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Opinioni

Like a Star di Amadeus ha tutto per essere un successo, tranne il pubblico

Non c’è un solo elemento sbagliato in Like a Star, ma gli ascolti non vanno. Risultati che sono il frutto di una confusa sovraesposizione di Amadeus sin da inizio stagione e un oggettivo isolamento del conduttore, costretto a rispondere ai flop in prima persona, senza protezione. Che fine ha fatto Discovery dopo gli entusiasmi di inizio stagione?
A cura di Andrea Parrella
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Like a star avrebbe tutti gli ingredienti giusti per essere un programma di successo. C'è la musica, collante televisivo universale. Una competizione, che però non vuole lanciare carriere o tagliare le gambe a qualcuno. C'è l'elemento "Tale e Quale Show" con le imitazioni dei cantanti celebri, ma anche quello delle feste all'Arena di Verona che Amadeus organizzava in Rai, dove la nostalgia e l'effetto karaoke dettavano legge. C'è una giuria convincente, con Elio che in questo genere di programmi è una certezza, Rosa Chemical che è una bella scoperta e Serena Brancale che ci mette anche la voce. E c'è Amadeus, con i suoi abiti sgargianti che sono ormai un tutt'uno col personaggio, all'ennesima prova di questa stagione di novità.

Nonostante tutto questo, il programma condotto da Amadeus non sfonda. Lo show, partito da tre settimane in prima serata sul Nove, galleggia tra il 2% e il 4% di share. Sono ascolti bassi in assoluto e anche in senso relativo, se si tiene conto del risultato medio de La Corrida, condotto da Amadeus nei mesi scorsi sempre sul Nove, che aveva sfiorato anche l'8% e che lo stesso Amadeus aveva considerato "una scommessa vinta".

I motivi di un nuovo flop inspiegabile

Ma allora perché Like a Star arranca? A penalizzarlo è stata senza dubbio la sovraesposizione di Amadeus in questa stagione televisiva. Dall'inizio della sua avventura sul Nove, il conduttore ha associato il suo nome a quattro programmi diversi (Suzuki Music Party, Chissà chi è, La Corrida e Like a Star) con il quinto in arrivo nelle prossime settimane, The Cage. A questi si deve aggiungere il ruolo da giudice ad Amici, su Canale 5, durato per quasi due mesi, che forse ha contribuito a disorientare il pubblico e indebolire la costruzione della campagna di lancio di Like a Star. Troppi titoli, troppe parole diverse, troppi segnali di natura diversa anche sui social.

Amadeus con Maria De Filippi ad Amici
Amadeus con Maria De Filippi ad Amici

La sovraesposizione di Amadeus

Allo stesso tempo c'è l'impressione che dalle parti di Discovery, dopo i grandi entusiasmi della vigilia, l'esaltazione per il gran colpo Amadeus dopo i suoi migliori anni di carriera in Rai, si sia perso il focus sull'operazione. È mancata una strategia che corazzasse il progetto, tutelando innanzitutto il nome del conduttore dall'accostamento alla parola flop. A fronteggiare i numeri bassi di Chissà chi è, come oggi di Like a Star, è sempre stato il solo Amadeus, che ha risposto alternando il silenzio ad alcune interviste e dichiarazioni sbilenche, dalle quali è emersa una certa insofferenza. Una strategia che non ha pagato. In un certo senso il conduttore è rimasto isolato, in assenza di un'azione compatta da parte di un gruppo dalle grandi ambizioni, ma ancora poco strutturato.

La sensazione che Discovery abbia abbandonato il conduttore

Ci sono operazioni televisive che nascono sotto una buona stella e altre no, alcune che ribaltano i pronostici negativi e quelle che sorprendono per il vuoto che si crea tra le aspettative iniziali positive e il risultato ottenuto. I risultati del passaggio di Amadeus al Nove, ad oggi, collocano una delle più altisonanti operazioni televisive degli ultimi anni in quest'ultima casella. I venti che precedono l'arrivo di The Cage questa estate non sono dei migliori, senza dimenticare il contratto quadriennale che lega Amadeus e Discovery. I prossimi mesi saranno cruciali, ma serve un'inversione di rotta sostanziale.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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