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Kate Antropova: “Odiavo la pallavolo, ma mamma aveva ragione. Ho imparato a usare l’ansia funzionale”

Kate Antropova si racconta a Fanpage.it dopo un’estate indimenticabile culminata con la conquista del titolo mondiale con l’Italvolley: passato, presente e futuro stella della Savino Del Bene Scandicci, che si è consacrata a livello internazionale e non ha nessuna intenzione di fermarsi.
A cura di Vito Lamorte
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C’è una calma matura nella voce di Kate Antropova, la stessa che mostra in campo quando tutto intorno a lei corre più veloce. Calma e forza, come le sue schiacciate potenti e letali. Ha 22 anni, ma parla come chi ha già imparato a convivere con la pressione, con le aspettative e con la gioia di vincere. Dopo un’estate che l’ha consacrata tra le protagoniste del volley mondiale, con la vittoria del Volleyball Women's World Championship 2025 dell'Italvolley in Thailandia, Antropova si racconta con sincerità e leggerezza ma parla da leader: le emozioni di un trionfo ancora fresco dopo l'oro di Parigi del 2024, la forza di un gruppo azzurro diventato ‘famiglia' e il legame con Julio Velasco, il percorso interiore costruito grazie al lavoro con la sua mental coach per gestire pressioni e aspettative e gli obiettivi della stella della Savino Del Bene Scandicci.

Kate Antropova si racconta tra passato, presente e futuro a Fanpage.it tra ricordi di un anno perfetto con l'Italvolley e nuovi obiettivi da inseguire con il club toscano, analizzando la forza del gruppo azzurro, la sua crescita personale e l’importanza di rimanere umili anche dopo i trionfi.

Come ci si sente da campionessa del mondo?
"È una sensazione bellissima, anche se devo ancora realizzarlo pienamente. È stata un’estate fantastica, chiusa con una vittoria importante, ottenuta con partite molto combattute. Un traguardo di squadra che ci rende orgogliose. Una bellissima vittoria di squadra, frutto di match intensi e non scontate, culminate in una semifinale e una finale combattute fino all'ultimo punto. Tutta la squadra ha mostrato una grande forza mentale".

Questo è il momento più significativo della sua crescita sportiva?
"Sì, direi di sì. Dopo le Olimpiadi e ora il Mondiale, credo che questo sia il punto più alto del mio percorso finora“

Il gruppo che si è formato in Nazionale sembra fantastico dall’esterno: che rapporto avete e quanto conta l’affiatamento anche fuori per rendere meglio in campo?
"È un bel gruppo ed è fondamentale. Siamo molto unite anche fuori dal campo e questo è improntante. Creare un ambiente sereno aiuta tantissimo, perché prima di essere atlete siamo persone. E questo benessere si riflette nei risultati".

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Si parla spesso di Velasco come una sorta di ‘guru’, anche se lui stesso ha smentito questa immagine di se stesso: che rapporto avete?
"Per me è un onore essere allenata da lui. La sua esperienza e visione sono un valore immenso. Ti offre prospettive nuove e consigli preziosi. Ha contribuito a formare la mentalità vincente di questa squadra. È capace di fornire molti punti di vista e consigli che ci portano a riflettere. È stato fondamentale nella formazione della mentalità della Nazionale".

Come vive Kate Antropova la pressione e le aspettative che ci sono su di lei, sia in campo che fuori?
"Lavoro molto con la mia mental coach, che mi aiuta tanto a mantenere equilibrio e concentrazione. So a che livello posso giocare e lavoro ogni giorno per restare costante e migliorare, mantenendo umiltà e consapevolezza“.

L’Italvolley femminile era spesso nel mirino della critica perché mancava la vittoria l’appuntamento importante: c’era sempre quest’attesa che poi culminava con questo dibattito, spesso inutile. Avete risposto sul campo e in dodici mesi avete fatto quello che molte atlete fanno in una vita: quando avete capito che potevate vincere tutto?
"C’è sempre stata consapevolezza del nostro valore, ma abbiamo lavorato per restare umili. In questo sport non puoi mai sottovalutare nessuno. Ogni partita l’abbiamo affrontata con attenzione e rispetto, senza sentirci favorite. Umiltà e consapevolezza sono due le chiavi del nostro gruppo".

C’è una prestazione che Antropova considera la più speciale rispetto alle altre?
"Le ultime due partite del Mondiale. Non sono state semplici da gestire, ma rappresentano la mia crescita personale. Ho imparato a cancellare gli errori e restare concentrata solo sul presente”.

Come si prepara mentalmente prima di una gara importante? Ha rituali o abitudini particolari?
"Seguo sempre la stessa routine. Mi concentro molto durante il riscaldamento, scelgo un punto da fissare e resto focalizzata. Ho imparato a trasformare l'ansia pre-partita in ‘ansia funzionale', interpretandola come un segno che il corpo si sta preparando all'azione".

Ci sono state ginnastica ritmica e danza nella vita di Antropova: poi è arrivata la pallavolo…
“Sì, ho fatto ginnastica ritmica, danza e piscina. Ho provato un po’ di cose come tutti i bambini. La pallavolo fu una cosa imposta da mia mamma e all’inizio la odiavo, ma mi ‘spinse' a provarla. Alla fine aveva ragione! La pallavolo c'è sempre stata nella nostra famiglia, perché le mie zie giocavano, mia mamma ha fatto anche la manager di una squadra… diciamo che in generale ho tutta la famiglia sportiva, quindi era scontato che facessi sport, ma mia mamma ci ha azzeccato. I primi due anni la odiavo nel vero senso della parola ma quella scelta si è rivelata corretta".

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Lei era stata convocata dalla Russia ad un collegiale che non ha mai giocato: com’è nata la volontà di vestire la maglia azzurra?
"Mi sono trasferita in Italia a 14 anni per giocare a pallavolo, su suggerimento del mio padrino, per il livello del campionato italiano e dei suoi tecnici. Nonostante abbia iniziato a giocare in Russia, tutta la mia formazione pallavolistica è avvenuta in Italia e rappresentare l’Italia è un modo per ringraziare tutte le persone che mi hanno aiutata nel mio percorso".

Da quel 3 agosto 2023, quando ha ottenuto la cittadinanza italiana, sembra passata una vita ma Kate ha vinto tutto con l’Italvolley: se lo aspettava?
"No, non me lo aspettavo ma credo che nessuno avrebbe potuto aspettarsi una roba del genere. Devo dire che io non mi pongo mai aspettative rigide, preferisco concentrarmi sul presente e dare il massimo. Se arriva, bene; se no, significa che devi lavorare ancora. Però gli ultimi dodici mesi sono stati qualcosa fuori dal comune".

Oltre alla pallavolo, quali sono le sue passioni o interessi che l’aiutano a staccare la spina?
"Mi piace leggere e partecipo a un club di lettura per staccare la spina dalla routine. Mi piace molto viaggiare e scoprire librerie nelle città che visito, perché ti offrono un modo per connetterti con la cultura locale. Amo la fotografia e mi piacerebbe fare un corso: al momento giro con la macchina fotografica con rullino, un po’ vintage, e mi diletto così ma mi piacerebbe approfondire meglio le mie conoscenze. Ho una passione per le pietre, come ametista e labradorite".

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Cosa sta leggendo ora?
"Sto leggendo ‘Il problema di Spinoza’, ‘The Inner Game of Tennis’ e ‘La magia dei momenti di Alison Espach’. Mi piace alternare più libri di generi diversi".

È reduce dalla Courmayeur Cup: quali sono gli obiettivi più importanti che si è posta per questa stagione?
"Arrivare fino in fondo in tutte le competizioni stagionali, incluso il Mondiale per Club. A livello personale sono stata nominata vicecapitana ed è una grande responsabilità, oltre che un riconoscimento della mia crescita. L'obiettivo è aiutare le compagne, dare il massimo in ogni situazione, e nelle difficoltà uscirne tutte insieme".

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