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La scherma italiana è già ripartita dalla crisi: verso Parigi 2024 per riprenderci tutto

Alle Olimpiadi di Tokyo la scherma porta a casa tre argenti e due bronzi, ma eravamo abituati così bene da giudicare come fallimentare questa edizione olimpica.
A cura di Jvan Sica
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Una federazione sportiva vince cinque medaglie olimpiche in una sola edizione e viene attaccata da tutti i fronti, tanto che cambia tutti i direttori tecnici nelle diverse armi per il prossimo triennio. Sembra strano, ma non per la scherma italiana abituata troppo bene a dominare in quasi tutte le armi, almeno a quadrienni alternati, grazie a campionissimi generazionali come Trillini, Vezzali, Montano e tanti altri.

Di fronte ai “soli” 3 argenti e 2 bronzi di Tokyo, il Presidente della Federazione Italiana Scherma, Paolo Azzi, per acquietare il casino che si era creato anche a livello mainstream, anzi soprattutto a livello mainstream sul fatto che la scherma italiana “era in crisi”, decide di cambiare tutti i ct delle Nazionali del settore olimpico. Sono scelti Luigi Tarantino per la sciabola, Dario Chiadò per la spada e c’è il ritorno tanto atteso di Stefano Cerioni per il fioretto, dopo che il tecnico italiano era andato a fare grande il fioretto russo in questi anni.

Un cambio radicale e netto anche perché nel triennio che ci separa da Parigi 2024 non si può chiedere l’impossibile. Gli atleti di punta resteranno per forza di cose questi, anche gli avversari di punta sono questi e al massimo potranno crescerne altri in rampa di lancio, si può soltanto cambiare indirizzo tecnico e sperare che Tokyo sia stata davvero una brutta (se così si deve dire) Olimpiade e non un’edizione olimpica in cui il globalismo schermistico si è semplicemente manifestato in tutta la sua evidenza.

Siamo arrivati alle Olimpiadi con il campione d’Europa in carica nel fioretto uomini, Alessio Foconi, tra gli uomini due bronzi mondiali, Andrea Santarelli nella spada e Luca Curatoli nella sciabola, mentre tra le donne avevamo due bronzi mondiali nel fioretto, Errigo e Di Francisca, anche campionessa d’Europa in carica.

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Proprio Elisa Di Francisca ha lasciato la scena prima di Tokyo per una seconda maternità. In un primo momento la campionessa jesina ha lasciato in silenzio, per poi essere la prima a tuonare contro i vertici delle armi italiane, in primis quella del fioretto guidata da Andrea Cipressa. L’ambiente si capisce che non è dei migliori.

La scherma a Tokyo inizia le sue gare il 24 luglio e subito viviamo il percorso più bello per i colori azzurri. Luigi Samele arriva in finale nella sciabola maschile, perdendo solo contro il mostro ungherese Áron Szilágyi, al terzo oro olimpico consecutivo nell’individuale. Nella spada femminile raggiungiamo i quarti con Rossella Fiamingo che perde dall’estone Katrina Lehis, mentre Federica Isola perde di una stoccata sempre ai quarti dalla cinese Sun Yiwen. Questo è il rammarico più grande, ma anche la più grande speranza perché Federica è classe 1999 e può solo crescere.

Nel secondo giorno Andrea Santarelli prende il legno nella spada maschile ma tutti noi aspettavamo con ansia il fioretto femminile, da sempre nostro magazzino di ori e medaglie. Arianna Errigo e Alice Volpi si sfidano ai quarti con la vittoria della più giovane, mentre Martina Batini perde subito dall’ungherese Kreiss Fanni. L’ultima speranza, Volpi, perde in semifinale e finalina contro le russe Deriglazova e Korobejnikova e subiamo la nostra più terribile nemesi: nessuna medaglia nel fioretto femminile negata da due atlete russe “create” da Cerioni.

Nella sciabola femminile avevamo poche possibilità, mentre nel fioretto maschile sfioriamo l’impresa leggendaria: Daniele Garozzo, già oro nel fioretto individuale a Rio de Janeiro, raggiunge la finale anche a Tokyo, dove però è sconfitto dall’atleta di Hong Kong, Cheung Ka Long. Una seconda vittoria consecutiva avrebbe reso Daniele uno degli atleti italiani più vincenti e importanti degli ultimi 10 anni. Usciamo dalle prove individuali mogi, ma non abbattuti, saranno le prove a squadre però a marchiare come “fallimentare” questa Olimpiade. Prendiamo un argento nella sciabola maschile anche grazie all’ultimo Aldo Montano davvero grandioso, mentre con le donne arriviamo a due bronzi, uno molto ben visto, quello della sciabola, un altro derelitto, quello del fioretto.

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Al netto delle chiacchiere da bar, l’Olimpiade è stata buona, con una messe di medaglie comunque di alto livello e a pesare sono anche gli assalti a volte persi per ingenuità o per stoccate all’ultimo secondo messe dopo rimonte avversarie davvero incredibili. Non si tratta di un caso perché la scherma è anche questo, ma bollare come pessima Tokyo 2020/1 per la scherma è ingiusto.

Quello che invece ha fatto molto male riguarda il fatto che le polemiche giornalistiche sulla scherma italiana sono state prese al volo da alcuni atleti e megafonate a mezzo stampa per una resa dei conti interna, soprattutto con alcuni tecnici federali. La Federscherma ha compreso questo ambiente a questo punto impossibile e ha scelto di resettare tutto, dando una possibilità di rivalsa agli atleti. Come siamo ripartiti dopo le Olimpiadi? Nelle prime tappe di Coppa del mondo ci sono stati un secondo posto di Luca Curatoli nella sciabola maschile, due podi nella spada femminile con la squadra e Federica Isola, terza come Andrea Santarelli nella spada maschile, ma è grazie al fioretto che siamo tornati a sorridere. Prima Alice Volpi nella gara di Saint Maur, che doppia il primo posto anche con una squadra molto giovane in cui ci sono anche Erica Cipressa, Martina Favaretto e Camilla Mancini. Se il buongiorno si vede dal mattino…

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