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Opinioni

Bar Stella ha riacceso la Tv a chi l’aveva spenta

Leggerezza, ozio creativo, semplicità. Il programma di Stefano De Martino è stato un elogio al cazzeggio in grado di rispettare le premesse di Bar Stella: rievocare la Tv di Arbore senza scimmiottarla, cogliendone lo spirito.
A cura di Andrea Parrella
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Bar Stella ha salutato il suo pubblico con l'ultima puntata della seconda stagione il 5 gennaio. Dello show di seconda serata di Rai2 si è parlato, e non poco. Non solo per la conduzione di Stefano De Martino – presentatore che per vicende personali è in questo momento più attenzionato di quanto non lo siano altri colleghi – ma soprattutto per l'ambizione con cui era nato un anno fa: ispirarsi a programmi gloriosi del passato della televisione italiana come Quelli della notte e Indietro Tutta. Paragone rischioso, dato che il solo nominare quei due titoli, in Italia, significa automaticamente esporsi al rischio di un tonfo molto probabile. La storia ha però voluto che il tonfo non ci fosse.

I tre appuntamenti settimanali, figli del restauro della seconda serata di Rai2 voluto in questa stagione dall'azienda, hanno consentito a De Martino e Bar Stella di creare una continuità con il pubblico da casa che ha "riacceso i televisori ormai spenti". La frase può apparire altisonante e sontuosa, esagerata, ma è dimostrabile attraverso due strade. La prima è materiale: il pubblico di Rai2 è spesso cresciuto con l'inizio di Bar Stella, lo testimoniano gli ascolti delle ultime puntate. La seconda va oltre l'audience e lo share, elementi aritmetici che in fondo interessano gli addetti ai lavori più del pubblico: Bar Stella ha mantenuto la promessa di ispirarsi alla Tv di Arbore, convincendo dei nostalgici che l'avevano conosciuta, amata, apprezzata e smarrita.

Questo non significa necessariamente che la qualità sia la stessa, non si intende che la caratura dei personaggi che danno vita al mondo di Bar Stella sia superiore o paragonabile a quella espressa dai fasti di Quelli della Notte e Indietro Tutta. E non vuol dire, soprattutto, che Bar Stella sia riuscito in un miracolo televisivo paragonabile a quello compiuto da Indietro Tutta, andato in onda per poco più di un mese e rimasto per sempre negli annali della Tv. Significa, semmai, che il programma è riuscito a cogliere lo spirito di quella Tv, il senso di quell'elogio al cazzeggio di cui Luigi Luciano (alias Herbert Ballerina), Giovanni Esposito, Marta Filippi, Ambrosia, Nathalie Guetta e il collettivo Contenuti Zero sono stati eccellenti attori, artefici e componenti.

Un cazzeggio naturale palesemente partorito da un ozio creativo in cui pare che l'attitudine al contesto sia prevalsa al talento stesso nella scelta del cast. Vedendo Bar Stella decade l'ansia per l'errore, si respira la percezione che anche una stupidaggine, una battuta non riuscita, una gaffe o un errore siano calati in un ambiente che è disposto ad accoglierle, anzi a stimolare queste dinamiche per riderne, includendo il pubblico, in sala e da casa, ad una partecipazione spontanea. Non è poco, soprattutto è raro, quando accade tocca dirlo.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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