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Maria Sofia Federico: “Emy Buono costretta a lasciare il porno, la sua storia rafforza la mia battaglia”

Maria Sofia Federico commenta la scelta di Emy Buono parlando del contesto da cui è maturata: “Non mi scalfisce, la sua vicenda è la riprova che bisogna sdoganare i pregiudizi sul sex work”. Sulla guerra alla pornografia dopo i fatti di Palermo e Caivano: “Un disastro, il porno come capro espiatorio per non ammettere che il problema è che la maggioranza del genere maschile non è educata alla cultura del consenso”.
A cura di Andrea Parrella
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Nelle ultime settimane alcuni casi di cronaca e attualità hanno portato a una serie di considerazioni sul tema dell'educazione alla sessualità, a come questa influisca sulla formazione delle nuove generazioni e all'inevitabile tema del rapporto con le piattaforme digitali. Il caso di Emy Buono, in particolare, la giovane ragazza napoletana che ha deciso di lasciare OnlyFans e dire basta al sex work dopo la circolazione di materiale privato senza il suo consenso. "Ho chiuso col porno, i miei video sono ovunque e non mi sono sentita tutelata". Una vicenda che ha sollevato dibattito, per la quale abbiamo chiesto un parere a Maria Sofia Federico, anche lei giovanissima, che negli ultimi mesi ha fatto molto parlare di sé per aver aperto il dibattito sulla questione raccontando la sua scelta di aprire un proprio canale sulla stessa piattaforma, facendo da apripista nel merito della questione e raccogliendo l'appoggio di molte persone, ma anche critiche negative.

Che idea ti sei fatta della scelta di Emy Buono?

Non mi sento affatto scalfita da questa situazione, è la riprova che tutto quello che sostengo nella mia militanza nell'ottica di sdoganare i pregiudizi sul sex work è assolutamente vero. Emy Buono non ha detto da un momento all'altro di vergognarsi della sua precedente professione. Mi pare che lei abbia ricevuto critiche da parte della famiglia del fidanzato, è stata giudicata e questo ha sicuramente contribuito alla stigmatizzazione del fenomeno e della professione. Inoltre lei è stata anche vittima della condivisione non consensuale del proprio materiale. Nel momento in cui la gente dice che lei dovesse aspettarselo, che doveva capire il mondo fosse così cattivo, sbaglia focus. La gente avrebbe dovuto sostenerla dicendo che se lei non si era sentita più libera a un certo punto di esprimere la sua identità, bisogna prendersela con le persone, non con lei che doveva essere abbastanza forte da sopportare la cattiveria di un mondo ancora contro l'industria del porno e la sessualità.

La questione della condivisione dei contenuti pare essere stata cruciale. Le persone continuano a pensare che fare video hard su OnlyFans significhi che sono di dominio comune.

Questo accade perché le persone pensano, essendoci un pagamento, che si tratti di merce di scambio. La gente non si rende conto che la merce di scambio è l'intimità. Soprattutto perché in un mondo del genere, in cui il corpo nudo, soprattutto quello femminile, è oggetto di demonizzazione, se trovassi il mio materiale alla mercè di tutti, sicuramente non lo riterrei positivo. La questione della diffusione non consensuale di materiale intimo su piattaforme utili a sex work è molto seria, non una roba che si può ridurre solamente alla violazione del copyright. Noi dobbiamo iniziare a percepire, per capire il senso vero del sex work, che ciò che noi facciamo è vero. Tu puoi essere coinvolta o non coinvolta nell'interazione con la persona che hai davanti, ma c'è una cosa fondamentale, ovvero che tutto in questo mondo è soggetto ad essere scambiato.

Cosa intendi precisamente?

Se tu hai un rapporto sessuale con una persona, quella persona sta comprando il tuo consenso con l'amore, l'affetto, la relazione romantica che ha con te. Se una persona lo sta comprando con il denaro, non è altro che una moneta di scambio di tipo diverso. Il bello del sex work è che in effetti, anche se non ti senti coinvolto nella tua intimità, stai dando qualcosa di tuo al 100%. Il che significa che se qualcuno dà il tuo materiale senza consenso, non è così diverso da chi lo sta facendo per altre ragioni, ad esempio vendicarsi di una partner.

Tu metti sullo stesso piano il patto sentimentale ed emotivo con quello economico?

Sono sempre valute di scambio, non dico che una cosa sostituisca l'altra. Le persone pensano che tu sia una persona seria e rispettabile solo se concedi la tua intimità e sessualità a una persona con cui hai un "contratto" dal punto di vista emotivo. Invece, se tu dai al primo che passa il tuo consenso per soldi, vuol dire che la tua intimità non valga più di tanto perché la dai a tutti. Se ci pensi questo non è un meccanismo così diverso da chi dice che sei una poco di buono perché la dai a tutte le persone e magari meriti anche lo stupro, visto che avendola data a tante persone, chiunque può prendersela. La gente, in generale, è vittima di una dissonanza cognitiva sul sex work.

Con Emy Buono hai mai parlato?

Purtroppo no

Credi che la sua decisione possa condizionare la tua battaglia?

Nient'affatto, semmai la rafforza. Le persone sono felici perché questa notizia avrebbe creato una sorta di bias di conferma. Dalla mia prospettiva non ha fatto che confermarmi di avere ragione, perché il mondo ostile al sex work ha fatto vergognare una ragazza di una sua libera scelta, costringendola a rivederla. Il problema non è che Emy Buono abbia chiuso OF, domani potrei farlo anche io senza problemi. Mi dà fastidio il movente, una persona costretta a farlo perché dice di aver avuto problemi con la famiglia del fidanzato e quella schifezza dei gruppi Telegram su cui è girato materiale, è una persona sotto coercizione. Mi dispiace davvero molto per lei.

Lei dice di sapere che resterà condizionata per tutta la vita. 

Ha ragione a dirlo, ma il fatto che l'abbiano condizionata a pensarlo è di una stupidità immane. Il sesso, come nient'altro, dovrebbe pregiudicarti. Non è una cosa negativa e non dovrebbe marchiarti a vita. Inoltre a me dà proprio fastidio il modo in cui le persone le abbiano fatto victim blaming, dandole dell'ingenua che doveva sapere cosa aspettarsi entrando in quel mondo. Siamo in continuità con il ragionamento idiota di chi, se mette la gonna, deve aspettarsi una molestia.

Siete due persone diverse, forse lei è meno strutturata di te? 

Lei non è che l'ennesima vittima di un sistema misogino che odia le donne emancipate nella propria sessualità, che con il proprio corpo fanno quello che vogliono.

Cosa significa per te essere emancipate nella propria sessualità?

Che puoi scegliere di metterti nuda e fare sesso come e quando ti pare, in ogni modalità, ma non che devi farlo per forza. Io me la prendo con le persone che l'hanno ingiustamente attaccata sulla vicenda. Dobbiamo capire che le nostre parole occupano spazio, di conseguenza se io spreco le mie energie scrivendo su una piattaforma digitale o dicendo dal vivo che lei se lo doveva aspettare, che doveva essere meno ingenua, avendo un impatto sulla realtà per cui anche le altre persone si concentreranno su questa cosa, invece che concentrarsi sull'educare chi diffonde questo materiale senza consenso, o ancora chi stupra o molesta, sto togliendo tempo alla causa per la liberazione del corpo femminile. Lo spazio che occupi in un certo modo e il tempo che dai a determinate priorità. La nostra priorità è colpevolizzare le vittime, o prendercela con i carnefici?

Accenni a un altro aspetto significativo degli ultimi giorni, dopo i fatti Palermo e Caivano c'è chi ha dato la colpa alla pornografia. Che ne pensi?

Un disastro assoluto. Le persone devono smettere di cercare un capro espiatorio per non ammettere che il problema è come la maggioranza del genere maschile non sia educata alla cultura del consenso e quindi fraintenda il porno per imitare le sue scene. Senza capire che prima di tutto le attrici che le girano sono assolutamente disposte a realizzarle e, soprattutto, vedendo sottotesti che in realtà non sono presenti.

Cosa non va nel dibattito pubblico sulla pornografia, a tuo modo di vedere?

Mi fa arrabbiare la gente che inizia a dire cose sulle pratiche sessuali non inerenti alla realtà.

Per esempio?

Per esempio ci si inventa che le gang bang, o comunque le modalità di fare sesso più hardcore, sarebbero rappresentazione di sottomissione femminile e quindi i giovani uomini imiterebbero questa cosa perché adorano l'idea di far sentire inferiore la donna. Non ci hanno capito niente, perché la sottomissione, come la dominazione, non è una categoria che riguarda la persona nella sua interezza, si tratta di giochi che si possono fare in camera da letto. Ma questi giochi si fanno, oltre che perché si è d'accordo, perché facendo una gang bang con cinque uomini, io sto dando loro la mia fiducia. La cosa non ha nulla a che fare con la sottomissione vera e propria, non autorizza la violenza. Se questa cosa non viene spiegata ai ragazzini, loro fraintendono questo concetto e lo utilizzano come una scusante per accrescere convinzioni misogine che fanno già parte del loro bagaglio culturale, dovuto alla mancanza di educazione di cui parlavamo.

Dovremmo eliminare il porno?

Direi di no per lo stesso motivo per il quale non dovremmo eliminare le minigonne per le ragazze.

Spiegati meglio.

Se la minigonna per molti uomini è vista come una scusante per toccare una donna senza permesso, anche il porno è visto come una scusante, come il motivo per cui accadono certe cose. Secondo questa logica dovrei impedire alle donne di indossare la minigonna e vietare il porno, o dovrei far capire alle persone che la minigonna non sia sinonimo di consenso e che le scene che si vedono nel porno non sono delle scene davvero degradanti a livello umano?

Con questo approccio, secondo te, non si tutelano le donne?

Se vuoi tutelarle davvero non devi mettere in atto comportamenti che ti mettono al sicuro secondo questo sistema, quindi inibire una minigonna o la pornografia, ma riscrivi le regole spiegando agli uomini certe cose.

Quanto a te, ti avevamo lasciata a Budapest, nell'academy di Rocco Siffredi. Di cosa ti stai occupando?

Da giugno sto lavorando a questo porno da sola. Rocco non mi ha più fatto girare lì perché non aveva operatori disponibili, ma ritornata da Budapest ho chiamato la mia ex che fa cinema, abbiamo montato un set e abbiamo realizzato una cosa tutta scritta da me. Sono molto fiera di quello che ho fatto, ma si sta rivelando una faticaccia. Ora però sono in fissa con l'idea su un lavoro che deve raccontare di dipendenza affettiva.

Avrà a che fare comunque con la pornografia?

Potrebbe essere interessante. L'abuso sentimentale che molte persone subiscono è anche e sicuramente riflesso nel testo. Mostrarlo sarebbe estremamente poetico e potrebbe andare a sdoganare tutti quei luoghi comuni che vedono la pornografia come qualcosa che non può avere un lato artistico.

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