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Il regista dissidente Rasoulof scappato dall’Iran: “Con la morte nel cuore ho scelto l’esilio alla prigione”

Il regista dissidente Mohammad Rasoulof ha lasciato l’Iran, dopo la conferma della condanna a otto anni, fustigazione e confisca delle sue proprietà per propaganda contro lo Stato. Ora è in un posto sicuro, lontano dalla repressione iraniana, e il 24 maggio a Cannes verrà proiettato anche il suo film “The seed of the sacred fig”.
A cura di Ilaria Costabile
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La condanna per il regista iraniano Mohammad Rasoulof, confermata lo scorso 9 maggio, ha portato il cineasta a compiere una scelta, sofferta ma necessaria: fuggire dal suo Paese. Ora è al sicuro in Europa e ha spiegato di aver preferito l'esilio perché la repressione in Iran ha raggiunto dei livelli di brutalità da parte del governo che, ormai, sono incontrollabili. Il 24 a Cannes è prevista la proiezione in anteprima del suo lungometraggio, The seed of the sacred fig. 

La scelta dell'esilio

Era stato condannato a otto anni di carcere, una multa, alla confisca delle sue proprietà e alla fustigazione per propaganda contro lo Stato, perché i suoi film non sono mai stati conformi ai dettami della Repubblica Islamica, oltre che per il fatto di essersi schierato come quando nel 2022 promosse un appello in cui chiedeva alla polizia di non usare le armi durante le manifestazioni a seguito del crollo di un palazzo, che aveva portato alla morte di 29 persone nella città di Abadan. Dal 2017, Rasoulof, era impossibilitato a muoversi dai confini nazionali perché gli avevano sequestrato il passaporto, ma dopo la condanna ha preferito l'esilio, come riportato da Repubblica:

Sono arrivato in Europa pochi giorni fa dopo un viaggio lungo e complicato. Circa un mese fa, i miei avvocati mi hanno informato che la condanna a otto anni di reclusione era stata confermata in appello e sarebbe stata eseguita con breve preavviso. Ho dovuto scegliere tra la prigione e lasciare l’Iran. Con la morte nel cuore ho scelto l’esilio.

Il regista iraniano racconta la brutalità della repressione nel suo Paese

Il regista, che si trova in un posto sicuro, raggiunto grazie ad alcuni amici, racconta: "La portata e l’intensità della repressione hanno raggiunto un punto di brutalità tale che le persone si aspettano ogni giorno notizie di un altro atroce crimine del governo". Per i suoi film è stato più volte premiato, come a Cannes nel 2020 nella rassegna di Un Certain Reguard e poi alla Berlinale con il film Il male non esiste. Dopo la sua fuga, inevitabile pensare anche a quegli attori comparsi nei suoi film, soprattutto donne senza velo, che sono state sottoposte a lunghi interrogatori. Ma è sul suo profilo Instagram che scrive alcune righe a poche ore dall'inizio del suo esilio:

Se l’Iran geografico soffre sotto gli stivali della vostra tirannia religiosa, l’Iran culturale è vivo nella mente di milioni di iraniani costretti ad andarsene a causa dell’oppressione e della barbarie, e nessun potere può imporre loro la vostra volontà. Da oggi sono cittadino di questo Iran culturale, una terra senza confini che milioni di iraniani hanno costruito con la Storia e una cultura antica in ogni angolo del mondo.

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