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Grande Fratello Vip 2021/2022

Nathalie Caldonazzo ricorda Troisi: “Massimo manca come essere umano”

Nathalie Caldonazzo ricorda al GF Vip l’amore con Massimo Troisi e quei due anni trascorsi assieme, gli ultimi di vita dell’attore: “Volle fare a tutti i costi Il Postino con il suo cuore, un film che in un certo senso lo ha ucciso”.
A cura di Andrea Parrella
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"È stato il secondo grande amore della mia vita", ricorda Nathalie Caldonazzo pensando a Massimo Troisi. L'attrice e showgirl, entrata da pochi giorni nella casa del Grande Fratello Vip, non ha potuto fare a meno di tracciare un ricordo del suo ex compagno, morto nel 1994 in seguito a problemi cardiaci. Spinta da Alfonso Signorini, Caldonazzo ha parlato del primo incontro: "Fu in un ristorante romano, notai che mi guardava sempre e chiesi alla mia amica cosa volesse, ricordo che andavo anche a vedere i suoi film e non mi piacesse molto per quell'accento. Quando uscì dal ristorante lo salutai e lui mi cercò per molto tempo, riuscì a trovarmi quando il suo migliore amico si mise con la parrucchiera di mia sorella". 

Quindi il fidanzamento: "Siamo stati gli ultimi due anni della sua vita insieme. Il primo viaggiando, lui non aveva mai viaggiato molto. Poi durante l'ultimo viaggio in Costa Rica lui dimenticò per un po' le sue medicine e questo ci costrinse a partire subito per gli Stati Uniti". Caldonazzo racconta dei problemi di salute di Massimo Troisi:

Quando gli stavi vicino sentivi questo ticchettio metallico e lui mi spiegò che fosse il suo cuore. Si era fermato durante una partita di calcio a San Giorgio a Cremano e tutto il paese aveva pagato per lui il viaggio per l'operazione a Houston. Mi disse che dovevamo andare a Los Angeles per parlare con il regista del Postino e poi a fare un controllo a Houston. Nelle prime due settimane pareva essersi ripreso, mentre dopo il controllo il medico fece emergere una realtà durissima, dicendogli che aveva il cuore di un sessantenne e doveva operarsi subito, o lì o in Italia.

La decisione di Troisi fu immediata: "Scelse di farlo lì, l'operazione non andò bene e rimanemmo per un mese in ospedale. L'intervento non era andato bene, i medici mi dicevano avesse bisogno di un trapianto, ma io provavo a rassicurarlo, dicendogli che saremmo tornati presto, ma non riuscivamo mai a prendere questo aereo. Ce l'abbiamo fatta dopo un mese e mezzo, con le bombole di ossigeno e lui ha voluto ostinatamente fare questo film con il suo cuore. Un film che, in un certo senso, lo ha ucciso".

Gli ultimi giorni in Italia non furono semplici, Massimo Troisi si spense poco prima dell'inizio dell'estate del 1994: "L'ultimo ricordo che mi porto dentro è il festeggiamento del mio compleanno il 24 maggio, pochi giorni prima che morisse. Era caduto in una depressione molto forte dalla quale era difficile tirarlo fuori. Il depresso è come un prigioniero con la porta aperta, mi disse lui. Massimo manca come essere umano, come persona che ha sempre preso di mira se stesso, prendendo in giro le sue debolezze. Era di un'umiltà incredibile e allo stesso tempo grandioso. Non credo manchi solo a me, ma manchi un essere umano così nel mondo". 

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