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Opinioni
11 Ottobre 2022
22:20

Noi cresciuti con le indagini rassicuranti di Jessica Fletcher, oggi orfani della signora in giallo

Una storia semplice, capace di legare tutti: la casalinga e il professionista, il nonno e la nipote, i letterati e i poco scolarizzati. “La Signora in Giallo” è un prodotto che la nostra memoria non può permettersi di cancellare.
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Ci ha lasciato un'altra Regina. La morte di Angela Lansbury costringe generazioni intere a fare capolino tra i ricordi di pomeriggi televisivi vissuti con le indagini rassicuranti di Jessica Fletcher. Si partiva da quella sigla sempre uguale per tutte le edizioni, dagli States all'Italia, anche se da noi si chiamava "La Signora in Giallo" e non "Murder, she wrote" perché il "giallo" in quanto tale ce l'abbiamo solo noi e lo dobbiamo a Mondadori. Ma era "Murder, she wrote" soprattutto per richiamare il personaggio di Miss Marple, che proprio la Lansbury aveva interpretato qualche anno prima in "Murder, she said". La Fletcher è stata un'intuizione assolutamente geniale di richiamare in un progetto originale tutti i personaggi della penna di Agatha Christie.

Era un piacere lasciarsi trasportare nella fittizia Cabot Cove, ubicata nel Maine, proprio la regione del più grande di tutti, Stephen King. La vedova scrittrice che si ritrovava davanti a un omicidio, in ognuno dei 280 episodi. Una storia semplice, capace di legare tutti: la casalinga e il professionista, il nonno e la nipote, i letterati e i poco scolarizzati. Rassicurante, dicevamo, ma anche in grado di incollare alle poltrone con temperature che resistono al tempo e ai luoghi. Un capolavoro, si direbbe oggi, cross-mediale. "La Signora in Giallo" si fece anche collana con romanzi tutti firmati "Jessica Fletcher", come il personaggio.

Si dice che ognuno di noi avrebbe dovuto vedere i film e le serie fondamentali, leggere i libri più importanti, nei primi venti-venticinque anni di vita. Perché quello è il momento in cui la nostra memoria assimila quello che c'è di più importante. Dopo, la memoria trova nelle nuove informazioni delle ripetizioni, le archivia in magazzino come copia di altre informazioni. Non ce ne dimentichiamo, sia ben chiaro, ma non le evidenziamo come topiche, come importanti per la nostra coscienza. "La Signora in Giallo" è stato sicuramente un monolite, in questo senso. Un prodotto che la nostra memoria non può permettersi di cancellare. È nel nostro passato. È il ricordo di una visione soprattutto con chi abbiamo perduto. Forse, adesso, ci piace pensare che siano insieme, la Lansbury e chi abbiamo perso di più caro.

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Gennaro Marco Duello (1983) è un giornalista professionista. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Lavora a Fanpage.it dal 2011. "Un male purissimo" (Rogiosi, 2022) è il suo primo romanzo.
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