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Kim Kardashian perdona uno dei ladri che la aggredì e sequestrò a Parigi: “Ma questo non cancellerà il mio trauma”

Kim Kardashian ha preso parte all’udienza parigina contro i malviventi che nel 2016 aggredirono l’influencer e la sequestrarono. L’imprenditrice americana, però, ha anche perdonato uno di loro presente in aula per l’accaduto.
A cura di Ilaria Costabile
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Era il 2016 quando Kim Kardashian si trovava a Parigi, insieme alle sue sorelle, quando fu aggredita e sequestrata da un manipolo di ladri all'Hotel de Pourtalès. A distanza di quasi nove anni, l'imprenditrice si presenta in tribunale per presenziare al processo contro i suoi aggressori, per poi perdonare uno di loro presente in aula.

Il processo dopo nove anni dalla rapina

Un momento atteso da diversi anni, che vede protagonista l'imprenditrice americana, visibilmente provata nel rivivere in tribunale quanto accaduto in quell'ottobre 2016: "Parigi è un posto che amo molto. Ero solita passeggiare per strada anche a notte fonda. Mi sentivo al sicuro in questa città" dice Kim Kardashian chiamata a testimoniare e aggiunge: "Potevo passeggiare, guardare le vetrine, bere una cioccolata calda. Ma quell'aggressione ha cambiato tutto". Nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2016, infatti, una delle donne più influenti d'America subito una violenta aggressione, oltre che una rapina, da parte di un gruppo di ladri che gravitavano in alcuni sobborghi francesi.

Il racconto dell'aggressione: "Pensavo mi avrebbe violentata"

Quella sera, la sorella Kourtney, dopo un evento decise di proseguire la serata in discoteca, mentre Kim decise di tornare in albergo, in vista della partenza del giorno successivo. Come è lei stessa a ricordare, una volta in stanza aveva iniziato a vedere un documentario, finché alcuni rumori non avevano turbato la sua quiete e mentre era intenta a chiamare la sua guardia del corpo, Pascal, all'improvviso nella sua camera irruppero degli uomini travestiti da poliziotti che le strapparono il cellulare da mano. Poco dopo iniziarono ad urlare: "La ring, la ring", si riferivano all'anello con diamante da 18,8 carati che un ladro afferra subito. Kardashian ricorda che i due iniziarono a litigare in francese e uno di loro iniziò a rovistare ovunque, finché non scova una scatola con dei gioielli: "Rideva, tutto eccitato". Dopodiché, i delinquenti la condussero nel corridoio, momento in cui Kim vide chiaramente l'arma di cui erano in possesso: "Mi sono detta: devo scappare o no? Ma non era un'opzione. Ho capito che dovevo piuttosto fare tutto quello che mi chiedevano". Il racconto prosegue, con l'imprenditrice che ricorda: "Mi ha detto “shhh”, se stai zitta, andrà tutto bene" prima di tirarla sul bordo del letto afferrandola per le gambe:

Ero nuda sotto la camicia da notte, lui tirando mi ha scoperto le parti intime. Ho iniziato a pensare che mi avrebbe violentata. Ero sicura che avrebbe sparato. E che sarei morta. Ho iniziato a pregare per la mia famiglia, mia madre, le mie sorelle e i miei migliori amici. Kourtney stava per tornare a casa. E avrebbe trovato il mio cadavere sul letto dopo che ero stata violentata. Avrebbe dovuto convivere con quell'immagine impressa nella sua mente.

Il perdono di Kim Kardashian ai suoi aggressori

Un racconto che ha commosso, in più punti, sia Kardashian che altri testimoni che erano presenti quella sera, pur non assistendo alla rapina, come l'amica stilista Simone, che si trovava con la camera al piano di sotto. Il giudice, poi, ha letto la lettera che Aomar, uno dei malviventi, scrisse nel 2017 per scusarsi con lei:

Signora, è dopo averla vista in un programma televisivo e aver compreso il danno psicologico che le ho causato che ho deciso di scriverle, non per ottenere da lei alcuna indulgenza (…) Mi rivolgo a lei come essere umano per dirle quanto mi dispiace per il mio gesto, quanto mi ha commosso e toccato vederla in lacrime, sappia che comprendo pienamente la sofferenza che sta vivendo

L'influencer, quindi, guardando il suo aggressore in viso: "È molto commovente. Questa esperienza ha cambiato la mia vita, la mia vita familiare. Naturalmente apprezzo questa lettera e vi perdono per quello che è successo. Ma questo non cambia il mio trauma e la mia vita che è cambiata, e questo per sempre". Anche Aomar risponde, ma scrivendo, perché sordo e affetto da acufene, quindi con grandi difficoltà nel parlare: "Questo perdono è un raggio di sole che mi illumina, grazie. Sono dieci anni che il rimpianto e il rimorso mi consumano, le sarò eternamente grato". 

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