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L’annata indimenticabile dell’atletica italiana: Jacobs, Tamberi e gli altri ci hanno fatto grandi

Dopo più di venti anni di anonimato, l’atletica leggera italiano fa un botto clamoroso, arrivando a vincere cinque medaglie d’oro alle Olimpiadi di Tokyo.
A cura di Jvan Sica
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Ci potevamo aspettare di tutto dallo sport azzurro in questo anno, anche la vittoria degli Europei di calcio, ma nessuno, nemmeno il più ottimista poteva mai immaginare che nell’evento più importante al mondo per quel che riguarda lo sport, le Olimpiadi di Tokyo, l’Italia si affermasse come una grande potenza dell’atletica leggera. Alla fine della manifestazione olimpica terminiamo secondi nel medagliere della disciplina, sopravanzati solo dagli USA per due semplici ori. Fino al 30 luglio 2021 sembrava pura utopia.

L’atletica leggera italiana però aveva già detto qualcosa di interessante durante il percorso che ci ha portato in Giappone. A marzo si sono svolti gli Europei indoor a Torun, in Polonia. Arriviamo al momento del via con molte incognite, sia perché i giovani non erano assolutamente testati per questi eventi internazionali, sia perché alcune colonne portanti della squadra non sembravano in grande forma. Mentre atleti del calibro di Jakob Ingrebritsen vincono, iniziando a costruire il proprio anno magico, noi piazziamo una serie di risultati molto interessanti. Nei 60 metri ostacoli Paolo Dal Molin raggiunge un grande risultato con il bronzo, battuto solo da Belocian e Andrew Pozzi, nel salto triplo Tobia Bocchi è quarto, Alessia Trost sesta nel salto in alto, ma soprattutto Gianmarco Tamberi è argento alle spalle del bielorusso Maksim Nedasekau, capace di superare se stesso molte volte per battere l’azzurro, mentre Marcell Jacobs è oro per dispersione sul secondo nei 60 metri. Avendo quasi paura nel dirlo, si inizia a sussurrare che se Jacobs reggesse altri 40 metri, all’Olimpiade può pensare anche di arrivare in finale.

A maggio poi c’è la Coppa Europa di marcia e torniamo a farci vedere nella parte alta delle classifiche per le diverse specialità. Nella 20km fa una gran bella figura Francesco Fortunato, quinto con il suo nuovo personale, mentre Massimo Stano fa una gara solida, arrivando ottavo. La 20km femminile invece ha una dominatrice azzurra, Antonella Palmisano, che batte le spagnole Maria Perez e Laura Garcia-Caro. Sono risultati che mettono “benzina mentale” ai nostri marciatori e che sarà molto utile più avanti.

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Il 23 maggio da Gateshead inizia la Diamond League e anche in questa competizione divisa in tappe la bandiera dell’Italia comincia “sinistramente per gli altri” a sventolare spesso. Anche il pubblico che segue con minore attenzione l’atletica leggera inizia a sentire più familiari i nomi non solo di Jacobs e Tamberi, che fanno esercizi di Olimpiade sfidando i grandi della loro specialità, ma anche atleti come Nadia Battocletti, Fausto Desalu, Edoardo Scotti, Gaia Sabbatini, Leonardo Fabbri che si posizionano in ogni loro gara nel giro che conta davvero.

Con una squadra che ha prospettive interessanti, arriviamo in Coppa Europa e stupiamo anche noi stessi. Vinciamo i 200 metri con Desalu, i 5000 con Yemaneberhan Crippa, i 400 ostacoli con Alessandro Sibilio, il lungo con Randazzo, la 4×400 maschile, i 1500 con Gaia Sabbatini, i 5000 con Nadia Battocletti, l’asta con Roberta Bruni e arriviamo secondi nella classifica generale dietro solo ai padroni di casa della Polonia. Siamo una forza nell’atletica leggera europea, chi mai lo avrebbe immaginato. Per raffreddare gli animi, gli addetti ai lavori ci dicono che la Coppa Europa nell’anno olimpico è una manifestazione quasi da non considerare, perché tutti si stanno preparando per i Giochi e sarà lì che si vedranno i veri valori sul campo.

Iniziano le Olimpiadi, l’Italia fa una grande settimana nel nuoto, perde colpi nella disciplina che ci ha sempre fatto vincere medaglie, il tiro al volo, e tutto sommato siamo in linea con le aspettative. Il 31 luglio 2021 iniziano le gare di atletica leggera presso lo Stadio Nazionale di Tokyo e tutto cambia.

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Fioccano finali impreviste, come quella dei 5000m di Nadia Battocletti, settima alla fine, di Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli, ottavo nella gara dei record vinta dal norvegese Karsten Warholm, di Ala Zoghlami e Ahmed Abdelwahed nei 3000 siepi, di Filippo Randazzo nel lungo, di Andrea Dallavalle e Emmanuel Ihemeje nel triplo, di Zane Weir nel lancio del peso con un’ottima quinta posizione finale. Pensando agli ultimi venti anni della nostra atletica, se qualcuno ci avesse predetto questi risultati a inizio Olimpiade, saremmo stati contenti. Ma non saremmo però davanti al miracolo che poi è avvenuto. Sì, perché alla nostra lista di ottime prestazioni, manca quelle delle punte.

L’1° agosto 2021 è uno dei giorni più importanti della storia dello sport italiano. Gianmarco Tamberi vince l’oro olimpico nel salto in alto, a pari merito con Mutaz Essa Barshim e pochi minuti dopo un italiano, nello specifico Marcell Jacobs, vince i 100 metri piani a un’Olimpiade. Solo a scriverlo prima di quel giorno sembrava una barzelletta.

Questo doppio oro sensazionale per la storia di Gimbo e la sfrontata volontà di crescita di Marcell ci mette letteralmente le ali ai piedi e il 6 agosto riusciamo in un’altra incredibile impresa. Con Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu vinciamo la 4×100, rimontando sulla Gran Bretagna e battendola per 1 solo centesimo. Abbiamo vinto i 100 metri e la 4×100 in un’edizione olimpica. Ci sembra un sogno.

Tutto questo è successo in pista, ma c’è anche la strada che chiama. Nelle Maratone facciamo bella figura con Faniel ventesimo in quella maschile ed Epis trentaduesima in quella femminile. Ma c’è la marcia, una disciplina in cui eravamo re, con i nostri allenatori andati a diffondere il verbo in tutto il mondo.

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La prima gara è la 20 km uomini. Vince Massimo Stano, in Giappone da innamorato del Giappone, battendo due giapponesi. Il giorno dopo c’è la 20km femminile. Chi vince? Ovviamente Antonella Palmisano, dandoci il quinto oro dell’edizione olimpica più vincente di tutta la storia della nostra atletica leggera.

Siamo una potenza mondiale nella disciplina più diffusa che può esistere, perché bastano due piedi e un campo dove correre per diventare un atleta e magari un campione. Ma reggeremo? Questa è la domanda che tutti ci facciamo e ci fanno.

Replicare Tokyo è una mezza follia, sia nei prossimi Mondiali di Eugene, sia nelle prossime Olimpiadi di Parigi. Ma la via è ormai tracciata, non solo perché le Olimpiadi ci hanno portato queste vittorie, ma anche perché sono anni che eccelliamo nelle categorie giovanili, avendo vinto il medagliere degli ultimi Europei under 23. Il presente è stato nostro forse un po’ per caso, ma il futuro può essere nostro invece per destino e programmazione.

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