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Lookman era famoso in Europa per un altro motivo: il rigore con cucchiaio più brutto di sempre

L’hattrick contro il Bayer Leverkusen ha consegnato l’Europa League all’Atalanta e cancellato una macchia sulla carriera di Lookman. È successo ai tempi del Fulham, quando un suo errore costò caro.
A cura di Maurizio De Santis
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Ademola Lookman è stato il protagonista assoluto della vittoria dell'Atalanta in finale di Europa League. La tripletta che ha mandato al tappeto il Bayer Leverkusen e portato in dote il primo, storico trofeo continentale alla Dea è la punta dell'iceberg di una serata da incorniciare, di quelle che resteranno per sempre scolpite nella memoria.

È l'apoteosi per il club e per il calciatore che a Bergamo è arrivato nell'estate del 2022 per una cifra di 9 milioni di euro dal Lipsia che in lui ha creduto poco spedendolo in prestito tra Everton, Leicester e Fulham. Proprio ai ‘cottagers' è legata una delle esperienze più dire vissute dal giocatore.

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Il calcio di rigore battuto malissimo provando il cucchiaio, fiacco e centrale, costò la sconfitta in un match di campionato contro il West Ham. E fece tanto più male perché quel penalty assegnato al 95° rappresentava l'occasione per acciuffare il pareggio. Ma Lookman la fallì nella maniera peggiore possibile: voleva sorprendere l'avversario alla ‘Panenka', combinò solo un pasticcio.

Aleksandar Mitrovic aveva sbagliato la massima punizione precedente, lui si fece avanti convinto di metterla dentro e fu sciagurato quanto sfortunato. Quel ko aggiunse zavorra alla stagione tremenda (2020-2021) del Fulham, che a fine campionato retrocesse.

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Accadeva 3 anni fa, sembra passata un'eternità. In mezzo c'è stata l'evoluzione dell'uomo e dell'atleta grazie al percorso fatto in nerazzurro e agli insegnamenti martellanti, maniacali di Gasperini che l'ha trasformato in un'arma letale.

Lookman era lì, in area di rigore, a mangiarsi l'erba per segnare il vantaggio. S'è fatto beffe di Xhaka facendogli tunnel e dandogli un segno di pace siglando il raddoppio con un tiro velenoso (coi compagni a mettersi le mani nei capelli per il numero estratto dal cilindro). Ha suonato il gong per i tedeschi a 20 minuti dalla fine del match piazzando all'incrocio dei pali, con tanto di finta e accelerazione, la staffilata del 3-0.

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Xabi Alonso, già annichilito dalle consegne tattiche di Gasperini che ha schierato la squadra col massimo del potenziale offensivo (tridente completato da Scamacca e De Ketelaere), aveva le mani in tasca quando ha incassato il colpo di grazia e se n'è tornato in panchina a capo chino, con la morte nel cuore e l'anima in subbuglio per via di quella vocina che lo rimproverava d'aver sbagliato tutto (atteggiamento, formazione, sostituzioni).

Finita qui? No, perché un hattrick in una finale di Coppa e portare il pallone a casa sono imprese difficilmente ripetibili. Prima di Lookman solo cinque calciatori hanno fatto una cosa del genere e per trovare l'ultimo eroe fregiatosi di un'etichetta simile bisogna addirittura risalire al 1975: allora Jupp Heynckes trascinò il Borussia Mönchengladbach al successo in Coppa Uefa nel ritorno in Olanda contro il Twente (finì 5-1 per i tedeschi).

Per la punta nigeriana la serata di Dublino è stata la ciliegina sula torta di una stagione esaltante tra nazionale e squadra di club. Un po' di cifre ci aiutano a capire perché: 3 gol in Coppa d'Africa, con tanto di assist; prima tripletta nella storia della finale di Europa League (da quando la coppa ha cambiato nome e format); rete e assist nella semifinale di ritorno col Marsiglia; rete e assist nella semifinale di ritorno di Coppa Italia (poi persa contro la Juve); totale di 15 reti e 8 assist in tutte le competizioni con la maglia della Dea. Chapeau. La vita toglie, la vita dà. E, se metti anche il cuore dentro le scarpe oltre al talento, ti restituisce tutto con gli interessi.

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