Fabio Ferrari: “Ho rifiutato l’Isola perché trattato da pischello. Ho fatto il barman quando non lavoravo più come attore”

Per l'Italia è ancora Chicco Lazzaretti, l'indimenticabile pluriripetente de "I Ragazzi della 3a C" che negli anni '80 toccò punte di otto milioni di spettatori. Ma Fabio Ferrari, quarant'anni dopo quell'esplosione di popolarità improvvisa che lo rese "talmente famoso da essere fermato ancora oggi al ristorante per quel ruolo", si è reinventato due volte. Prima diventando barman professionista durante il Covid, quando è rimasto diciotto mesi senza lavoro come attore. Poi sui social network, dove i suoi video sono passati "da una gestione super privata a centomila visualizzazioni, fino a un milione". Il risultato? Fabio Ferrari oggi commenta l'attualità, la politica e tutto il resto; insomma, sta nel gioco dei social e, come racconta a Fanpage.it, per questo: "Un giorno mi danno del fascista, un altro del comunista, del qualunquista di borgata, del coglione". E lui, con quella franchezza romana che non conosce filtri, se la ride.
Quando gli propongono l'Isola dei Famosi, la risposta è un no secco che ha fatto notizia: "Non mi puoi trattare come un pischello che cerca visibilità. Io sono io, con quarant'anni di esperienza. Non c'era neanche il rimborso del treno". Reality? "Mi vergogno, se mi filmano 24 ore al giorno sbrocco". Ballando con le stelle? "Manco se mi danno un miliardo". Ferrari preferisce la sua doppia vita: teatro e, quando può, il bancone del bar.
Ma Ferrari guarda anche al futuro con ambizione. Quest'estate farà la regia di uno spettacolo importante, e quando gli chiediamo con quale regista sogna di lavorare non ha dubbi: "Quentin Tarantino. Ha cambiato la storia del cinema, c'è un prima e un dopo Pulp Fiction". Poi cita a memoria una didascalia della sceneggiatura di Jackie Brown – quella in cui De Niro spara a Bridget Fonda "una volta per farlo, l'altra per il piacere" – con la precisione di chi conosce ogni fotogramma. E sulla politica che lo fa insultare quotidianamente? "Difendo gli ebrei e mi trattano come se fossi di destra. Ma quando vedo una cosa che mi fa girare le palle, che sia a destra o a sinistra, io lo dico". Il rapporto con l'amico Fabrizio Bracconeri: "Crede che io sia diventato di destra e questa cosa gli piace, ma io sono sempre stato un radicale. Quando è morto Pannella, ho perso un padre spirituale".

Fabio Ferrari. Qualcosa è cambiato nel tuo rapporto coi social network.
È successo all’improvviso. Sono passato da una gestione super privata a centomila visualizzazioni. Poi siamo arrivati a un milione. E a quel punto mi sono detto: proviamo. Non ho mai capito per quale motivo c'è stato questo balzo. Nessuno è riuscito ancora a spiegarmelo.
Hai un tuo palinsesto?
Diciamo che vado in modo molto spontaneo. Se c’è una cosa che mi fa ridere, o magari qualcosa che mi fa girare le scatole, se la penso in un modo o in un altro, se sono ispirato, registro un video. Non c’è una linea. Infatti, in un video mi danno del fascista, in un altro mi danno del comunista, in un altro ancora del qualunquista di borgata, del coglione. Me ne dicono di ogni.

Però, forse è stata questa esposizione che ha rinnovato un certo interesse. Contattato per il provino dell'Isola dei Famosi rinunci dopo aver scoperto che dovevi pagare le spese di viaggio.
Guarda, sulla questione ho avuto anche una discussione con il mio agente, che adesso mi dice: “Ah, ma guarda che ti ho proposto io”.
E tu?
Gli ho detto: “Guarda che i termini della questione non cambiano”. Mi spiego: bisogna sempre avere presente chi hai davanti. Io sono un attore con quarant’anni di esperienza, con una storia, una popolarità. Non puoi trattarmi come un pischello che cerca il provino per avere visibilità. Io sono io, se quindi mi vuoi vedere, mi vedi e basta. Ci vuole rispetto. Non voglio i ponti d’oro, non voglio la limousine, ma non mi puoi dire di prendere il treno in giornata perché non solo non c’è l’hotel, ma neanche il rimborso del treno. Poi, magari, uno mangia pure durante la giornata, no? Magari prendi anche un taxi. Oltre al fatto che poi non c’è nessuna garanzia di essere preso.
Ma tu in realtà non avevi intenzione di fare l'Isola dei Famosi…
Ma guarda, questo te lo dico, io non avevo la minima intenzione di fare l'Isola dei Famosi, però quando uno mi dice "Sai, perché è un team di autori che fanno anche altre trasmissioni", allora, come ho detto anche nel video, uno pensa che è giusto farsi una chiacchiera. Ma se devo pagarmi le spese di viaggio, a me non mi frega. Sono in tournée con uno spettacolo fighissimo. Tra poco ne ho un altro ancora in programma che farò al Parioli, Più vera del vero con Gianluca Guidi e Martina Colombari. E quest'estate faccio la regia di uno spettacolo importante.
Martina Colombari è impegnata a Ballando con le stelle. Magari potrebbe darti qualche dritta per il programma e mettere una buona parola con Milly Carlucci?
Ma assolutamente no. Non sono proprio adatto. Sono alto un metro e cinquanta, dove vado?
Eppure hai ballato in teatro.
Sì, in una commedia di Garinei e Giovannini con Maria Laura Baccarini, Il giorno della tartaruga. Era un successo degli anni ’60 con Renato Rascel e Delia Scala. Non solo ho ballato, ma ho anche cantato. Però, un conto è farlo a teatro, un altro è ballare davvero.
Ne sei proprio sicuro?
No, guarda, ma manco se me danno un miliardo. Ogni volta che li vedo ballare dico: “Madonna, ma come fanno? Che coraggio!”. Anche la dimensione del reality non è roba per me.
Perché?
Perché mi vergogno. Se c’è da chiacchierare, io chiacchiero. Se mi devi mettere una telecamera addosso per 24 ore al giorno, finisce che sbrocco. Potrebbe venire fuori una parte di me che preferirei tenere privata.
A proposito di parti di te, sei anche barman.
È una passione che ho da tanti anni. L’ho fatto di mestiere quando c’è stato il Covid. Ero fermo come attore, sono stato diciotto mesi senza lavoro e mi sono reinventato barman per un anno in un ristorante. È stata un’esperienza forte, mi sono rimesso in gioco e alla mia età, e comunque una ficata.
Qual è il tuo cocktail preferito?
Io bevo solo un cocktail, il Martini. Occasionalmente, posso provare qualche altra cosa, ma la mia passione nasce col Martini. È un cocktail cinematografico. Il mio imprinting col Martini è stato in M.A.S.H. di Robert Altman.
Un cocktail sopravvalutato?
Non ci sono cocktail sopravvalutati, ma cocktail che vanno di moda e che magari ti stancano. Penso al Moscow Mule. Qualche anno fa, erano tutti con le mug di rame. Tra l’altro, un paio di anni prima che diventasse di moda, io lo facevo spesso dopo averlo scoperto in un libro e già immaginavo che sarebbe stato un cocktail destinato a sostituire il Mohito, perché è meno faticoso da fare.
Il gin tonic?
È eterno e corroborante. Gin Tonic, Martini, Negroni e Manhattan sono i quattro pilastri, i quattro santi. Da questi non si prescinde e non passeranno mai di moda.
Politica: da che parte stai?
Sono stato per anni Radicale. Ho voluto bene a Marco Pannella per tutta la vita. L’ho conosciuto e quando è morto, ho perso un padre spirituale. Ci sono vecchi radicali che ancora stimo, come Marco Taradash. Io, quando lo sento parlare, di solito sono d’accordo.
La sinistra?
Credo che abbia perso il senso dell’orientamento. Mi ritrovo a difendere gli ebrei e trattato come se fossi di destra. Quando ero ragazzo, l’esperienza dei kibbutz erano salutati come il comunismo realizzato e la nostra sinistra tifava per Israele. Ora le cose sono cambiate. Ma quando vedo una cosa che mi girare le palle, che sia a destra come a sinistra, io lo dico. Non mi sono piaciute certe posizioni di Vannacci, non mi sono piaciute certe posizioni della Schlein e l’ho detto. Per i social, però, una volta sò comunista e un’altra volta sò fascista.
Gli anni 80. Vacanze in America, I ragazzi della 3a C. Che cos’è stato partecipare a tutto questo?
È stato un missile. Dopo Vacanze in America con Carlo Vanzina, è arrivata l’esplosione di popolarità rapidissima con I ragazzi della III C. Gli ascolti che facevano i programmi di allora erano incredibili. Sette, otto milioni di spettatori. Da un mese all’altro, sono diventato super popolare. Talmente popolare, che io per l’Italia sono ancora Chicco nonostante poi abbia lavorato con Ettore Scola e con Pupi Avati. Anche l’altra sera a cena al ristorante con mia moglie, mi hanno fermato per chiamarmi “Chicco”.

Ma in questa mania di remake e rilanci, perché non hanno mai pensato a I ragazzi della 3a C?
C’era un progetto in corso con Enrico Vanzina, con nuovi ragazzi. Il mio ruolo non potrebbe che essere quello di Chicco.
In quella serie c’era Fabrizio Bracconeri. Che rapporto hai con lui?
Buonissimi. Ci vediamo poco perché lui vive in Sicilia, ma ci sentiamo quasi tutti i giorni. Proprio di recente, mi ha detto: “Ah, finalmente sei passato dalla parte giusta”.
Cioé?
Perché lui è di destra, pensa che lo sia anche io solo perché in un video ho detto che mi sta piacendo Giorgia Meloni.
Che gli hai risposto a Bracconeri? Che sei diventato di destra?
“No, guarda che non sto dalla parte giusta, ma mi sento di dire che Giorgia Meloni è una capace”. Gli ho detto così e mi pare che non ci sia dubbio su questo. Ogni tre per due, sento che deve riferire di qualcosa in Parlamento. Ricordo che, da radicale, andai a raccogliere le firme per la separazione delle carriere, una battaglia che era di sinistra. Ora che c’è la destra al Governo, non si deve fare.
Hai partecipato alla manifestazione degli ebrei di Roma?
Sì. E anche in quel caso c’erano persone di destra dichiarata e mi sono ritrovato ad applaudirli, perché parlavano del fatto che l’antisemitismo in Italia sta tornando in maniera prepotente. Ovviamente, mi sono arrivati insulti da tutte le parti. Io ho interi scaffali di libri sulla Shoah, e questa cosa per me è un oltraggio. Mi fa davvero arrabbiare. Il massacro di Gaza è una cosa terribile, ma il genocidio degli ebrei per me è un’altra cosa.
Su Gaza, che pensi?
La reazione israeliana è stata spropositata, ma gli assassini di Hamas hanno vinto. Dopo il 7 ottobre sono riusciti a mettere gli ebrei di nuovo nel centro del mirino agli occhi del mondo.
Ho letto che sei un tifoso della Lazio.
Per quarant’anni. Poi il fegato s’è ingrossato e ho smesso.
Hai smesso?
Da almeno quattro anni. Non so più neanche i nomi dei giocatori. Il calcio m’ha rotto le scatole. Mi annoia. Sono troppe partite, si gioca troppo e anche il calcio è cambiato tantissimo. Non è più divertente.
Chiudiamo col cinema. Con chi ti piacerebbe lavorare?
Quentin Tarantino. Ha cambiato la storia del cinema. Non so se farà un altro film, è fermo da un po’ di tempo purtroppo. Ho conosciuto Tim Roth e mi ha detto che quando riceveva una telefonata da Tarantino sbroccava. Perché sapeva che all’orizzonte ci sarebbe stato qualcosa di pazzesco.
Qual è il tuo film preferito di Tarantino?
Assolutamente Pulp Fiction. C’è un prima e un dopo Pulp Fiction al cinema. Poi c’è Jackie Brown. Con un DeNiro pazzesco. Quando lui ammazza il personaggio interpretato da Bridget Fonda, sulla sceneggiatura c’è scritto così: "Lui gli dice "Non dire non dire più un cazzo di parola". Lei sta per dire qualcosa e lui si gira e gli dice "T'ho detto non dire più una cazzo di parola". Lei gli dice "Ok, Luis" e lui gli spara due volte, una per farlo, l'altra per il piacere". Questo c'è scritto sulla sceneggiatura. E la cosa stupenda è che poi lo vedi ed è così. È il genio del cinema. Non si tratta solo di muovere la macchina da presa e far recitare gli attori, cioè tu lo scrivi e lo vedi. Mentre lo scrivi, tu già lo vedi fatto. Questa è magia.
Beh, speriamo non solo che Tarantino ti chiami ma che si decida a fare un altro film.
Se uno deve sognare, meglio che lo faccia in grande.