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Opinioni

Sandokan con Can Yaman è un successo che dimostra che la TV di qualità non muore mai

Sandokan debutta con 6,2 milioni di spettatori e 33% di share. Mentre tutti davano per morta la TV generalista, la Rai dimostra che quando si investe in qualità il pubblico c’è ancora.
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Ogni stagione ci interroghiamo sul futuro della televisione generalista, destinata per molti a soccombere sotto il proliferare delle piattaforme. Assistere al debutto di Sandokan ieri sera su Rai1 e a leggere i risultati di oggi, viene da sorridere. Sono 6,2 milioni di spettatori e il 33% di share. Il prodotto più visto della stagione. Lo era stato anche per altre grandi produzioni internazionali sempre proposte dalla Rai: Il Conte di Montescrito e L'Amica Geniale. Perché il problema, evidentemente, non è mai stato il pubblico. Il problema, piuttosto, è saperlo intercettare.

Il confronto è sbagliato, ma inevitabile

La versione del 1976, la più popolare delle quattro precedenti con Kabir Bedi, faceva 27 milioni di spettatori. Alcuni nostalgici hanno giocato sul confronto, che purtroppo è inevitabile. Sui numeri non c'è niente da dire: nel 1976 c'erano tre canali e il telecomando era fantascienza. Nel 2025 ci sono mille alternative, lo streaming, i social, YouTube, TikTok. I 6 milioni di oggi, con questa frammentazione, valgono probabilmente più dei 27 di allora. Sui contenuti, è chiaro il fatto che Sandokan gioca proprio sulla nostalgia di quella generazione che lo aveva visto in un altro tempo, in un altro mondo. È una scommessa doppia: recuperare chi ricorda, conquistare chi non sa nemmeno chi fosse Emilio Salgari (e che quindi non si pone nemmeno il problema del confronto tra Can Yaman e l'attore pakistano).

Can Yaman in una foto di scena.
Can Yaman in una foto di scena.

Can Yaman, mossa di marketing che funziona

Can Yaman stata è una scelta strategica. L'attore turco delle soap non solo porta con sé un pubblico fedele, quello che lo ha amato con le soap turche e che si sarebbe sintonizzato anche se avesse recitato l'elenco del telefono. È marketing puro. Ma la Rai ha fatto una cosa intelligente: lo ha doppiato con Adriano Giannini, probabilmente il più bravo che c'è in Italia al momento. E improvvisamente, Yaman diventa un attore. Non eccezionale, ma credibile. Funzionale.

Alessandro Preziosi nel ruolo di Yanez de Gomera.
Alessandro Preziosi nel ruolo di Yanez de Gomera.

Accanto a lui, Alessandro Preziosi nei panni di Yanez de Gomera ha vita facile: è un personaggio che Philippe Leroy aveva già reso iconico nel 1976, uno di quelli che si interpretano quasi da soli. E poi c'è il cast internazionale: Ed Westwick, John Hannah, Owen Teale. L'algida Alanah Bloor nel ruolo che fu di Carole André nel '76: la perla di Labuan. Nomi che portano peso, credibilità. Una storia corale, in fondo, che però ha il suo baricentro nel fascino magnetico della ‘tigre della Malesia'.

Ed Westwick è Lord James Brooke.
Ed Westwick è Lord James Brooke.

La nostalgia vende, anche quando non l'hai vissuta

Sandokan si inserisce in una tendenza che la Rai sta cavalcando con successo. Lo dicevamo in apertura delle grandi produzioni internazionali che attingono alla letteratura italiana o che puntano sull'effetto nostalgia. Prima Il Conte di Montecristo, poi L'Amica Geniale. Funzionano. Tutte. E l'effetto nostalgia funziona e vende anche a chi quelle idee, quelle emozioni non le hanno vissute. Che cos'è Stranger Things (per parlare di altri target e altre piattaforme) se non questo: gli anni 80 venduti alla generazione che non li ha mai conosciuti. Sandokan potrebbe fare lo stesso. Recuperare il mito di Salgari per chi ha 40-50-60 anni e vuole tornare bambino, ma anche presentarlo a chi ne ha 20 e cerca storie d'avventura che non siano supereroi in calzamaglia.

Il limite? Un'impostazione troppo classica

Sandokan funziona. Ma resta una serie di impostazione classica. Richiama i codici della "serie in costume", quella struttura narrativa che sembra quasi passatista se la paragoni, appunto, alle produzioni delle piattaforme. Non c'è la rilettura moderna del colonialismo che ti aspetteresti da una serie ambientata nell'Ottocento prodotta nel 2025. Non c'è la decostruzione del mito dell'eroe romantico. C'è una storia d'avventura raccontata in modo tradizionale. Almeno, stando ai primi due episodi.

Alanah Bloor è Lady Marianne Guillonk, la perla di Labuan.
Alanah Bloor è Lady Marianne Guillonk, la perla di Labuan.

Non è un difetto, ma una scelta. E considerando che ha fatto 6 milioni di spettatori, evidentemente è una scelta che il pubblico ha premiato. Ma resta il dubbio: questa serie potrebbe funzionare su Netflix o Prime Video? Probabilmente no. Perché lì il pubblico si aspetta altro, codici diversi, linguaggi più contemporanei. Questa serie non funzionerebbe nemmeno su Canale 5, dove il pubblico è disabituato a questo tipo di racconto. Ecco perché Sandokan è perfetto per la Rai. È una serie televisiva nel senso più classico del termine.

La settimana prossima sarà l'esame vero

Il debutto è un trionfo. Ma il vero test sarà la seconda puntata. Consolidare questi numeri o assistere al calo fisiologico? La curiosità iniziale, l'effetto nostalgia e il tam tam mediatico hanno gonfiato il primo appuntamento. Ora bisogna vedere se il prodotto regge, se la storia funziona, se Can Yaman e gli altri riescono a tenere incollati allo schermo. L'appuntamento è per il secondo episodio previsto l'8 dicembre. Un giorno di festa, dove in tanti potrebbero essere davanti alla tv.

Una cosa è certa: i 6 milioni della prima puntata sono numeri che non si fanno più. Il prodotto è buono, non un capolavoro ma abbastanza solido da mantenere l'interesse. È di livello assolutamente superiore rispetto alla media di quello che passa in TV. E questo, alla fine, è il punto: quando alzi l'asticella della qualità, il pubblico risponde.

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Gennaro Marco Duello (1983) è un giornalista professionista e scrittore. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Lavora a Fanpage.it dal 2011. È autore di "Un male purissimo" (Rogiosi, 2022) e "California Milk Bar - La voragine di Secondigliano" (Rogiosi, 2023). "Un desiderio di ieri" (2025) è il suo ultimo romanzo. 
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