Sharon Stone e le offese della madre prima di morire: “Ti prenderò a calci lì sotto”

"Parli troppo, mi fai venire voglia di suicidarmi". Sono state queste le ultime parole che Dorothy Stone ha rivolto a sua figlia Sharon prima di morire. E quando l'intera stanza è scoppiata a ridere, l'attrice ha pensato: "È davvero un finale difficile da sopportare, mamma!". Sharon Stone racconta in un'intervista al Guardian il suo rapporto conflittuale con la madre, scomparsa pochi mesi fa: "Mamma non aveva un carattere solare. Era divertentissima, ma mi diceva cose terribili", confessa la star di "Basic Instinct". Negli ultimi cinque giorni di vita, Dot le aveva detto almeno quaranta volte: "Ti prenderò a calci nella fica". Era il delirio, ma anche la manifestazione di una vita segnata dalla violenza, dall'incapacità di trovare pace e tenerezza dentro se stessa.
I segreti di famiglia che nessuno doveva sapere
Dietro l'icona glamour che ha fatto sognare il mondo intero si nasconde una storia familiare devastante. Il nonno materno di Sharon era un pedofilo violento che aveva abusato di lei, di sua sorella e della madre Dorothy dall'età di cinque anni fino a quando la piccola Dorothy non fu allontanata da casa a nove anni per andare a servizio presso altre famiglie. "Non c'è stato un giorno nella vita di mia madre in cui non fosse stata picchiata da lui", rivela Stone.
Sharon Stone ha descritto con cruda precisione una violenza quotidiana che non conosceva pause: nella vita di sua madre non esisteva un solo giorno senza botte. La sistematicità degli abusi era tale che quando i servizi sociali portarono via Dorothy, la bambina aveva la schiena completamente ricoperta di cicatrici e sangue che continuava a fuoriuscire dalle ferite. L'attrice è convinta che quella brutalità abbia letteralmente fatto impazzire tutte le sorelle di sua madre: erano cinque donne, ma solo Dorothy è riuscita a superare i cinquant'anni di età. Quando Sharon Stone ha deciso di rompere il silenzio su questi orrori familiari, si è trovata completamente isolata. L'attrice ha descritto la solitudine di chi diventa il capro espiatorio: essere quella che spezza la catena del silenzio significa perdere l'affetto della famiglia.
L'ictus che l'ha colpita a 43 anni
Nel 2001, la vita di Sharon Stone subì una svolta drammatica: un ictus quasi fatale. Aveva 43 anni: "Il mio cervello ha sanguinato per nove giorni e i dottori mi davano l'1% di possibilità di sopravvivenza". Inizia un lungo percorso di riabilitazione: l'attrice iniziò a ricominciare da capo. Dovette, infatti, imparare di nuovo a fare le cose più semplici: parlare, camminare, leggere, scrivere. "In quei giorni, come donna, se ti succedeva qualcosa, eri finita", spiega. "Era come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Così anche quando volevo tornare a lavorare, era tipo: ‘Certo, puoi fare quattro episodi di Law and Order', e basta. Ho fatto tutto quello che mi è stato permesso fare per scontare la mia penitenza per essermi ammalata".
Gli scontri fisici con Harvey Weinstein

Una delle rivelazioni più esplosive dell'intervista riguarda i suoi rapporti con Harvey Weinstein, caratterizzati da una violenza fisica sistematica che Stone descrive con una lucidità agghiacciante. L'attrice fa una distinzione precisa sul tipo di predatore che Weinstein era con lei: non la donna che avrebbe trascinato nuda in una camera d'albergo, non quella che avrebbe cercato di afferrare per abusarne sessualmente. Ecco come lo dice:
Harvey non era il tipo che mi avrebbe portato nuda in una stanza d'albergo e non era il tipo che mi avrebbe afferrato. Io ero la ragazza che ha scaraventato attraverso la stanza a un cocktail party.
Insomma, lei era un bersaglio diverso: la donna che veniva scaraventata attraverso le stanze durante i cocktail party, quella che riceveva schiaffi, quella a cui veniva toccato il sedere, ma che rimaneva al riparo dalle violenze sessuali più gravi. Sharon Stone ha raccontato nel dettaglio la dinamica di questi scontri, che avvenivano regolarmente durante gli eventi di beneficenza per l'AIDS. Weinstein aveva l'abitudine di spingerla violentemente dietro le quinte mentre le urlava contro, poi saliva sul palco e le strappava letteralmente il microfono dalle mani per cercare di concludere accordi inappropriati con i suoi amici presenti in sala.
A quel punto l'attrice reagiva, riprendeva il controllo del microfono e lo cacciava dal palco, riaffermando la sua autorità. La vendetta di Weinstein arrivava puntualmente quando Stone scendeva dal palco. Lui la spingeva violentemente attraverso la stanza accusandola di averlo umiliato, e lei rispondeva chiamandolo ladro e intimandogli di toglierle le mani di dosso. Un copione che non ha mai superato il confine che Weinstein ha superato con altre donne.