video suggerito
video suggerito

Raoul Bova: “Ho pagato con l’uccisione pubblica l’aver deciso di non accettare un ricatto”

Raoul Bova, ospite di Atreju in un incontro sull’odio social, parla di quanto gli è accaduto questa estate: quando sono state diffuse alcune conversazioni private e non ha ceduto a un ricatto.
A cura di Ilaria Costabile
0 CONDIVISIONI
Immagine

Tra gli ospiti di Atreju, il ritrovo organizzato da Fratelli d'Italia, c'è stato anche Raoul Bova. L'attore è intervento nell'ambito di un incontro sulla privacy e l'impatto dei social, anche a seguito della vicenda in cui è rimasto invischiato, del mancato ricatto di cui è stato vittima sfociato nella diffusione di chat private con la modella Martina Ceretti, diventate argomento di conversazione, come lui stesso sottolinea.

Le parole di Raoul Bova su caso Ceretti

L'attore ha raccontato, senza filtri, in maniera molto chiara e diretta, cosa abbia provato nel vedere il suo privato diventare di dominio pubblico, evidenziando come alla base di questo clamore mediatico ci sia stato il desiderio di qualcun altro di approfittarsi della sua notorietà:

Nel giro di un giorno è cambiata molto la percezione della vita e della realtà. Sono entrato in dubbio anche sulla percezione di me stesso. Mi pento dei miei errori, ma una persona singola, che aveva degli audio privati e delle chat, ha pensato di usarli a scopo di lucro, diffamando e dimenticando che cosa andava a fare. Cercando di accrescere la sua popolarità e uccidendo una persona pubblicamente.

Bova continua il suo discorso, parlando di come sin dal primo istante non abbia mai pensato di cedere alla richiesta compulsiva di soldi che arrivava da parte di chi aveva diffuso le chat con Martina Ceretti. L'attore, però, mette in risalto un punto fondamentale, che riguarda l'attenzione da parte dell'opinione pubblica di una faccenda che, di fatto, avrebbe dovuto riguardare solo il suo privato:

Hanno tentato di chiedermi dei soldi in cambio di queste chat. Sono stati tre giorni di ricatto, di continue telefonate. "Le mandiamo a Corona" era stata già decisa la destinazione di queste chat. Guardo le chat, i vocali, conoscendo la mia storia, non ne vedevo il motivo ma soprattutto io non potevo cedere a questo ricatto. Un ricatto di una persona che non ha un nome, un cognome, mi sono chiesto cosa farò se dovessi accettare questo ricatto? Ce ne sarà un altro? Un altro ancora? E non l'ho accettato. Il messaggio che ho ricevuto indietro non è stato: Bravo hai vinto contro chi ti aveva ricattato, no. Quello che ho pagato sono stato io, e mi rende triste. Ho pagato con l'uccisione pubblica il fatto di aver deciso di non accettare un ricatto. Io mi sono sentito solo.

Continua, poi, dicendo: "Una persona mia ha sbeffeggiato, ridicolizzato, è diventato tutto virale, ha preso tutte le categorie, le persone, gli strati sociali, tutti sapevano di questa storia. Occhi spaccanti parola che ha andata più in voga prima della guerra, dei femminicidi, questa è stata l'Italia in un'estate che mi ha massacrato". E in chiusura riflette su come il pubblico: "é curioso di quello che succede all'altro".

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views