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Il figlio ricorda le ultime frasi di Gigi Riva: “Rimanete ancora, state qui. Era cambiato”

Il figlio di Gigi Riva, Nicola, racconta chi era suo padre nell’ultimo periodo: “Quando usciva di meno e lo avevo in casa, allora lo abbracciavo, lo baciavo, si era creato un rapporto più fisico, ne sentivo il bisogno. E’ stato bellissimo: come se lo avessi conosciuto una seconda volta”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Quattro mesi fa se ne andava a 79 anni Gigi Riva, il leggendario ‘Rombo di Tuono' che ha scritto pagine indelebili della storia del calcio italiano sia con la maglia azzurra che con quella del Cagliari. Le tante reti messe a segno – Riva è stato capocannoniere per tre volte della Serie A – raccontano tuttavia solo una parte del suo percorso terreno: l'uomo è stato all'altezza del campione, come racconta suo figlio Nicola, che spiega come negli ultimi tempi suo padre fosse cambiato, "togliendosi il mantello di Gigirriva e tornando tornato Luigi bambino".

"Non voleva accanimenti terapeutici"

Il bomber della nazionale forse avrebbe potuto vivere ancora se avesse accettato di sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico per intervenire sulla grave insufficienza coronarica che gli era stata diagnosticata. Ma Riva non aveva dato il consenso. "Non voleva accanimenti terapeutici, gli avevano proposto un intervento, e ha risposto: ci penserò – spiega Nicola, nato nel 1976, poco dopo l'ultima partita giocata dal padre – Ci ho riflettuto tanto in questi mesi, mi sono convinto che nell'ultimo periodo si fosse accorto che qualcosa non andava. Ma non si lamentava, la sua dignità è emersa anche in quei momenti, di sicuro dentro di sé aveva un vulcano".

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Il racconto di Nicola al Messaggero restituisce il Riva nascosto ai riflettori, un uomo parco di effusioni ma sempre presente: "Non era da abbracci, baci, niente. Non ti diceva ti voglio bene: te lo faceva capire. Ma non mancava mai: feste, ricorrenze, parenti, lui c'era e gli piaceva partecipare. Era rimasto orfano presto, la vita in famiglia gli era mancata e si vedeva. Io personalmente ho recuperato negli anni il nostro rapporto: quando usciva di meno e lo avevo in casa, allora lo abbracciavo, lo baciavo, si era creato un rapporto più fisico, ne sentivo il bisogno. E' stato bellissimo: come se lo avessi conosciuto una seconda volta, ho riscoperto una nuova parte di lui".

"Non l'ho mai visto concedersi una vacanza"

"Non ci ha fatto mancare mai nulla, ma ci ha insegnato che dovevamo sudarci ogni cosa – racconta il figlio di Riva – A Natale c'è sempre stato. E qualche sorpresa me l'ha fatta: un anno mi ha regalato una macchina, era una Micra. Inaspettata, non era da lui. Vacanze insieme? Non l'ho mai visto concedersi una vacanza. Prendere l'aereo per lui era un peso. La sua vera vacanza era quando tornava a Leggiuno, il suo paese. E raccontava, allora sì, in quel contesto riuscivamo a ricostruire i frammenti della sua infanzia, che era stata terribile".

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Il buio in cui era caduto Gigi Riva: la depressione

Nicola racconta poi del buio che aveva risucchiato Riva: "Ha sofferto molto la depressione. Un uomo come lui, razionale, di fronte a una malattia subdola, ha faticato a farsene una ragione. Gli siamo stati accanto, siamo riusciti a portarlo a Milano, la dottoressa Colombo è stata la sua ancora di salvezza. Un periodo molto lungo, dal 1996 fino a quando ci ha lasciato. Le sue ultime frasi? Sentivo che aveva bisogno di noi. Quando la sera lasciavamo l'ospedale ci diceva: rimanete ancora, state qui. Era il segno del cambiamento. Mio padre ha avuto tre vite: Luigi quando era sul lago, a Leggiuno; Gigi Riva qui in Sardegna, in casa non è mai stato Gigi; infine un paio di anni fa ha ricominciato a vivere la famiglia da vicino, ha riscoperto il bisogno dei suoi cari, delle cose semplici, si è tolto il mantello di Gigirriva ed è tornato Luigi bambino".

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