. Ci sono volute 36 ore, 36 giri per sfiancare gli altri atleti. 36 ore senza dormire assumendo oltre 8000 kcal di liquidi e solidi. Ho usto 6 paia di scarpe un cambio ogni 6 ore. Solo due maglie una per il giorno una per la notte. Se sentivo caldo (di giorno) bevevo di più. Se sentivo freddo (di notte) mangiavo di più. Era la mente che guidava il corpo e non il corpo la mente. Tutte le esigenze erano guidate da uno schema definito nella mente".

Una forza di volontà eccezionale, con uno stimolo importante per Intini quello di dedicare questo trionfo ad una persona cara: "Dovevo terminare le 6 ore che avevo schematizzato nella mente. Solo così posso sentirmi tranquillo e al sicuro. Se sento le continue richieste del corpo non vado lontano. Un ultimo giro va fatto ugualmente anche se non ci sono più atleti. Corri da solo. Era già buio. In quell’ora ti passa la vita davanti all’occhi. Quante sfide, quante vittorie. Questa è però speciale. In tanti anni mi ha sempre assistito mio zio Battista Lattarulo. Aveva una gioia immensa nell’accompagnarmi nelle varie sfide. Era malato e sapevamo che avrebbe tagliato presto il traguardo. E l’ha fatto ancora una volta insieme a me. Oggi ci ha lasciato. Ha voluto aspettare la fine della gara per dirmi arrivederci. Questa VITTORIA è tua caro Zio".    

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