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Nicola Savino: “Da piccolo non avevo gli strumenti per capire la malattia di mio padre”

Nicola Savino si racconta in un’intervista piuttosto intima in cui parla del rapporto con la sua famiglia, innanzitutto suo padre, di cui ha sentito la mancanza per molto tempo.
A cura di Ilaria Costabile
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Nicola Savino è uno dei volti più amati del piccolo schermo, nonché una delle voci più ascoltate in radio, la sua prima casa da più di vent'anni e per cui assicura: "Non smetterò mai di farla". In un'intervista al Corriere della Sera, il conduttore ha parlato della sua famiglia, del rapporto con suo padre piuttosto difficile nei primi anni della sua vita, poi recuperato nel tempo.

La sua infanzia e la mancanza del padre

Ciò che si vive in una determinata fascia d'età è difficile da metabolizzare, lo sa bene Nicola Savino che racconta di aver sentito molto la mancanza di suo padre, inizialmente lontano per questioni lavorative: "Lui lavorava spesso all’estero, in Medio Oriente, per l’Eni. Quando tornava dai suoi lunghi viaggi mi portava delle radio, che io poi smontavo, forse nella speranza di trovarci dentro lui. Da quando sono nato ai miei 14 anni non c’è stato praticamente mai". Poi alla distanza dovuta agli impegni:

Ha avuto una depressione fortissima. Si è ammalato proprio quando sono nato io, ma poi è peggiorata. Non è semplice per un figlio crescere con un genitore gravemente depresso. Eppure posso dire con certezza che nonostante la malattia non ha mai fatto mancare a me e alle mie sorelle l’amore.

Il rapporto recuperato da adulto

Con il passare del tempo, però, e dopo la scomparsa della madre avvenuta a ridosso del debutto televisivo di Savino con "Quelli che il calcio", il rapporto con suo padre ha assunto dei contorni diversi, dove anche le rispettive figure si sono invertite e il dispiacere passato si è poi stemperato in un reciproco affetto e riconoscimento:

Negli ultimi 15 anni della sua vita abbiamo recuperato. Con i primi guadagni di “Colorado” gli ho comprato una piccola casetta vicino alla mia: l’ho seguito, accudito, stava bene. Per tutto quel tempo siamo stati molto vicini. Quattro mesi prima che morisse, nel 2014, c’è stata anche questa scena madre, da film, in cui mi ha abbracciato e mi ha detto: “Non sono stato un buon padre”. Gli ho risposto che era stato fantastico e l’ho abbracciato a mia volta… ed è davvero stato così. Lui amava me, io amavo lui. Lui ha avuto dei problemi.

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