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Il finale di Gomorra, dove anche un Re e un Immortale lasciano il posto senza onore

È stato per un’ultima volta “Gennà, stamme io e te” ma senza alcuna possibilità di uscita: perché nel mondo di Gomorra, perdono tutti.
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Il finale di Gomorra chiude una grande era e lo fa mettendo in scena una vera e propria apocalisse. Ma, prima di entrare a fondo in quello che abbiamo visto – anche per ricordarvi che sì, questo commento è ricco di spoiler – dobbiamo dare atto che questa sera si è chiuso un capitolo fondamentale della storia della serialità italiana e internazionale. Gli ultimi due episodi di Gomorra chiudono un percorso che ha dato la possibilità a tanti di approfondire e guardare con spirito critico a una realtà quale quella della criminalità organizzata, ma ha anche creato i presupposti, dal punto di vista produttivo, per un nuovo polo culturale e artistico a Napoli. A prescindere da tutto, dai gusti personali e da tutte quelle che sono state anche le polemiche che si sono avvicendate anno dopo anno, Gomorra ha avuto la sua centralità nonostante abbia irrimediabilmente perso l'abbrivio delle prime due stagioni, il suo tono documentarista, annacquandosi stagione dopo stagione e recuperando, appunto, tutto il terreno perduto solo in questa stagione finale con una vera e propria discesa all'inferno. 

Marco D'Amore nell'ultima sequenza.
Marco D'Amore nell'ultima sequenza.

Partita con un incipit un po' forzato, con Genny Savastano (Salvatore Esposito) e Ciro Di Marzio (Marco D'Amore) che si ritrovano solo per continuare a darsi di nuovo la caccia, la serie Sky ha riacquistato terreno e forza narrativa anche grazie al maggiore spazio affidato a vecchi e nuovi personaggi con archi narrativi netti e delineati – citiamo in ordine sparso: Grazia Levante/Claudia Tranchese, ‘o Maestrale/Mimmo Borrelli, ‘o Munaciello/Carmine Paternoster, Azzurra/Ivana Lotito, Tania Garribba/Donna Luciana. Il finale simbolico lascia spazio a poche interpretazioni ed è coerente con quella che è stata la vita, ma soprattutto la morte, di ogni personaggio: in Gomorra, non c'è spazio per alcun tipo di sentimento. Chi prova qualcosa che va vicino all'amore, perde questa guerra affannosa al potere. E questo ci riconduce direttamente al finale, che commentiamo al prossimo paragrafo e dove, per l'ultima volta, avvisiamo della presenza di spoiler.

La morte nella fratellanza di Genny Savastano e Ciro Di Marzio. Una fratellanza condivisa dallo stesso codice, dallo stesso tipo di vita – "Gennà, stamme io e te" era un tempo, "No, Ciro, nun è cchiù io e te": ricordate? Era la prima stagione. Quel rapporto è sempre stato separato dal potere e dalla sua gestione. E questo ci aiuta a ingoiare l'incipit forzato di cui si parlava in apertura, ovvero: Genny ritrova Ciro e anziché abbracciarselo e riportarlo a Napoli al suo fianco, lo chiude in gulag. Ci aiuta, perché la loro è stata sempre una separazione data dal potere. Poi, però, vince l'affetto, vince l'amore, e per Genny Savastano e Ciro Di Marzio arriva la fine. Già, la fine:  chi ha ucciso Genny Savastano e Ciro Di Marzio? Chi è stato ad ammazzarli?

Salvatore Esposito nell'ultima sequenza.
Salvatore Esposito nell'ultima sequenza.

La serie vuole che la risposta sia la più semplice: non ha importanza. Non ha importanza perché la serie mette la parola fine ai suoi due simboli più forti nell’unico modo possibile: rifiutando di dare un’identità, e quindi dare un riconoscimento, a chi uccide Genny e Ciro e si sostituisce al loro potere. Perché alla fine, resta sempre una strada senza via d’uscita dove perdono tutti. Dove anche un Re e un Immortale cadono come soldati semplici, con una morte anonima e senza onore. Questo è il messaggio finale e definitivo di Gomorra. Nessuno vince davvero, nemmeno Azzurra che per salvarsi, con Pietro, deve comunque rinunciare all'uomo con cui aveva condiviso valori e ideali. Nel mondo di Gomorra, perdono tutti.

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