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L’inviata del Tg1 Maria Grazia Mazzola aggredita, Cassazione conferma condanna di aggressione con metodo mafioso

Si conclude positivamente la vicenda della giornalista Maria Grazia Mazzola, cronista del Tg1 aggredita dalla boss pugliese Monica Laera nel 2018. Confermata la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione, per aggressione con aggravante di metodo mafioso.
A cura di Ilaria Costabile
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Era febbraio 2018 quando Maria Grazia Mazzola, inviata del Tg1, veniva aggredita da Monica Laera, esponente del Clan Stricuglio di Bari, minacciata anche di morte dalla boss. La giornalista fu colpita dalla donna con un pugno, dopo aver avanzato domande sul marito Lorenzo Caldarola e sul figlio Ivan, durante un'inchiesta realizzata sui giovani e le mafie.

La sentenza della Cassazione e il comunicato Usigrai

I giudici della quinta sezione penale della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso dei legali di Monica Laera, la boss mafiosa che ha aggredito la giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola, si tratta di una pagina importante per il diritto di cronaca, con la quale si conferma il diritto dei cittadini ad essere informati. La donna è stata condannata ad una pena di un anno e quattro mesi di reclusione, con l'aggravante del metodo mafioso, che si aggiunge alla condanna in Cassazione per 416 bis. In un comunicato Usigrai che riporta la notizia della condanna si legge:

Già nella sentenza di primo grado i giudici hanno scritto a chiare lettere che "il giornalista costituisce una minaccia seria per le associazioni mafiose, in quanto con il proprio lavoro è in grado di provocare un grave vulnus al muro di omertà che protegge, in una coltre di silenzio, le vicende criminali del clan". Il pronunciamento definitivo della Corte di Cassazione su questa vicenda riporta nel solco della legalità e del diritto un lavoro, quello di chi fa informazione, che si esercita al servizio dei cittadini: e questo è ancora più vero quando si tratta del Servizio pubblico della Rai.

Il commento della giornalista Maria Grazia Mazzola

Su Facebook anche la giornalista ha commentato la notizia, mostrando l'entusiasmo per il pronunciamento dei magistrati e scrivendo: "Ora la sentenza della Cassazione è definitiva. Quante lacrime ho versato, quanto dolore, quante umiliazioni: ora giustizia. Vada in carcere e paghi le spese legali di tutte le parti civili". La cronista ha poi ringraziato i legali che hanno seguito il caso, i colleghi che le sono stati vicini, la Rai e anche la Federazione Nazionale della Stampa e l'Ordine dei giornalisti, oltre alle istituzioni

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