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Juliette Binoche sul caso Depardieu: “Non è un mostro sacro, è un uomo”

La presidente della giuria del Festival di Cannes prende posizione sulla recente condanna dell’attore, invitando a non fermarsi alla sua figura e al suo status: “L’associazione tra ‘mostro’ e ‘sacro’ mi ha sempre disturbato. Non è un mostro, è un uomo giudicato dalla giustizia. Una star è un uomo, un re è un uomo, un presidente è un uomo”.
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Juliette Binoche, nel corso della conferenza stampa inaugurale della 78esima edizione del Festival di Cannes, edizione che la vede come presidente di giuria, ha risposto alla domanda sulla condanna per violenza sessuale inflitta a Gérard Depardieu. L'attrice francese ha parlato del fatto che la sentenza è un chiaro risultato del movimento #MeToo che ha stravolto gli equilibri all'interno del cinema mondiale. Condannato per violenze sessuali su due donne, avvenute durante le riprese di due film, Le Magicien et les Siamois di Jean-Pierre Mocky, e Les Volets verts di Jean Becker, nel 2014 e nel 2021.

Le parole di Juliette Binoche

Di fronte a una notizia simile – Depardieu è una figura monumentale in Francia come nel resto del mondo – Juliette Binoche ha anche contribuito a una riflessione ulteriore, che superficialmente può sembrare un aiuto, una stampella per il collega. Tutt'altro. La riflessione tocca l'espressione "mostro sacro" per descrivere le leggende più che i semplici artisti. Ecco, Binoche contesta la locuzione:

L'associazione tra ‘mostro' e ‘sacro' mi ha sempre disturbato. Non è un mostro. È un uomo. Un uomo che è stato desacralizzato, a quanto pare, per fatti ora giudicati dalla giustizia. Una star del cinema è un uomo. Un re è un uomo. Un presidente è un uomo. Il sacro arriva quando si crea, quando si recita, quando si mette in scena. Non ci appartiene. È qualcosa che passa attraverso di noi.

"Quel sacro, ora desacralizzato, ci invita a riflettere sul potere che detengono"

La sua riflessione si conclude con un'osservazione che invita a un esame di coscienza collettivo: "Quando quel sacro viene desacralizzato, come sta accadendo ora, ci obbliga a riflettere sul potere che alcune persone detengono". La risposta di Juliette Binoche, lungi dall'essere una difesa del personaggio e dell'uomo Depardieu, è piuttosto l'invito a riflettere e riconsiderare meccanismi di protezione che l'industria (e quindi il riflesso che ne viene nei confronti degli spettatori) ha costruito attorno ai suoi protagonisti. Non è mero gossip, ma qualcosa di più.

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