Enzo Iacchetti: “In Palestina c’è un pazzo assassino che ammazza la gente, nessuno dica che non è vero in Tv”

Enzo Iacchetti parla di Gaza a Tintoria, il podcast di Stefano Rapone e Daniele Tinti. Nella puntata in uscita il 14 ottobre ma registrata lo scorso luglio, dunque prima dello scontro in Tv divenuto virale con Eyal Mizrahi, il conduttore aveva già lanciato un messaggio chiaro: "Non bisogna cercare un contraddittorio davanti a una situazione grave in cui c’è un pazzo assassino che ammazza le persone ogni giorno. Non deve esserci una persona in un programma televisivo che dice che questo non è vero".
Le parole di Enzo Iacchetti
Tra impegno politico e aneddoti nostalgici, il conduttore si racconta a tutto tondo e parla, coerentemente a quanto fatto in questi mesi sui social e in Tv, del conflitto in Medio Oriente. "C’è un pazzo assassino che ammazza le persone ogni giorno, nessuno può dire che questo non è vero. La Palestina è un territorio occupato da sempre, si sta estinguendo un popolo e poi vengo accusato io di essere antisemita?". E ancora: "Negli anni Settanta ho manifestato contro i nazisti che uccisero milioni di ebrei. Hitler li voleva estinguere, e la stessa cosa vuole fare Netanyahu con i palestinesi che da sempre hanno vissuto in Palestina". Iacchetti ha poi ribadito le sue opinioni su come debba essere trattato l'argomento in Tv: "Non bisogna cercare un contraddittorio davanti a una situazione grave in cui c’è un pazzo assassino che ammazza le persone ogni giorno. Non deve esserci una persona in un programma televisivo che dice che questo non è vero".

Lo scontro con Eyal Mizrahi
Restando fedele a quanto detto a luglio al momento della registrazione della puntata di Tintoria, solo due mesi dopo Iacchetti è stato protagonista di uno scontro divenuto virale per giorni con Eyal Mizrahi, presidente della Federazione Amici di Israele. Quest'ultimo stava negando in modo ostinato i numeri del massacro a È sempre Cartabianca, trasmissione condotta da Bianca Berlinguer. Il conduttore, a quel punto, minacciò di abbandonare lo studio, per poi reagire in malo modo davanti all'accusa di essere un "fascista".