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“Sputi e capelli a 4 ristoranti”, il ristoratore: “Vi spiego come sono andate davvero le cose”

Raggiunto da Fanpage.it, Fabio Fassio proprietario dell’osteria La signora in rosso si difende dal mare di accuse che lo hanno investito: “Lo sputo? Una reazione istintiva, nessuna vendetta. Poi il montaggio ha fatto la sua parte”.
A cura di Giulia Turco
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È finita in un mare di polemiche la puntata di 4 ristoranti, il cooking show condotto da Alessandro Borghese, ambientata tra le tavole dell’Astigiano. A fare scalpore, un battibecco molto acceso tra i commensali, condito da una serie di commenti piuttosto severi e servito da un montaggio televisivo che ha fatto sicuramente la sua parte nell'accentuare le modalità. A pagarne "il conto" è il ristoratore Fabio Fassio, finito al centro di una vera e propria “shit storm” per via delle critiche diventate virali sui social. Raggiunto da Fanpage.it, il proprietario dell’osteria La signora in rosso racconta come sono andate davvero le cose e chiarisce l’episodio del chiacchierato “sputo” nel piatto.

Un capello nel mio piatto? Siamo tutti calvi

Lo scontro in puntata si apre proprio al tavolo dell’osteria La signora in rosso, il primo locale ad essere esaminato. Succede che la collega Manuela Scavino, proprietaria dell’Enoteca Gastronomica Civico 15, trova un capello nel piatto che le viene servito.

Fabio, dunque è vero che nel piatto servito nel tuo ristorante c’era un capello? Sapresti dire come ci è finito?

Quando il piatto arriva a tavola, la signora si accorge della presenza del capello, che comunque non era nella pietanza, ma sul bordo del piatto. Come ci è finito? Onestamente non lo so, ma io sono calvo, così come il cameriere che lo ha servito ed entrambi i cuochi in cucina. La signora stessa ha ammesso che potesse anche trattarsi di un suo capello…

Ti è stato contestato di non aver rispedito il piatto in cucina, come mai non lo hai fatto?

Quello di non cambiarle il piatto è stato un errore, purtroppo ero molto teso e nervoso, ero sotto pressione perché sapevo di essere ripreso. Ero il primo della puntata ad essere preso in esame. Inoltre non sentivo l’intera conversazione dei commensali, a me arrivavano soltanto le critiche.

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Lo sputo non era una vendetta, sono stato spontaneo

Il capello della discordia sembra aver segnato il punto decisivo nello “scontro” tra i ristoratori, che prosegue alla tavola della collega Daniela Solive della Premiata osteria dei fiori, dove Fassio si lascia andare a giudizi senza mezzi termini: “Questi agnolotti di coniglio sanno di sudore di cane”, e all’Agriturismo La Tère Ruse dove l’avversario finisce per sputare nel piatto.

Sei stato accusato di aver usato espressioni molto dure nel giudicare i piatti, come rispondi a queste critiche?

Beh, la verità è che sono stato me stesso. Sono stato il primo ad essere giudicato e si sa, il primo turno scandisce i toni dell’intera puntata. Con me sono sono stati molto severi, così ho deciso di esserlo altrettanto con loro.

La puntata mostra che sputi più volte nel piatto, è tutto vero?

A La Tère Ruse ho sputato due volte, ma una sola nel piatto. In puntata non è chiaro perché hanno unito le immagini in fase di montaggio, ma il primo boccone era una lumaca semi cruda e non spurgata. Ho sentito il nervo in bocca, ho avuto un conato, è stata una reazione istintiva. La seconda volta invece si trattava del tonno di coniglio, che non ho affatto gradito, ma che ho sputato nel tovagliolo, da persona civile. Non sono uno “sputatore seriale”.

E Alessandro Borghese come ha reagito a questa scena?

Ha ribadito che potevo farlo nel tovagliolo e ha ragione, ma ho deciso di essere spontaneo. Ho fatto uscire il ragazzo di campagna che è in me. Probabilmente sono stato un po’ grezzo, ma non è stata una vendetta in nessun modo.

In definitiva, dopo le critiche ricevute, ti sei pentito di aver partecipato al programma?

No, in fondo sapevo i rischi a cui andavo incontro. Mi hanno accusato di essere stato falso, ma non ho assecondato le scelte di nessuno, anzi. Ho deciso di essere me stesso, come ho già spiegato a tutti gli hater.

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